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TRECOLORI - coreografia Raphael Bianco

Trecolori Trecolori Coreografia Raphael Bianco

Compagnia Egribiancodanza
con Francesca Ossola e Alberto Cissello, Elisa Bertoli, Maela Boltri, Vincenzo Criniti, Vincenzo Galano (Se fosse stato...così è); la Compagnia (Elogio della lentezza) ; Vincenzo Galano, Alberto Cissello, Vincenzo Criniti, Cristian Magurano, Elisa Bertoli, Maela Boltri e Francesca Ossola (Vilipendium)
Musiche: Salvatore Sciarrino, Ludovico Einaudi, Ivan Bert
Scene: Ivano Coviello, Costumi: Sartoria Artistica Teatrale
Coreografie: Raphael Bianco
Fonderie Teatrali Limone, Moncalieri (TO), 22-23 novembre 2011

www.Sipario.it, 11 gennaio 2012

Con grande risonanza ha debuttato alle Fonderie Limone di Moncalieri il nuovo lavoro del coreografo torinese di origine indiana Raphael Bianco:Tre colori-trittico di musica italiana

Composto nell' ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell' Unità d' Italia (particolarmente sentite a Torino, che è stata la prima capitale del Regno unito), Tre colori è interpretato dalla compagnia Egribiancodanza, un agile ensemble fondato dodici anni fa da Susanna Egri e dal suo giovane delfino artistico.

I tre colori, ovviamente il verde, bianco e rosso della bandiera italiana, sono serviti da suggestione all'ex danzatore del Ballet du Nord, per puntare il dito sui grandi temi che in questi ultimi anni hanno coinvolto l'individuo, l'ambiente e la società.

Con multiforme talento il coreografo ha messo a fuoco i tre colori tematici e li ha rappresentati in altrettante piéces, impiegando molti registri, anche decisamente divergenti.

Per il colore bianco, una striscia luminosa introduce il sottotitolo: Se fosse stato... così é. sul candore abbagliante del fondale e del pavimento.

Ragazze in culottes nero-bianche e ragazzi in grigio-nero compiono diagonali tortuose sulle note di un pianoforte trapanato dai suoni elettronici di Salvatore Sciarrino. Un occhio di bue disegna un grande cerchio di luce in cui, tra caso e predestinazione, uomini e donne s'incontrano, si scelgono oppure s' ignorano, fronteggiandosi in minuetti frigidi o allacciandosi in prese complici o intrusive. Le luci disegnate da Enzo Galia rimandano ad un acquario senza tempo, dove una vestale di purezza, il corpo atteggiato alla preghiera indiana, ha l'intensità consapevole, persino drammatica di Francesca Ossola, la prigioniera di una scelta difficile che tuttavia, alla fine troverà un compagno con cui dividerla.

Il verde Elogio della lentezza riflette, con impegno civile ma con toni astratti e minimali, sui cataclismi, terremoti e inondazioni che in tempi anche recenti sono stati provocati dalle scelte sconsiderate dell'uomo. Dietro i bianchi volumi di case e grattacieli, sporgono dita umane come inermi burattini dietro la baracca del teatro. La musica calma e fluida di Ludovico Einaudi sembra in grado di sventare il pericolo, invece il crollo è inevitabile. Corpi, case, tetti, ponti, tutto è trascinato dalla furia del fiume tracimante. L'effetto, merito del bravissimo ligth designer, è davvero spaesante: il buio ingoia la scena, nel rumore sordo di una goccia che cade insistente, poi la musica (ecco il messaggio positivo del coreografo), aiuta la rinascita.

Con le loro eleganti tutine mimetiche ormai macchiate, i danzatori sembrano per un attimo ritrovare l' armonia, muovendosi all' unisono con il corpo atteggiato, di nuovo, nella preghiera orientale, ma il mondo è capovolto e soltanto un uccellino osa, una sola volta, accennare un canto.

Tutt' altro climax per il rosso Vilipendium, dove Raphael Bianco rivela un opposto registro lanciandosi con passione in un J'accuse indignato ed espressionista. La musica acuminata, e minacciosa per un gramelot tra il tedesco e l'inglese, è stata commissionata al giovane torinese Ivan Bert per creare la base elettronica su cui innalzare, in una scena totalmente nera, un piccolo Parlamento scarlatto, da dove far partire l'iter grottesco di un cittadino tormentato da ottusi carcerieri sadomaso, impaurito da aerei che volano bassi, sconcertato da bambole-escort drogate e da un sovrastante ectoplasma ritratto da Bacon. Beffardamente, gli articoli della Costituzione italiana erano stati proiettati a caratteri cubitali, per essere subito disattesi con gesti sguaiati e modi violenti. In questo brano, Raphael Bianco mostra senza alcuna censura la mancanza di rispetto di un eterno potere politico verso i cittadini, la loro storia e la loro cultura. E lo fa con accenti esacerbati che non possono non far pensare, nella plastica nera e nelle borchie dei sorveglianti, al nazismo e all' antica Roma. Anche qui Francesca Ossola, sebbene sottomessa nel ruolo della donna-automa, sbalordisce per la vertiginosa bravura sulle punte e i lanci di gambe in alto alla Forsythe, con cui, in un momento di consapevolezza individuale, cerca il riscatto civico, in nome dei suoi diritti.

Claudia Allasia

Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2013 12:14

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