Questo 30esimo anniversario del "Festival della Primavera" non poteva trovare cornice migliore di Monte-Carlo, in cui, in questa stagione, fiorisce la natura negli ordinati giardini pubblici, sui balconi, nelle aiuole dei marciapiedi, nei parchi esotici dove piante secolari sfidano il tempo e osservano il passaggio di noi umani.
In questo quadro, (in cui si agitano milionari rivestiti, auto lucidate, portieri e inservienti d'albergo tirati a lustro e protetti da neri cilindri, che ci danno l'impressione di attraversare un regno disneyano, un paese dei balocchi, da favola del capitalismo imperante), le note dei concerti proposti dal Festival, che attraversano la storia della musica con Jean Sébastian Bach, Jean Sibelius e Franco Donatoni, sapientemente s'impastano; e intrigano gli animi di chi preferisce il suono vibrante, coinvolgente della musica, anziché i rumori delle macchinette perennemente in funzione al Casinò, vero totem di richiamo anche per giovani coppie d'innamorati alla ricerca del colpo di fortuna.
I due concerti, a cui ci è stato dato modo di assistere, uno era sull'universo musicale del finlandese Sibelius; musica travolgente, grazie ad un direttore vero interprete corporeo, Sakari Oramo, anch'esso finlandese, che ha dato a tutto il complesso artistico, (cioè: l'orchestra ufficiale della BBC Symphony Orchestra, oltre 100 orchestrali eccezionali e la presenza eccellente della soprano Soile Isokoski) l'energia e il coinvolgimento necessario da meritarsi una caterva di applausi dal pubblico, non troppo numeroso, peccato, per l'immenso Auditorium Ranieri III) e l'altro era dedicato a Bach. Entrambi i concerti hanno riscosso successo, aleggiando insieme al profumo delle piante in fiore, alla brezza del vento che accarezza il mare increspato, spettatore d'eccezione, offrendo un senso a chi nella musica riconosce il suo essere.
Il programma del primo comprendeva di Sibelius queste composizioni: La Fille de Pohjola, op. 49 e Symphonie n.5 in mi bemolle maggiore, op. 82.
La soprano, bravissima e diva finlandese anche lei, Soile Isokoski, lungamente acclamata, ci ha offerto momenti di grande abilità di canto, ricchi di emozioni.
Ottima tutta l'orchestra inglese, una delle più acclamate nel mondo, che ha acconsentito al direttore d'orchestra di esprimersi con forza e partecipazione gestuale, dirigendo a memoria tutte le esecuzioni.
Il secondo concerto, svoltosi al Yacht Club, un salone tutto bianco, lungo, popolato di sedie bianche ha visto protagonista il pianista Henri Barda, un settantenne sfingeo, concentrato sul piano a lunga coda, sotto tenue luci, che si è cimentato in questo programma: "Le Clavier biên tempéré (Livre 1), BWV 846-869 di Bach; in un ora e mezza e più di durata, Barda ci ha consegnato una performance apprezzata dal numeroso pubblico attento e plaudente.
Il programma si è articolato in 24 preludi e fughe; brani eseguiti con abilità magistrale: un viaggio di grande interesse dentro la musica di Bach.
Molto apprezzata, per noi, è la politica del direttore del Festival, Marc Monnet, che da appassionato assertore della diversità nel scegliere le proposte musicali di ogni edizione, punta la sua attenzione verso i giovani e adulti per un rinnovamento del pubblico, con la condivisione del Governo che mette a disposizione un budget di 1,3 milioni di euro e trova sostegno dagli sponsor per circa 200.000 euro.
La media delle frequenze, pur tenendo presente la diversità delle programmazioni di ogni anno, è di 12.000 presenze. E questo è un bel risultato.