Di: coreografie di Michel Fokine, Rudolf Nureyev, Marius Petipa, Ben Stevenson
Produzione: Vittoria Cappelli e Daniele Cipriani
Interpreti: i principals dell'American Ballet Theatre Irina Dvorovenko e Maxim
Trieste, Politeama Rossetti 30 ottobre 2012
La poesia senza tempo della danza declinata sulle sfumature del repertorio più universale: il Gran Galà "Il cigno nero" si è rivelato un unicum di bellezza e perfezione formale. Ispirato al capolavoro "Lago dei cigni" e, insieme, velatamente al film omonimo del 2011, ha offerto una parata internazionale di étoiles e principal dancers per sottolineare ancora una volta l'attualità affatturante e le suggestioni sprigionate dal balletto di Tchaikovsky, coreografato alla fine dell'Ottocento da Marius Petipa. Interpreti di alta caratura quindi, provenienti dall'American Ballet Theatre, dall'Opéra di Parigi, dalla Scala e dall'Opera di Roma, chiamati a confrontarsi con le pagine monumentali della tradizione tardo-romantica, trascolorando però anche in altri stili e linguaggi di genio (Maurice Bejart, Michel Fokine, Ben Stevenson).
Sulle videoproiezioni raffiguranti lo strenuo allenamento dei performers in un contesto metropolitano frenetico, l'incipit ha rievocato le drammaturgie classiciste ed acroniche di Petipa con l'Assolo del Giullare (Alessio Rezza) per poi proseguire (alternando anche altre firme coreografiche), con il Pas de trois (Stefania Ballone, Susanna Salvi, Rezza), Il Pas de quatre (Ballone, Lucia Ermetto, Erika Gaudenzi, Salvi) e la Danza Spagnola (Ballone, Ermetto, Gaudenzi, Salvi, Rezza). Vero evento della silloge si è rivelato il Pas de deux Il Cigno Nero, ieraticamente interpretato da Irina Dvorovenko (anche protagonista, durante la serata, del celebre assolo La morte del cigno di Saint-Saëns e-Fokine) e Maxim Beloserkovesky, icone dell'American Ballet Theatre. Ma l'antologia coreutica ha riservato anche delle interessanti variazioni sul tema, dove ha brillato soprattutto la stella di Alessio Carbone, primo ballerino dell'Opéra. Da solo ha offerto il virtuosismo animalesco, infuocato e vibrante di "Arepo", creazione di Bejart su musiche riarrangiate di Gounod, in cui emerge con forza il tema della trasformazione, la postura classica coniugata ad un'estrema fisicità. Insieme poi alla giovane promessa dell'Opera di Roma Flavia Stocchi si è esibito nei Tre Preludi di Rachmaninoff (coreografia dal taglio accademico di Stevenson) e con Antonella Albano nel Pas de deux Il cigno bianco disegnato da Nureyev.
Il Galà – curato da Daniele Cipriani - ha entusiasmato per la sua natura anfibia: alla ricerca della compostezza ma al contempo sensibile alle più seduttive contaminazioni.
Elena Pousché