Billy Wilder IL PRINCIPE DI GALLES VA IN VACANZA Lindau, Torino, pp.223, € 18,00 (CINEMA - Alberto Pesce)
Di Billy Wilder ebreo austriaco dislocatosi ventenne a Berlino ma nel 1933 via oltre Atlantico in quel di Hollywood, ben conosciamo sue scaltrite regie di iconoclasta arguzia e scioltissimo ritmo, esemplari tra le altre Viale del tramonto, L'asso nella manica, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo, L'appartamento, Prima pagina. Ma anche più indietro, tra il 1926 e il 1933, di Wilder, reporter di giornali berlinesi, è analogo stile. Si gingilli biografico "ballerino a pagamento", morbido gigolò per un valzer o una polka a servizio di rotondette signore sole. O si diverta a pizzicare reportage, café chantant, uniformate strade, pulizie notturne, schemi di lavoro, in una affrescata Berlino di vorticosa vita artistica. O tra sottile arguzia schizzi gustosissimi ritratti, clown Charlie Rivel "trasposizione tridimensionale di Chaplin", eclettico Grock ballerino- giocoliere-saltimbanco, vis comica con "un viso coooosì triste", Fedor Saljapin "pazzo per Toscanini e Rachmaninov", Claude Anet (ben lungi dal pensare che nel 1957 ne avrebbe tratto Arianna), Erich von Stroheim dagli sbalzi d'umore (però Wilder lo stima "come ci teniano ai cactus e ai levrieri"), soprattutto (tanto che nel 1997 antologizza servizi di Wilder l'editore tedesco lo privilegia a titolo del libro) quel Principe di Galles arcistufo della vita di corte, in un ranch canadese da alba a notte finalmente felice "funny boy". O, poltrona al buio, recensisca film o testi teatrali, cincischi su Marlene Dietrich, analizzi compitissimo prime esperienze sonore. Wilder è già presagio d'un talento a venire, pronto a ben colorire figure ed ambienti da commedia brillante entro cui far scivolare in profondità, senza quasi darlo a vedere, ammaliziato humour e graffiare sornione su istituzioni e stereotipie avventurati casi della vita e balorda ocaggine degli uomini.
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