di: David Parsons
produzione: Bags Entertainment
interpreti: Eric Bourne, Steven Vaughn, Melissa Ullom, Christina Ilisije, Jason Mavdonald, Ian Spring, Elena D'Amario e Lauren Garson
Trieste, Politeama Rossetti 16 luglio 2013
Inesauribili, energici, allegri, gli otto giovani ballerini della compagnia Parsons Dance non cessano di volteggiare nell'aria e beffare la forza di gravità. Nelle loro performance sprigionano la scintilla del buonumore, la vitalità incessante di corpi che anelano a sfidare la noia dell'equilibrio e della stasi. Sono stati gli ospiti di prestigio del Politeama Rossetti di Trieste per una serata con un programma che, seguendo un fascinoso crescendo, ha riproposto numeri classici del repertorio senza trascurare qualche novità. Tra tutti, il recentissimo "Round my world" (2012) che ha introdotto il pubblico nella fluida armonia aerea delle figure dei danzatori, votati alla creazione di una stupefacente varietà di immagini e forme ammiccanti alla globalizzazione e all'informatizzazione, sottolineata dalla malìe malinconiche di un violoncello (ideate da Zoe Keating). O "Nascimento Novo" (2006) che, superando la prima apologia della solarità brasiliana datata 1990 ("Nascimento"), torna ai ritmi esotici per alludere alla sensualità vitalistica e allo spirito di appartenenza ad un gruppo. Accanto alla prevedibile ed ormai leggendaria "Caught", creata per se stesso da Parsons e definita dalla critica "una delle più grandi coreografie degli ultimi tempi" poiché, con genialità, affida alla luce stroboscopia intermittente il compito di fermare le evoluzioni aeree del solista (musiche ipnotiche di Robert Fripp), ha affatturato tra i vari numeri l'intrigante studio sul desiderio di "Ebben", eseguito sulle note di Alfredo Catalani dall'opera La Wally.
Con lo spirito corale che lo connota, l'ensemble, a tutt'oggi considerato una delle massime espressioni della postmodern-dance americana, ha impressionato coniugando atleticità a perizia tecnica, plasticità a leggerezza, virtuosismo a semplicità. Il risultato è stato un inno alla fantasia e alla frenesia insite naturalmente nella danza, un invito alla gioia dionisiaca del movimento corporeo declinato con slancio su partiture d'effetto.
Applausi e notevole entusiasmo da parte degli spettatori.
Elena Pousché