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WINTERREISE - coreografia Angelin Preljocaj

"Winterreise", coreografia Angelin Preljocaj. Foto Brescia-Amisano, Teatro alla Scala "Winterreise", coreografia Angelin Preljocaj. Foto Brescia-Amisano, Teatro alla Scala

coreografia Angelin Preljocaj
assistente coreografo Claudia De Smet
musica Franz Schubert
scene Constance Guisset
luci di Éric Soyer
costumi Angelin Preljocaj
basso baritono Thomas Tatzl
pianoforte James Vaughan
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri
Nuova produzione Teatro alla Scala
Prima rappresentazione assoluta
MILANO, Teatro alla Scala 24 gennaio 2019

www.Sipario.it, 26 gennaio 2019

Straordinario continuatore della rivoluzione beethoveniana, Franz Schubert rappresenta il cuore vibrante del Romanticismo tedesco. A lui e alla sua inquieta genialità si rivolge Angelin Preljocaj, uno dei più acclamati coreografi internazionali dell'odierna generazione, affrontando e reinterpretando una tra le più evocative composizioni di quella stagione dorata. La parte originale del pianoforte è modificata in un possente affresco in danza di stampo cameristico che conduce il pubblico, soprattutto quello maggiormente preparato, in un intimo viaggio poetico. L'immaginifico lavoro di Preljocaj, creato appositamente per l'eccellente corpo di ballo scaligero, fonde il ciclo di "lieder" con il gesto, le parole e la musica, accompagnato dall'autorevolezza del basso baritono Thomas Tatzl e dalla virtuosità di James Vaughan al piano. Il tessuto creativo di questo nuovo "Winterreise" si basa principalmente sulla riflessione pur non essendo mai auto indulgente; spregiudicato nell'annientamento dell'identità uomo-donna, ricco delle meravigliose melodie in cui la sequela abbonda, riuscendo in parte a soddisfare le aspettative più disparate, senza scendere mai a compromessi, fedele al proprio lavoro e al proprio "modus operandi" che negli anni è diventato il biglietto da visita del coreografo, coadiuvato dall'assistente Claudia De Smet, dalle basiche evocative scenografie di Constance Guisset, dalle vitali luci di Éric Soyer e dai nodali costumi dello stesso Angelin Preljocaj. Danzare sul raccoglimento, sull'amore perduto, sulla morte e sulla rassegnazione risulta in ogni dove la commistione più ardua, anche se gli artisti presenti in palcoscenico (Antonella Albano, Alessandra Vassallo, Stefania Ballone, Agnese Di Clemente, Chiara Fiandra, Giulia Lunardi, Benedetta Montefiore, Marco Agostino, Christian Fagetti, Matteo Gavazzi, Marco Messina, Eugenio Lepera, Andrea Risso) in maniera decantata, dal ritmo veloce a quello lento malinconico sono stati in grado di produrre l'incarnazione degli umori e delle prospettive alla base della cifra stilistica del capolavoro schubertiano, con una simmetria interpretativa inglobata alla geometria frattale, ognuno di marcatura differente ma spesso aggregato nel formare simbolismi, supportati da una struttura aperta e quindi soffice, sottoposta a tratti, ad una maggiore pressione nel fondere i corpi in metafore di candore in opposizione logica verso la negazione della neve nera, confine che segna la conclusione della fase vitale e della negazione della realtà. La varietà delle dinamiche coreografiche risulta importante se non altro per il modo in cui vengono presentati i mondi interiori ed esteriori del protagonista, tristi e disperati. "Winterreise" è un viaggio e Preljocaj ha saputo cogliere le molteplici velocità nel tempo sottolineando l'atmosfera esteriore ed interiore del gelido inverno, un sentimento di paura, di smarrimento e di mancato conforto. La produzione rivela una sorta di nobiltà e quasi un desiderio di distacco pacifico nel pervadere l'empatia degli spettatori con le medesime emozioni provate dal giovane nel suo cammino. Il movimento sperimentato dal coreografo francese di origine albanese ha richiesto gesti estremi, a tratti angosciosi ed introversi per evocare l'atmosfera voluta da Schubert avvalorata da un'estetica nitida ed influente, pur nella sua concettualità e ricercatezza culturale non così scontata, riuscendo a far comprendere quel sentimento di sofferenza come se lo si stesse vivendo e scoprendo in prima persona, contrastando il volume percettivo e viceversa. L'allestimento è all'altezza degli alti standard del Teatro alla Scala di Milano, pur con qualche dissonanza o eccesso (leggasi indicatori luminosi fluorescenti e asteroidi) cogliendo nel risultato finale un dipinto armonico fedele alla tavolozza dei colori dell'epoca. I danzatori, diretti dal sapiente Maestro Frédéric Olivieri, hanno affrontato la sfida in maniera ineccepibile, la loro interpretazione rimarrà indelebile nel tempo avendo colto appieno, da autentici artisti, l'opportunità preziosa di crescita e di evoluzione. Ogni quadro danzato è in grado di cogliere l'attenzione perché il pensiero di Preljocaj ben sposa quello di Schubert nelle intenzioni, elargendo cura a cose che altrove sarebbero apparse comuni, permeando le singole idee, dominando la musica e la parola ma al contempo trovando l'accordo tra corpo e nota. La "danza" gode di una singolare forma, a volte didascalica, ma ricca di quel profilo dell'esistenza nello scovare la regola tra volume ed intensità, fagocitando la musica al movimento, respirando quell'essenzialità necessaria alla concentrazione, misurando i gesti e contrapponendo allo stile contemporaneo una forte base classica che riporta il tutto ad un silenzio religioso, ponendo in evidenza la prestanza fisica di ogni singolo esecutore. Una strada si è aperta, mediante l'arte, ad un fondamento così quotidiano che non può non far pensare ad altri viaggi di estrema attualità, all'aver perso la retta via nella convinzione che la propria esistenza stia producendo momenti di smarrimento, il fermarsi per poi incontrare nuovamente altra strada da percorrere in un inesorabile cammino che, volente o nolente, è sempre da riprendere. Ad inizio serata un doveroso e grato minuto di silenzio è stato indirizzato dal Direttore del ballo Frédéric Olivieri all'étoile scaligero nonché immenso Maestro, Roberto Fascilla, a poche ore dal suo "viaggio" eterno, come preludio al balletto e segno esplicito della fine di un certo mondo.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Sabato, 26 Gennaio 2019 15:51

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