coreografia e regia: Emma Cianchi
video creazioni: Gilles Dubroca
suono: Dario Casillo
testi: Manuela Barbato
costumi: Danilo Rao
luci: Gessica Germini
disegni e animazioni: Andrea Bolognino
Produzione Artgarage, Körper
collaborazione artistica: Michela Ricciardi, Marco de Alteriis
Al Teatro Bellini di Napoli, debutto il 4 e 5 dicembre 2018
Ha chiamato a raccolta un esercito di donne. Una massa sempre più compatta. Alle sedici danzatrici in scena aggiunge una passerella finale con donne – oltre sessanta - di diverse età e fisico, che entrano in scena sicure e spavalde, seduttive e naturali, in una sorta di defilè à la Bausch, che sancisce il potere femminile. Con Cielo la coreografa Emma Cianchi (di Artgarage - Körper) firma un lavoro di grande impatto visivo che attraversa la storia millenaria tra leggenda, scienza, filosofia e pura fantasia per dare vita, forma, voce all'universo muliebre. Sono tasselli di un mosaico immaginifico che ingloba, nella danza di matrice astratta, diversi linguaggi artistici: musica, parole, videoproiezioni. Un cielo azzurro è lo sfondo sul quale s'apre la scena illuminando una danzatrice in una sequenza che, tra suoni acquatici, da terra si erge con movimenti sinuosi svelando una nascita. All'apparire di una grande luna sul vasto schermo, un'altra donna vestita di nero avanza ingaggiando un duetto in cui la coppia si fonde, si abbraccia, ruota, si sorregge fino a confondersi poi con altre figure che via via entrano solitarie, quindi artefici di una nuova moltiplicata energia. Si susseguono stacchi e ricongiungimenti, assoli e coralità, pose scultoree e scatti dinamici, tra oggetti luminosi, stoffe dorate e specchi in mano. Scorrono fondali di nuvole, di muri colorati con richiami all'Oriente, all'esotico, alle storie delle civiltà. E poi versi poetici, frasi e parole sparse: "Io sono Iside, Ishtar, Venere, Maria...", su una musica suadente e melodica nel loop incalzante. La scena si arricchisce di simboli della galassia femminile, con figure mistiche, di divinità dipinte di nero e di ancelle, di culti ancestrali, di astri, mentre tra buio e luce sfila un magmatico comporsi di corpi che ruotano, avanzano e indietreggiano, fluttuano trasportate nell'aria, espellono dal cerchio e riconducono a sé. "Controllare la vertigine collettiva", sfuma una frase sul grande schermo orizzontale. Ed ecco le corse, il buttarsi sulle braccia di altre, sospingersi, piegarsi all'indietro, scivolare a terra, tornare a sorreggersi. Sono movimenti fluidi, nervosi, da contact, ora spezzati ora ciclici, sequenze di danza che, nella ripetitività che caratterizza il linguaggio danzato della coreografa napoletana, sembrano creare campi magnetici, vortici ipnotici. Che, in quella affollata passerella, infine ridottasi, che muove in molte direzioni, riunisce tutte sotto lo stesso cielo, "il legislatore universale".
Giuseppe Distefano