Balletto in tre atti
Coreografia di Kenneth MacMillan ripresa da Julie Lincoln.
Musica di Jules Massenet. Arrangiamento e orchestrazione di Martin Yates. Scene e costumi di Nicholas Georgiadis.
Con: Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Sarah Lamb, Claudio Coviello, Virna Toppi, Marco Agostino, Nicoletta Manni, Jacopo Tissi e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.
Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: David Coleman. Produzione Teatro alla Scala.
MILANO, Teatro alla Scala, dal 12 al 20 novembre 2015
Il fascino drammaturgico e coreografico di Manon alla Scala
Frequentemente abbiamo rimarcato l'ineludibile, inevitabile e cardinale nesso che inscindibilmente lega il privilegiato territorio dell'arte alle autentiche e multiformi campiture dell'umano.
Nel vasto dominio della danza la storia consegna capolavori che senza alcun dubbio corroborano la prossimità con gli apicali sviluppi dell'esistenza; fra essi è annoverabile il significativo contributo del coreografo scozzese Sir Kenneth MacMillan e dei suoi grandi lavori quali Anastasia, Mayerling, Isadora e Manon.
Alla vigorosa storia d'amore narrata dall'abate francese Antoine-François Prévost, MacMillan dedicò una creazione che vide la luce per la prima volta nel 1974 alla Royal Opera House e approdata alla Scala nel 1994. A poco più di vent'anni da quella prima milanese il Teatro alla Scala ripropone questo titolo che vanta il privilegio di esplorare sulle punte il fascino, la bizzarria, le tentazioni e l'amore della giovane Manon avvalendosi di un superbo collage di brani musicali tratti da opere di Jules Massenet.
Dopo il successo del 2013 nel ruolo di Madamigella Manon Lescaut - colei "che ama la vita e non sa resistere al piacere che essa le offre" come amò definirla Sir Kenneth MacMillan - siamo tornati a riscoprire l'amatissima étoile Svetlana Zakharova che fin dal suo primo ingresso sulle note dello splendido leitmotiv tratto da Poème pastoral - n. 5 Crépuscule - di Jules Massenet modula con disinvoltura la limpida innocenza del personaggio con la bellezza dell'appagante condivisione amorosa e l'irresistibile seduttiva tentazione della ricchezza.
Degna di nota la malizia e la padronanza tecnica riversata nella sua variazione del secondo atto durante la festa presso una casa privata di Parigi cui segue, com'è noto, l'articolato disegno coreografico condiviso con vari gentiluomini.
Il Cavaliere Des Grieux che consegna Roberto Bolle è un ruolo di grande classe, eleganza e raffinata precisione tecnica egregiamente palesata in ogni momento del balletto. Indimenticabile il secondo pas de deux del primo atto, nell'appartamento di Des Grieux, in cui sembra riecheggiare quello "stato di esaltazione" che Antoine-François Prévost descrive nel passionale crescendo amoroso che incornicia l'esordio del rapporto fra i due protagonisti.
Le struggenti note che sostanziano l'ultimo passo a due suggellano l'estro creativo di MacMillan capace di rendere manifesto il dilaniante epilogo di una storia d'amore magistralmente resa dalle due étoiles salutate da quindici minuti di applausi ininterrotti.
Nell'ultima replica della creazione di MacMillan le morbidissime linee di Sarah Lamb - Principal del Royal Ballet - impreziosiscono con rara sensibilità e mediante le eleganti rievocazioni dell'eredità del balletto britannico il ruolo di colei che scompigliò la vita del giovane Des Grieux. Lieve e sfuggevole, seducente e scaltra, la sua Manon sembra regalare le inconsuete e pregevoli sobrietà della scuola inglese ad un balletto che scandaglia con maestria i tratti peculiari dei personaggi nella salvaguardia della lunga tradizione del balletto narrrativo.
A conferire vigore alla travolgente storia di Manon e Des Grieux il Primo ballerino scaligero Caludio Coviello che abbiamo già apprezzato nel ruolo in occasione dell'ultima ripresa del balletto. Oltre alla nota spontaneità esternata nelle possenti modulazioni coreografiche, le peculiarità che il giovane ballerino conferisce al personaggio emergono con innegabile evidenza nell'assolo del secondo atto: gli aneliti traboccanti di pregnante ripensamento tratteggiano un convincente soliloquio nell'arte della danza.
Degna di menzione l'ottima interpretazione di Angelo Greco nei panni di Lescaut in particolare nell'impegnativa resa degli effetti dell'ubriachezza nell'assolo e nel duetto che precedono l'arrivo di Manon e di Monsieur G. M. alla festa.
Gli apprezzamenti tributati da Carla Fracci dalla prima fila della platea si stagliano quale autorevole omaggio che suggella e incornicia questa ripresa scaligera del balletto creato da MacMillan in cui la passione amorosa tratteggia i plurimi snodi drammaturgici che continuano a giovare del reiterato riferimento alla complessità dell'umano.
Vito Lentini