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LAGO DEI CIGNI (IL) - coreografia di Rudolf Nureyev da Marius Petipa e Lev Ivanov

Il lago dei cigni - David Hallberg Il lago dei cigni - David Hallberg Foto Brescia e Amisano Teatro alla Scala

Balletto in quattro atti
Coreografia di Rudolf Nureyev da Marius Petipa e Lev Ivanov ripresa da Maina Gielgud.
Regia di Rudolf Nureyev. Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Scene di Ezio Frigerio. Costumi di Franca Squarciapino.
Con: Svetlana Zakharova, David Hallberg, Nicoletta Manni, Claudio Coviello, Polina Semionova, Carlo Di Lanno, Mick Zeni, Antonino Sutera, Marco Agostino, Virna Toppi, Christian Fagetti, Vittoria Valerio e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.
Produzione Teatro alla Scala. Direttore: Paul Connelly.
MILANO, Teatro alla Scala, dal 15 aprile all'11 maggio 2014.

www.Sipario.it, 1 maggio 2014

Le languide fascinazioni del Lago dei cigni e dei suoi interpreti

L'incanto di un mondo impenetrabile, gli abissali incontri con colei che cesella il fulcro di una storia dalle grandi tensioni e gli intricati sviluppi identitari tratteggiano la versione di Rudolf Nureyev del Lago dei cigni.
Le riletture che l'indimenticato ballerino russo ebbe modo di arricchire, sviluppare e modulare negli anni successivi alla sua clamorosa fuga in Occidente squadernano i rilievi più importanti e i maestosi risvolti del fecondo incontro con il balletto di Čajkovskij. Anticipati nella prima versione presentata nel 1964 all'Opera di Vienna e ampiamente elaborati vent'anni dopo nella rilettura definitiva per l'Opéra de Paris, i plurimi temi e le molteplici modifiche coreografiche che Rudy introdusse nel suo Lago continuano a svelare le fertili e profonde articolazioni scaturite dal "lungo sogno del principe".
Un lavoro imponente e dalle innumerevoli sfaccettature che converge sulle tormentate visioni di Siegfried tornate sul palco del Piermarini dopo l'omaggio dello scorso anno in occasione del ventennale della morte di Nureyev. In quest'occasione un florilegio di interpreti – opportunamente distribuiti nelle dodici repliche – impreziosisce i ruoli principali di questa ripresa scaligera.

Nella prima rappresentazione l'étoile Svetlana Zakharova corrobora ancora una volta gli unanimi apprezzamenti palesando le sue notorie ed eccellenti qualità in quel doppio ruolo che conosce alla perfezione. Le candide, maestose e regali linee della sua Odette dipingono fin dall'entrée del secondo atto un ruolo dagli ariosi aneliti riverberando le paradigmatiche caratterizzazioni del personaggio. La luminosa bellezza di questo cigno bianco restituisce i tersi e leggiadri andamenti di un ruolo che esige splendore.
Dai tratti tonanti, il cigno nero della Zakharova coniuga le furbesche e convincenti modalità interpretative con una magistrale esecuzione tecnica: prorompenti e definiti i virtuosismi della coda conversi nei vivaci fouettés che precedono il rovinoso epilogo del noto raggiro.
Lo sguardo d'un principe d'eccezione incanta i fortunati ballettomani scaligeri: per tre repliche gli intricati sviluppi del ruolo sono stati affidati al fascinoso David Hallberg, Principal Dancer dell'American Ballet Theatre e del Bolshoi Ballet. Il suo Siegfried è solenne, ricercato e segnato da fine disinvoltura. Un artista di classe, dal salto maestoso, capace di ritrarre un principe dal movimento elegante e abile nel governare le penetranti inquietudini e gli ispirati aneliti per la sua Odette: impeccabile il loro grand adage del secondo atto, mirabile capolavoro del balletto classico.
Quantunque non sempre meticolosamente vicini alle articolate modulazioni stilistiche concepite da Nureyev, i due interpreti di questa prima scaligera rendono splendidamente un legame che richiede straordinaria raffinatezza.
A vestire i panni di Wolfgang/Rothbart – ruolo che Nureyev ricoprì alla Scala per l'ultima volta nel 1990 – e a pervadere la dimensione relazionale dei due personaggi principali in questa rappresentazione è Mick Zeni: primo ballerino del Teatro alla Scala che con incisività diversifica un ruolo duplice e dai plurimi lineamenti.

