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«Tango Metropolis», al Teatro Nuovo: il gruppo argentino ha entusiasmato il pubblico lasciando parlare la musica e raccontando, con danze veloci e perfette, non una storia ma un sentimento, quello eterno fatto di passione e furore che, partito dai bassifondi di Buenos Aires, ha conquistato il mondo diventando qualcosa di più del ballo di sala. Daniel Binelli, Pilar Alvarez e Claudio Hoffmann hanno creato un percorso perfetto, partendo dalla malavita, dalla violenza di strada, dai vizi notturni fine 800 per arrivare alle eleganze degli anni folli, alla conquista di Parigi, e poi al clima del musical, nella grande giostra dei telefonini e della televisione. Al tempo stesso, però, il quintetto musicale diretto dal virtuoso di bandoneon Binelli ha sottolineato la classicità dei tanghi drammatici, colti, come li scrisse il compianto Astor Piazzolla. Omaggio alla bellezza, dunque, e anche allo spirito. Alla sensualità e all' onestà dei rapporti di coppia. Alla nuova Argentina, così multietnica, tanto italiana, tanto fedele alle sue radici. Con Hoffmann danzano cinque coppie magnifiche, autentiche nei visi e nei gesti, immerse nelle giuste luci della notte. Qua e là, nel mare del tango, i richiami alla realtà, con i tamburi della «chiamata» dei lavoratori, a confronto con la celebre «Cumparsita», nell' alternanza emotiva di musiche e balli. Le regole coreografiche sono a servizio di una bella cerimonia, fedeli al motto «allacciamoci nel tango»; la vicinanza di corpi, vista anche in chiave comica, è il messaggio. Applausi intensissimi, bis, molte chiamate alla fine.

Mario Pasi