Franco Ferrini C'ERA UNA VOLTA IL CINEMA Gremese, Roma, euro 15.00, pp. 238 (CINEMA - Alberto Pesce)
C'era una volta il Cinema, titolo non a caso calcato su C'era una volta in America di Sergio Leone. Assieme a Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli, Franco Ferrini ne ha firmato la sceneggiatura. E del film non manca di evocare i trent'anni di gestazione a cominciare dalla smania di Leone di filmare Mano armata scritto da un gangster ebreo a Sing Sing, e poi la ricerca di location nel deserto della Monument Valley, "l'inseguimento della fisionomia giusta" da parte di Robert De Niro, i "misteri insoliti" del suo finale sorriso, sino addirittura ad almanaccare un'onirica divagazione "leonina" in giuria di Cannes 1974. Ma, divagando aneddotico tra storie e ritratti dietro le quinte, con quella sua scrittura piacevolmente colloquiale, d'ondivaghi approcci, colorata nei dettagli, pizzicata di battute, Ferrini rammemora tra l'altro anche l'apprendistato in coppia con Oldoini, alle prese con Sordi o con Verdone per Acqua e sapone, lo specializzarsi in soggetti d'azione e d'orrore, specialmente lungo il ventennale sodalizio con Dario Argento, da Phoenomena (1985) a Il cartaio (2004), i mille incontri con protagonisti, dentro e fuori dei set, il Sergio Corbucci di un cinepanettoni con "lo zampino di Hitchcock", Anthony Quinn "anche più grande e grosso che sullo schermo", Nino Manfredi "re Lear della Ciociaria", Derek Jarman e il suo Blu d'unico fotogramma, Vanessa Redgrave, Laura Betti, Renato Zero, Suso Cecchi D'Amico "Lady Sceneggiatura", Massimo Dallamano fotografo. Prima di aggiungere in appendice una lunga serie di film catalogati per temi e scherzosamente giudicati con brevi, non più di sei parole, raccontini zen, Ferrini infila una trentina di briosi "Fegatelli", sfiziosetti scorci-ritratto di attori, produttori, registi, anche sua madre.
Alberto Pesce
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