WORKWITHINWORK
coreografia di William Forsythe
musica di Luciano Berio
Duetti per due violini, vol. 1 (1979-83)
scenografia e luci di William Forsythe
con i ballerini di Aterballetto
costumi di Stephen Galloway
messa in scena di Francesca Caroti e Allison Brown
produzione Fondazione Nazionale della Danza
ROSSINI CARDS
coreografia di Mauro Bigonzetti
musica di Gioachino Rossini
con i ballerini di Aterballetto
consulenza musicale e pianista Bruno Moretti
costumi di Helena Medeiros
luci di Carlo Cerri
produzione Fondazione Nazionale della Danza, Fondazione Teatro Comunale di Modena
Interpreti: Noemi Arcangeli, Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla, Alessandro Calvani, Martina Forioso, Johanna Hwang, Philippe Kratz, Marietta Kro, Ina Lesnakovski,Valerio Longo, Ivana Mastroviti, Riccardo Occhilupo, Giulio Pighini, Roberto Tedesco, Laura Nicole Viganò, Serena Vinzio, Chiara Viscido
Trieste, Politeama Rossetti 13 maggio 2014
Il codice coreografico dell'americano Wiliam Forsythe e quello di Mauro Bigonzetti si confrontano in modo serrato, tra antitesi e similitudini, nella performance "Workwithinwork / Rossini cards" che l'Aterballetto ha riservato a Trieste per la chiusura del cartellone Danza del Teatro Stabile regionale. Un confronto che si è esteso anche alle partiture, rispettivamente di Luciano Berio e di Giochino Rossini, regalando un dittico di grande intensità espressiva votato all'esplorazione delle potenzialità dell'espressione corporea.
L'ensemble italiano di prestigio internazionale ha ancora una volta testimoniato il suo impegno nella danza intesa come "dinamica e forma nello spazio", che parla attraverso un linguaggio assoluto in una quête continua di purezza estetica e dialogo con l'elemento musicale.
Cullato emotivamente ma pure analiticamente dai Duetti per due violini, vol. 1, Forsythe si affranca da ogni convenzione, estrapolando dalle tecniche classiche plasticità e movimenti di esasperato atletismo. I danzatori sono numerosi (diciotto), così come caleidoscopiche sono le traiettorie delle loro figure dai costumi colorati ma minimali: appaiono come corpi in assestamento che, inizialmente, non danzano all'unisono ma ostentano gesti sgraziati e vorticosi. S'impongono altresì come corpi in libertà in pas de deux, de six, de huit ... in momenti statici. Anarchici, ricchi di pathos, insofferenti, anelanti a sposare l'energia di quella "musica nervosa, deflagrata in un universo di brevi frammenti" intertestuali, escono dalla scena dopo l'esibizione o rimangono a guardare gli altri.
Bigonzetti risponde a tale imprevedibilità interpretando le categorie della musica rossiniana come un catalogo dionisiaco delle emozioni umane. In un divertissment di potente creatività le cards citate nel titolo sono immagini buffe, drammatiche, quotidiane, sensuali, spensierate che si susseguono a ritmo incalzante sul palcoscenico, celando tra tanta geometrica ed astratta leggerezza asperità tecniche e virtuosismi. Lo spettatore rimane piacevolmente sorpreso soprattutto dalle "cartoline" più ironiche e corali della performance: la cena elegante a lume di candela, inondata dal vitalismo di un'aria rossiniana, che si anima con una particolarissima coreografia di corpi seduti dove tutto può succedere e la clownerie finale del serpente formato da ballerini nerovestiti che scherzano sull'ouverture della Gazza ladra.
Elena Pousché