Massimo Lechi L'ERESIA DEL DOLORE. IL TEATRO DI ANTONIO TARANTINO. Titivillus Editore, 2012, Euro 15.00
Antonio Tarantino è autore enigmatico e non solo per la sua fulminea parabola teatrale, è autore che è al tempo stesso corpo estraneo rispetto al cursus studiorum di molti scrittori ma anche integrato in una tradizione scenica che richiama nomi come quelli di Pisolini e Testori. Militante politico, pittore, drammaturgo e infine attore, Tarantino è figura sfuggente e proteiforme, capace di imprevedibili metamorfosi artistiche. La sua opera, dalla Tetralogia delle Cure a Materiali per una tragedia tedesca, da Gramsci a Turi a La casa di Ramallah, ha scardinato le strutture della tradizione, mentre la sua lingua ha rappresentato una sfida per almeno due generazioni di teatranti italiani. La monografia, a cura di Massimo Lechi, ricostruisce una delle più sorprendenti esperienze letterarie e artistiche del teatro italiano contemporaneo, evidenziando le peculiarità di una scrittura indomabile e vorticosa, e le oscure suggestioni di un immaginario in cui il mito e il sacro, l'ideologia e la sofferenza terrena si confondono nel magma della Storia. Un percorso articolato, che attraversa l'analisi dei testi e si arricchisce di materiali inediti, accompagnati dalle parole dello stesso Tarantino e dei protagonisti e testimoni di un irripetibile caso teatrale. E dopotutto nei testi di Antonio Tarantino si respira una forza narrativa e poetica che non hanno eguali, una capacità di leggere presente e storia recente con una prospettiva inusitata, con un'ironia e una comicità spiazzanti. Il confronto con la drammaturgia di Tarantino è sempre e comunque un duello sia per chi decide di portare in scena i suoi testi sia per lo spettatore che vi assiste. C'è un dolore che pervade i personaggi e le storie drammatiche di Tarantino che impongono di trattenere il respiro.
Nicola Arrigoni
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