Passano gli anni e le cose non cambiano mai, proprio mai. Per rendersi conto che qualcosa di creativo le nuove generazioni hanno da proporre bisogna frequentare i teatri underground. Che poi non siano così giovani quelli che propongono i loro spettacoli in questi spazi fa capire come sia difficile esibirsi in teatri più "in superficie". La rassegna "Quelli che la danza" che si è tenuta dall'8 al 12 Aprile presso le due sale del teatro Nuovo di Napoli è come ogni anno interessante, undici spettacoli dove la danza è protagonista ma non fa da padrona assoluta, infatti alcuni degli artisti combinano l'arte coreutica con la prosa e con la musica, non tutti con risultanti eccellenti. Ci riesce Mariella Celia in "Sleep Elevation" della compagnia Atacama, dove interpreta una donna in attesa di una telefonata che non arriverà mai nella realtà ma solo in sogno. La sospensione tra sogno e realtà, tra comicità e drammaticità, tra danza e teatro rende fluido lo svolgersi degli eventi ed il rifugiarsi in personaggi femminili cinematografici ci fa piacevolmente rivivere scene famose di film mai dimenticati e ci ricorda dive del grande schermo che hanno fatto epoca. Avere il proprio mondo segreto vivido di fantasia non limita il personaggio anzi lo arricchisce di sfumature e di autenticità. Il pregio di questa performance è sicuramente la giusta durata che, invece, in altri spettacoli è troppo lunga, sottoponendo i ballerini a sforzi eccessivi e massacranti; è il caso di "Lost for words - l'invasione delle parole vuote" della Spellbound Contemporary Ballet, dove si allunga troppo il brodo, quando il messaggio sarebbe il ritorno alla pura essenzialità della comunicazione corporea, o come in "Invenzioni a tre voci" della Compagnia Zappalà Danza, dove tre uomini "guardoni" osservano tre fanciulle in fiore dimenarsi per un tempo infinito. L'ossessività dell'accanimento voyeuristico è data dalle note di J.S.Bach eseguite dal vivo, prima da un pianoforte e poi da un violino. Belli e vivaci sono stati "Bolero" e "Carmen Sweet" della MM Contemporary Dance Company. Avvincente e ben riuscita la rivisitazione della "Traviata" della Compagnia Artemis Danza con un chiaro omaggio al nostro compositore più celebre. Di grande attualità è sempre l'"Otello"nell'adattamento della Compagnia Opus Ballet. Il femminicidio più famoso della storia qui viene trattato in tutte le possibili sfumature e contrasti grazie ai ballerini che si danno un gran da fare per comporre e scomporre con i loro movimenti la complessità del rapporto amoroso corroso dall'insana gelosia. Bravi ed ironici gli artisti stranieri della compagnia Moreno Solinas che nella performance "Tame Game" si sbizzarriscono in un gioco delle parti dove cade ogni freno inibitore. Danza come metafora della vita è la performance "Cuenca/Lauro (Zero) work in progress – estratto" della Compagnia Serata Anticorpi Explo, dove due ballerini con la loro danza, a volte statica a volte vorticosa, riproducono le fasi alterne della vita. Freddi e schematici i giapponesi della Compagnia Tarinof Dance Company, che con la performance "Hay" combinano mirabilmente la rigidità della loro tradizione con una danza moderna ed innovativa. Peccano di lungaggine, e non solo, "Colori Proibiti" della compagnia "Excursus" e "Maria Addolorata – studio per due vivi" della Cecco Company. Oggi trattare temi come l'omosessualità ed il dolore richiede grande spirito innovativo che entrambe le compagnie non hanno, obbligando gli spettatori a cercare di capire dove alla fine si voglia andare a parare. Anche se non c'è stato niente di veramente nuovo e rivoluzionario in questa rassegna è bello lo spirito e l'energia che muove questi artisti, giovani e non, a non arrendersi alle enormi difficoltà che la loro scelta impone continuamente.
Quelli che la danza - Linguaggi della danza contemporanea. Teatro Nuovo di Napoli dall'8 al 12 Aprile 2015
Pubblicato in
Festival - Rassegna Stampa
Etichettato sotto