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MAHLER 10 - PETITE MORT - BOLÉRO - coreografie Aszure Barton, Jiři Kylián, Maurice Béjart (VIDEO)

"Mahler 10", coreografia Aszure Barton. Foto Teatro alla Scala "Mahler 10", coreografia Aszure Barton. Foto Teatro alla Scala

Mahler 10
Coreografia di Aszure Barton
Musica di Gustav Mahler
Scene e luci di Burke Brown
Costumi di Susanne Stehle.
Nuova Produzione Teatro alla Scala
Prima rappresentazione assoluta

Petite Mort
Coreografia di Jiři Kylián
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Scene e luci di Jiři Kylián
Costumi di Joke Visser.
Pianoforte: Takahiro Yoshikawa
Produzione Teatro alla Scala.

Boléro
Coreografia di Maurice Béjart
Musica di Maurice Ravel
Luci originali riprese da Marco Filibeck
Produzione Teatro alla Scala.

Étoile, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri
Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: David Coleman
MILANO, Teatro alla Scala, dal 10 marzo al 7 aprile 2018

www.Sipario.it, 21 marzo 2018

Scandagli emotivi, donazione di sé e squadernamento erotico nel trittico scaligero

Una fertile e virtuosa consuetudine contraddistingue da diversi anni le stagioni di balletto del Teatro alla Scala: optare per il florido connubio fra pagine musicali di prim'ordine e tragitti tersicorei di ampio respiro. È proprio quest'ultimo rilievo il tratto distintivo che si intende considerare nella serata che segna il terzo titolo in cartellone. Un programma - quello previsto dal trittico Mahler 10, Petite Mort e Boléro - capace di offrire allo spettatore l'opportunità di attivare confronti e dialoghi inevitabili all'interno del proficuo corso storico di un'arte che seguita a donare portati di rilevante interesse.
Sotto questo profilo lungimirante è apparsa la scelta di aprire il sipario del prestigioso palco milanese a creazioni commissionate appositamente come nel caso della prima rappresentazione assoluta di Mahler 10. Opera coreografica di colei che Mikhail Baryshnikov annoverò "fra i più innovativi coreografi delle nuove generazioni", la creazione di Aszure Barton si inscrive sulle note dell'Adagio della Sinfonia n. 10 di Gustav Mahler e ha impegnato ventisei artisti della troupe coreutica della Scala in un vero progetto artistico. Un disegno originale di scandaglio emotivo, di incontri, di ricerca e perdita del vero trovano nella giovane coreografa canadese il terreno d'elezione per palesare nella cornice coreutica quella vulnerabilità dell'esistere emersa proprio durante il confronto tra l'autrice e i primi danzatori selezionati per l'opera. Un incontro, questo, che è cardine di un linguaggio coreografico vissuto nella linearità speculare e nell'impegnativa sincronia: banco di prova disinvoltamente agito dalla compagine scaligera che in questa nuova produzione mostra forza e sensibilità a tratti finanche solenne. Sono questi i momenti della creazione giunti allo spettatore nella completezza scenica che solennemente, per l'appunto, diviene testimone e vessillo dell'unicità dell'esistere su un placido tessuto musicale. Purezza e diffusa pacatezza corroborate dal candore dei costumi di Susanne Stehle e dallo speculare cromatismo delle scene e dei costumi firmati da Burke Brown.

Un'aura di puro e quieto godimento del piacere pervade, di converso, il secondo atteso momento della serata scaligera: Petite Mort, il celebre balletto di Jiri Kylián in cui è concesso spazio a ciò che è celato, all'epilogo dell'atto sessuale. L'adagio del Concerto per pianoforte e orchestra in la magg. n. 23 K 488 e l'andante del Concerto per pianoforte e orchestra in do magg. n. 21 K 467 forniscono la pregevolissima intelaiatura di senso di un'azione coreografica che palesa il pregio di svelare un momento - spesso adombrato - di pura donazione di sé all'altro. Fioretti, crinoline e disegni condivisi nello spazio sono testimoni simbolici di relazionalità primordiali. Offerta a dodici danzatori del Piermarini, la creazione, alla terza ripresa scaligera dopo la prima rappresentazione di uno stralcio nel 2004, apre lo spazio ad una sensualità che non lambisce mai l'esacerbazione ma consente alle coppie impegnate di palesare un respiro di soave eleganza del movimento pur discernendo tratti e peculiarità distinte. Un rilievo, questo, che mostra fervore esecutivo nella seconda parte dell'opera e, più in particolare, nei segmenti coreografici qui affidati alle icastiche descrizioni del movimento di Nicoletta Manni e Mick Zeni, al respiro musicale di Martina Arduino e Christian Fagetti, ai giochi coreici di Alessandra Vassallo e Marco Agostino.

Da quindici anni assente dalle scene scaligere il Boléro di Maurice Ravel torna nell'epilogo di questa serata al Piermarini divenendo occasione di prim'ordine per importanti debutti. Apre la fertile alternanza l'étoile Roberto Bolle, per la prima volta impegnato nella creazione béjartiana che è rituale e sensualità del segno sensibile. Con Bolle il sipario si apre sul notissimo crescendo musicale mediante il tratto d'apertura affidato all'emblematico gesto della mano che qui è il sussurrato lambimento del corpo, della scoperta e di un fine movimento ritmico. Le iconiche strutture dell'inizio della creazione si offrono al fedele ballettomane scaligero quale opportunità di ripensamento e figurazione di memoria delle immagini fisionomiche d'esordio dell'amatissimo artista: Bolle sul tavolo rosso corrobora, nelle battute iniziali e in controluce, visioni di un tempo che segnò la crescita e la maturazione del suo proficuo itinerario dedito a Tersicore, opportunità di rilievo che per lo spettatore è occasione di pensiero, riflessione e proficua fruizione. Il pregio della performance giunge a completezza allorquando la nostra étoile, nel prosieguo, avvia un ondeggiamento coreutico che svela poco per volta desiderio, sensualità, tensione e squadernamento erotico vigoroso capace di chiamare a raccolta ed incanalare il coro dei quaranta danzatori scaligeri abilissimi nell'incorniciare un gioco stimolante, peculiare, raro, impavidamente istintivo ma mai sconfinato in enfatica esagerazione.
Da non perdere gli ospiti del Béjart Ballet Lausanne - Elisabet Ros (29 marzo), Julien Favreau (30 marzo) - come pure gli artisti della troupe della Scala - Martina Arduino (27 marzo), Virna Toppi (25 marzo e 7 aprile) e Gioacchino Starace (5 aprile) - per seguitare ad approfondire le molteplici sfumature di una creazione storicamente vissuta nell'avvicendamento di memorabili danzatori e danzatrici.

Vito Lentini

Ultima modifica il Giovedì, 22 Marzo 2018 13:14

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