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PIANO UPSTAIRS (THE) - da un'idea di Alessandra Ferri

The piano upstairs The piano upstairs da un'idea di Alessandra Ferri

di John Weidman
da un'idea di Alessandra Ferri
con Boyd Gaines e Attila Csiki, Stephen Hanna, Andrea Volpintesta
musiche Giovanni Allevi, John Cage, George Crumb, Morton Feldman, Fabrizio Ferri, Philip Glass, Arvo Pärt
regia Giorgio Ferrara
coreografia Alessandra Ferri
scene Gianni Quaranta, costumi Luisa Spinatelli, luci Daniele Nannuzzi
coordinatore musiche Arthur Solari
Spoleto56 Festival dei 2Mondi, dal 28 al 30 giugno 2013

www.Sipario.it, 29 giugno 2013
The Piano Upstairs. Il ritorno di Alessandra Ferri in uno spettacolo a due livelli

È tornata una delle protagoniste più interessanti della nostra danza e l'ha fatto da protagonista della scena e della coreografia. Alessandra Ferri infatti, dopo anni di distanza dai palcoscenici, torna alla cinquantaseiesima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto con "The Piano Upstairs", per la regia del direttore artistico Giorgio Ferrara.
"Piano Upstairs" si sviluppa su due piani che s'incontrano e che si scontrano: uno dei due piani è dato dai movimenti del corpo della Ferri, mentre l'altro piano è espresso dall'attore Boyd Gaines, che per esprimersi si avvale della parola. Per raccontare dunque questa vicenda, che vede un marito disperato, perché abbandonato dalla moglie, il regista ha deciso di fare dialogare due piani artistici diversi, cosa che in parte gli riesce, in parte non perfettamente. Se infatti presi separatamente i due protagonisti della scena sono artefici di un'ottima prova (Alessandra Ferri splendidamente fluida ed espressiva, emotiva, capace di raccontare con la naturalezza dei movimenti e delle figure un episodio così tormentato; Boyd Gaines capace di rappresentare un personaggio diventato vuoto dopo l'abbandono della moglie e capace di giocare in modo eccezionale tra momenti di tragicità e di Humour - unico appunto negativo che gli faccio è l'uso del microfono, cosa che toglie sempre la naturalezza dell'espressione - ), in realtà non sempre i due trovano una piena armonia d'ensemble, d'altra parte non è facile fare dialogare due forme d'Arte così diverse tra di loro.
Sospese, cristallizzate, espressioni di una rituale ripetitività e solennità, sono eccezionali le coreografie della Ferri – composte da passi di danza classica e moderna – che si avvale dell'apporto di altri tre bravissimi danzatori: Attila Csiki, Stephen Hanna e Andrea Volpintesta. La Ferri danza, accompagnata da musiche di Cage, Allevi, Glass..., come se fosse una visione, un ricordo, un'entità immaginaria e "sconcretizzata", frutto del tormento di un marito che soffre del suo abbandono. È una scenografia che rappresenta una città moderna e fantastica quella che suggella questo spettacolo di "teatro-danza", che conferisce alla vicenda a-temporalità e a-spazialità. Ma, come ci dice il titolo, è un pianoforte il vero protagonista della messa in scena, un pianoforte a coda prima sopraelevato al di sopra della scena, poi, nel finale, ricalato sul palcoscenico. È come un objet trouvé caricato di significati straordinari: vita e morte; inizio e fine, è l'oggetto che dà avvio al tormento del marito, ma che sancisce, forse, un lieto fine, con i due corpi che, nel finale, si ritrovano finalmente abbracciati, uniti.

Stefano Duranti Poccetti

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2013 09:57
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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