Un'enorme cassaforte come casa del vecchio Don Pasquale che assomiglia un po' a Scrooge del
Racconto di Natale di Charles Dickens, Norina fa il verso a Marylin Monroe e il dottor Malatesta è un
dandy gay friendly: sono questi alcuni dei tasselli del
Don Pasquale coloratissimo e comicissimo di Andrea Cigni. Fuori dai denti, capiterà ancora raramente di potere apprezzare un allestimento simile per complessità scenica e raffinatezza esecutiva nel pur lodevole circuito di
OperaLombardia.
Don Pasquale di Donizetti – ripreso dal circuito lombardo – è infatti nato in Francia e in Francia ha goduto di non pochi elogi da parte di critica e pubblico, oltre che di un budget produttivo importante. La storia di Don Pasquale che fa di tutto per mantenere il proprio patrimonio, vede il vecchio taccagno imporre al nipote Ernesto una donna da lui scelta come sposa, quando il giovane è in realtà innamorato di Norina. Davanti al rifiuto deciso di Ernesto di sottostare alle volontà dello zio, Don Pasquale lo disereda, ma - complice la regia del dottor Malatesta - il vecchio don Pasquale si troverà a sposare Norina sotto false sembianze e poi a ripudiarla perché attentatrice al suo patrimonio con spese dissennate. Il lieto fine ovviamente è di rigore per pace dei giovani amanti e tranquillità del taccagno don Pasquale. Su questa vicenda che vive della tradizione del teatro comico da Plauto su su fino alla Commedia dell'Arte e oltre, Andrea Cigni costruisce uno spettacolo di rara raffinatezza, in cui i personaggi sono connotati comicamente fino alla caricatura, ma con la capacità di stare quel passo indietro necessario perché nell'eccesso non si cada mai nel cattivo gusto, tutto si tiene con magica leggerezza e un gusto per il bel teatro e il divertimento che raramente capita di vedere e godere. Metallico e spento è il mondo di Don Pasquale, tanto è colorato, sgargiante quello di Norina, Ernesto e il dottor Malatesta. Norina compare dondolandosi su una corona di fiori, leggendo Vogue col ritratto di Berlusconi sullo sfondo di un cielo azzurro, Ernesto è un dandy anni Cinquanta con scarpette e racchetta da tennis e maglioncino scollato a V, il dottor Malatesta è un dandy con cappottone blu elettrico, bombetta. Il contrasto fra il mondo in cassaforte di Don pasquale e quello
en plein air dei giovani innamorati è parallelo a quello che oppone i vari personaggi offrendo al pubblico una coerenza analitica e una mappatura visiva che non solo rassicura, ma permette di lasciarsi andare, gioire delle gag, della comicità da applauso che Don Pasquale suscita fra colombe che volano, farfalle, cambi scena che puntano sullo stupore divertito di chi assiste, ma evidentemente anche di chi le ha concepite: il regista Andrea Cigni e lo scenografo Lorenzo Cutùli. Tutto il cast vocale ben si adegua al disegno registico, mostra buone doti attoriali, oltre che solide capacità vocali che danno a questo Don Pasquale in stile francese ma con gusto italiano una sua compattezza e coerenza estetica che conquistano e ridanno all'opera buffa il suo smalto e obiettivo: far ridere, divertire e alla fin fine regalare una serata piacevole di musica e teatro come devono essere. Chapeau!
Nicola Arrigoni