di Ferran González, Alícia Serrat, Joan Miquel Pérez
con Marta Belloni, Cristian Ruiz, Stefania Pepe e al pianoforte Antonio Torella
traduzione Bruno Fornasari, Daniele Vagnozzi
musiche Ferran González, Alícia Serrat
traduzione liriche Daniele Vagnozzi, Marta Belloni, Bruno Fornasari
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Fabrizio Visconti
coreografie Angelo Di Figlia
assistenti alla regia Denise Brambillasca, Daniele Vagnozzi
direzione musicale Antonio Torella
regia Bruno Fornasari
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
Teatro Filodrammatici di Milano dal 7 al 26 maggio 2019
Dirò come colui che canta e spinge
Immaginiamo per un attimo di poter operare un sotterfugio cronogeografico e di tornare indietro di poco più di un secolo: nel 1898, per esempio. Visualizziamoci proprio lì, al numero 8 del vicoletto Auf dem Rain ad Augusta, il 10 febbraio di quell'anno. Probabilmente vedremmo Sophie Brezing con le prime doglie ed il futuro celebre drammaturgo Bertolt Brecht, ancora con la fontanella, deciso a venire al mondo, contrazione dopo contrazione. Spostiamo quindi le pedine oltre l'Atlantico, in un civico qualunque di una casa qualunque di un quartiere qualunque a... Mount Pleasant? Esatto! Dove comincia Broadway! Credete davvero che Brecht sarebbe resistito al vorticoso turbine del musical che in quegli anni si stava innalzando? Forse no.
E forse non avrebbe disdegnato "APPICCICATI – Un musical diverso". Lo spettacolo nasce in Spagna, tratto da una storia vera e dall'eccentrica fantasia di Ferran González. Il caso è quantomai semplice: un ragazzo e una ragazza saltano le tappe nel bagno di una discoteca e rimangono letteralmente incollati, come il torrone ai molari superiori. L'ospedale pare l'unica via di salvezza. Ma perché "diverso"? Magari strano oppure... straniato! Ecco! Straniato! Con un'infermiera che esordisce tirando in causa il pubblico e ricordandogli che non può comportarsi come vuole, con attori che interpretano personaggi che si fingono attori che pretendono gli applausi deve per forza essere straniato. Uno spettacolo che andrebbe in scena lo stesso, anche a botteghino chiuso. In questa compagnia dal retrogusto pirandelliano sembra esserci una vera e propria gerarchia di ruoli. Solo gli attori, figure sacre, sanno che le controscene sono importanti, che bisogna mantenere quella "tensione" fino alla fine della performance, che il pubblico vede tutto! La scelta di Fornasari di isolare il pianista al telefono, probabilmente a swippare su Tinder, nelle scene dialogate è quindi degna di nota. A lui è toccato solo un misero personaggio (che la parte la fa il numero di battute!) da cui cerca di distaccarsi, allungando inesorabilmente la pièce che sembra comporsi quasi sul momento. Stefania Pepe, che a questa critica ha ricordato l'eccellente Michelle Gomez, è l'attrice che scende a compromessi, ovviamente malvolentieri, che accetta la parte dell'infermiera solo per tirare a campare ed avere un ulteriore, valido motivo per lamentarsi. Non è abituata a cambiare personaggio durante lo stesso spettacolo e infatti i catastrofici, esilaranti effetti si vedono e apprezzano. Costretta perfino a pubblicizzare un monopattino e un trapano per sponsorizzare la troupe, che sta in piedi per miracolo, approfitta del dietro le quinte per rimpiangere Čechov, che il vero teatro è un altro! Gli autori classici, quelli veri, stanno morendo secondo l'attrice e forse subiscono il colpo di grazia quando vengono da lei citati uno dietro l'altro, senza tregua.
Gli unici a rimanere veramente appiccicati, anche nei loro ruoli, sono Cristian Ruiz e Marta Belloni che mostrano encomiabili capacità tecniche unite ad una lodevole cifra stilistica. I due personaggi vendono un'immagine da loro estremamente diversa e forse quello di rimanere attaccati è un distorto contrappasso dantesco. Per i nostri Paolo_73 e thereal_Francesca l'amore non esiste ai tempi di Badoo, non è sul copione, l'autore non l'ha aggiunto. Se lo costruiscono da soli, inconsapevolmente, palesando argomenti che ancora tendono ad essere nascosti nelle tasche posteriori dei pantaloni.
Un applauso generale a tutto il cast che riesce a divertire, in modo trash ma disciplinato, un pubblico di qualsiasi età, stupendo con l'eccellenza tecnica nelle principali branche artistiche da palcoscenico.
Giovanni Moreddu