Jon Fosse TRE DRAMMI VARIAZIONI DI MORTE, SONNO, IO SONO IL VENTO Titivillus Editore, 2012, Euro 14.00
Le parole galleggiano nella pagina, i dialoghi fra i personaggi sono rubati, registrati da un buio dell'anima che non dà respiro, le storie narrate (se così si può dire) non ci appartengono e verrebbe voglia di dire ci respingono. Se ipersonaggi di Beckett erano piccolo borghesi che parlano e fantasticano come raffinati intellettuali del Novecento; i personaggi di Fosse sono gente comune che parla e fantastica come gente comune, non umili, ma folk, people. «Di questo essere e parlar comune Fosse ha fatto grande poesia: i personaggi sono tutti nelle parole che dicono, prive di sottotesto, psicologie o significati nascosti. Nei loro discorsi una disseminazione di così, ecco, cioè, ma, poi: parole di appoggio proprie del parlare quotidiano. L'attore non ha griglie psicologiche o di altro tipo a cui aggrapparsi, deve accogliere i suoni delle battute. Le emozioni nasceranno dall'incontro fra il corpo-voce dell'attore e i suoni e ritmi del testo», si legge nelle note che accompagnano il volume. E per rendersene conto basta avventurarsi nella lettura, basta farsi prender da quel turbinio di parole, da quei personaggi che stanno in piedi proprio grazie alle parole e dopotutto si legge nel saggio Quel buio luminoso: «Quando Fosse incomincia a scrivere per il teatro è come se il linguaggio liberasse qualcosa nel suo io, come se la scena stessa – spazio e tempo – costituisse la materia per i suoi drammi e contenesse le condizioni primarie che determinano l'esistenza umana». Infondo con Fosse noi siamo le parole che diciamo, il linguaggio è carne e sangue, è sostanza di anime, di personaggi di cui sappiamo quello che dicono e le azioni che questo die provocano... null'altro. E questo è spaventoso...
Nicola Arrigoni
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