Il primo cambio di cast di riguardo lo abbiamo piacevolmente scoperto già nella terza recita totalmente affidata agli scaligeri. A misurarsi con l'infinita e ondeggiante storia di Odette e Siegfried i due nuovi primi ballerini del teatro milanese: Nicoletta Manni e Claudio Coviello.
Lei dona alla sua Odette arabesques stabili e armoniose privilegiando lo sviluppo sobrio ed essenziale delle braccia private di inopportune sdolcinature. Convincenti le sue variazioni del secondo e terzo atto punteggiate da validi rilievi tecnici accortamente legati alle diversificazioni identitarie dei due personaggi interpretati.
Lui lo avevamo già ampiamente apprezzato in questo ruolo nelle repliche della scorsa stagione e oggi ritroviamo un artista che scandaglia ulteriormente le tensioni introspettive di un personaggio che indubbiamente in questa versione è il punto nodale dei molteplici profili drammaturgici del balletto. Tecnicamente sempre più definito, evidenzia i suoi interventi con pirouettes agilmente eseguite; irresistibili i suoi morbidi e allungati sviluppi della linea nella variazione introdotta da Nureyev nel primo atto bianco.
Il loro Wolfgang/Rothbart è Antonino Sutera: sagace manipolatore e sicuro nei frenetici rilievi coreografici che il ballerino e coreografo russo ideò anche per questo ruolo.

Similmente interessante il cast in scena nella sesta replica. Impegnata con le nivee fattezze di Odette e con lo spietato imbroglio di Odile un'altra artista ospite: Polina Semionova. Attualmente Principal Dancer dell'American Ballet Theatre e Principal Guest del Mikhailovsky Theatre, la ballerina moscovita arricchisce la sua Odette scaligera con un port de bras finemente elaborato, risolutamente ampio e di ricercata morbidezza: disegni che lambiscono i tratti di fresche modalità espressive. Arguta e vigorosa nei panni di Odile, marca il ruolo con portentosi e rari equilibri.
Al suo fianco Carlo Di Lanno, giovanissimo principe Siegfried che abbiamo ritrovato anch'egli in questo ruolo dopo le repliche dello scorso anno. In lui si scorge un personaggio segnato da considerevoli sottolineature briose coniugate con gli opportuni e inquieti moti di un ruolo turbato.
Egli esamina gli altalenanti stati d'animo di Siegfried palesando, nel contempo, la maturazione tecnica di un artista in fieri: piacciono molto talune esecuzioni come ad esempio i suoi renversés di quel mesto assolo del primo atto eseguito sotto lo sguardo scrutatore dell'equivoco precettore. Questi era qui interpretato da Marco Agostino: intrigante l'ambiguo legame che propone con Siegfried ma travagliata è apparsa la complessa variazione del terzo atto.
Cast diversi anche per l'impegnativo pas de trois del primo atto: si segnalano in particolare Virna Toppi, Vittoria Valerio, Marta Gerani e Walter Madau per energia, naturalezza e vivacità tecnica.
Il corpo di ballo maschile palesa poche difficoltà mostrando, al contrario, quella coesione e quello sviluppo sinergico che conquistano vigore nelle varie repliche; apprezzabile la Polonaise tutta al maschile del primo atto che precede gli ispirati e profondi dialoghi del principe nell'incontro con sé.
Assai gratificante il corpo di ballo femminile: nei due atti bianchi rivela quella sincronia e qualità di movimento che restituiscono appieno le squisite formazioni di cigni immaginate da Nureyev.
L'austero profilo di questi candidi e potenti pennuti si staglia, quindi, nella ricca, complessa ed autenticamente umana versione firmata da Nureyev che la compagnia milanese ha in repertorio dal 1990 e che continua a proporre con esiti di prim'ordine. Un Lago, questo, che ad ogni alzata di sipario svela i fulgidi portati della commistione di creatività indagatrici, irrequiete e preziosamente immerse nelle umane tensioni.

Vito Lentini

Ultima modifica il Lunedì, 05 Maggio 2014 09:00

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