Di: tratto dall'opera "Risveglio di Primavera" di Frank Wedekind
libretto e testi di Steven Sater
Scene: Paolo Gabrielli
, Costumi: Desirée Costanzo,
video: Paolo Signorini, Raffaele Commone,
disegno luci: Alessandro Ferri
, direzione artistica: Pietro Contorno
, Musiche: Duncan Sheik
, Direzione musicale: Stefano Brondi
Band: Marco Susini (pianoforte), Fabrizio Balest (basso e contrabbasso), Emmanuele Modestino (chitarre), Raffaele Commone (batteria, percussioni e sequenze), Francesco Carmignani (violino), Simona Ciardini (viola), Martina Benifei (violoncello)
Regia: Emanuele Gamba,
coreografie: Marcello Sindici
Produzione: TODOMODO MUSIC-All in collaborazione con Ars Nova e La bottega del Verrocchio
Interpreti: Flavio Gismondi, Arianna Battilana, Federico Marignetti, Tania Tuccinardi
e con Noemi Baiocchi, Paola Fareri, Renzo Guddemi, Vincenzo Leone, Chiara Marchetti, David Marzi, Albachiara Porcelli, Andrea Simonetti
con la partecipazione di Gianluca Ferrato e Francesca Gamba
Trieste, Politeama Rossetti 7 novembre 2013
Spettacolo pensato per un teatro non molto grande, "Spring awakening" è una rilettura tutta italiana del musical tratto dall'omonimo dramma ("Frühlings Erwachen") di fine '800 scritto da Frank Wedekind. Andata in scena per la prima volta off-Broadway nel 2006 (su libretto e testi di Steven Sater e spartito rock di Duncan Sheik), l'opera musicale fu acclamata con otto Tony Awards ottenendo subito un successo strepitoso. Forse perché toccava temi scomodi, spesso "irrappresentabili", inscenando quasi un catalogo di tabù (suicidio, autoerotismo, stupro, sadismo, omosessualità, gravidanze premature) legati al mondo dell'adolescenza, età in cui la ribellione assurge a modus vivendi.
Nella presente edizione – realizzata dalla piccola compagnia indipendente TodoModo Musi-All di Livorno – oltre al titolo, neanche le canzoni sono state tradotte: eseguite con fresco vigore da una piccola orchestra dal vivo presente sul palcoscenico (diretta da Stefano Brondi), hanno fatto da contraltare all'italiano riservato solo ai dialoghi (forse appesantiti da una cifra troppo farsesca). Durante l'esecuzione dei brani rigorosamente in inglese quindi, colpivano le videoproiezioni su una lavagna inclinata che appuntavano con tratto ingenuo e poetico parole chiave e accenni ai contenuti cantati. Contenuti vibranti, originariamente di rottura perché contro ogni conformismo e coercizione che, inseriti nella cornice stilizzata del musical e confrontati con la nostra attualità, perdono ormai tutta la loro vis provocatoria.
Poco più che adolescenti (tranne Luca Giurato e Francesca Gamba impegnati nei ruoli di tutti gli adulti), gli undici validi interpreti hanno saputo trasmettere quello slancio traboccante e dionisiaco e, al contempo, quella debolezza incompresa delle nuove generazioni che affrontano per la prima volta le scelte della vita. Una coralità vibrante di individui che cerca la sua strada crescendo, conoscendo ma soprattutto lottando contro un ambiente familiare perbenista, una scuola ostile e una morale ipocrita.
Il regista Emanuele Gamba ambienta il conflitto generazionale nell'Italia dell'opprimente Ventennio, su un palcoscenico-collegio fin troppo buio, tra giovani italiane e avanguardisti in balia di pulsioni e solitudini. Piacciono soprattutto il Melchior di Federico Marignetti e la Wendla di Arianna Battilana che mostrano presenza scenica e sicurezza vocale. Testimoniano al meglio la fragilità e la rabbia dei teenagers, pronti a ostentare la naturale purezza del loro animo ("Mama who bore me") ma anche il medio al pubblico intonando melodie rock anni '60 ("The Bitch of Living", "Totally Fucked"), arricchite dalla presenza di un quintetto d'archi.
Gran finale con "The Song of Purple Summer", il diritto e il coraggio di vivere il futuro dopo il disorientamento del risveglio di primavera.
Elena Pousché