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regia Andrea Cigni

MADAMA BUTTERFLY - 
regia Andrea Cigni

"Madama Butterfly", regia Andrea Cigni. Foto ENNEVI, Arena di Verona "Madama Butterfly", regia Andrea Cigni. Foto ENNEVI, Arena di Verona

Rassegna autunnale Viaggio in Italia nel tempo e negli stili
Tragedia giapponese in 3 atti di Giacomo Puccini
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Cio-Cio-San Yasko Sato 
Suzuki Manuela Custer 
Kate Pinkerton Lorrie Garcia 
F.B. Pinkerton Valentyn Dytiuk 
Sharpless Mario Cassi 
Goro Marcello Nardis
Il Principe Yamadori Nicolò Rigano 
Lo zio Bonzo Cristian Saitta
Il Commissario imperiale Salvatore Schiano di Cola
L’Ufficiale del registro Maurizio Pantò
La Madre di Cio-Cio-San Sonia Bianchetti 
La Cugina di Cio-Cio-San Manuela Schenale
Direttore Francesco Ommassini
Regia Andrea Cigni
Scene Dario Gessati
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Paolo Mazzon
Maestro del Coro Vito Lombardi
Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
ORCHESTRA CORO E TECNICI DELL'ARENA DI VERONA
Allestimento della Fondazione Arena in coproduzione con l’Hrvatsko Narodno Kazalište (Teatro Nazionale croato di Zagabria)
Verona, Teatro Filarmonico 15 dicembre 2019, (altre date 17-19-22 dicembre)

www.Sipario.it, 17 dicembre 2019

Il sogno tragico di Cio-Cio-San

Una Madama Butterfly, onirica e sognante, ha raccolto un grande successo di pubblico per la rappresentazione del capolavoro pucciniano che ha debuttato al Teatro Filarmonico di Verona domenica 15 dicembre 2019 nel nuovo allestimento coprodotto da Fondazione Arena e l’Opera Nazionale croata: sul podio Francesco Ommassini e regia di Andrea Cigni, nel suo esordio veronese, assieme allo scenografo Dario Gessati e la costumista Valeria Donata Bettella e in collaborazione con l’areniano Paolo Mazzon alle luci. Si è conclusa così la rassegna autunnale Viaggio in Italia, progetto a incastro tra teatro lirico e musica sinfonica che voleva esplorare a campione la produzione musicale italiana dal '700 al '900. Idea vincente che ha permesso alla struttura operativa teatrale dell'Arena di Verona di fidelizzare il suo pubblico veronese e, nello stesso tempo, di lanciare un messaggio di vitalità creativa e funzionale.
Chiusura affidata al dramma giapponese di Giacomo Puccini, in uno struggente allestimento essenziale di Andrea Cigni, quanto mai rievocativo dell'intima cultura nipponica esemplificata da un bosco in movimento, da una continua pioggia di petali e da una piccola struttura mobile, la casetta di Butterfly. La capacità evocativa della regia ha avuto il merito con gesti semplici di significare i tanti richiami alla cultura orientale che il musicista lucchese ha riversato con sapienza magistrale nella partitura. Puccini si documentò minuziosamente sui vari elementi culturali e musicali dell'Estremo oriente, da pochi decenni disvelatosi all'Occidente, che aveva ritenuto necessario inserirvi: in questo venne aiutato particolarmente da una nota attrice giapponese, Sada Yacco, e dalla moglie dell'ambasciatore nipponico in Italia facendosi descrivere usi e costumi del popolo giapponese. E questa ricerca musicale e culturale traspare in questo allestimento al di là delle forme e ruoli consolidati, esemplificato dalla figura di Suzuki a cui è affidata la funzione di custodia di Buttefly e testimone dei riti della cultura spirituale del mondo scintoista. E qui sta la particolarità dell'idea di Andrea Cigni, che fa assumere alla sua Butterfly un ambito interpretativo culturale, aldilà di una collocazione cronologicamente impostata: un gonna più o meno lunga per le donne e una giacca e una maglia per gli uomini non fa mutare l'essenza del dramma pucciniano. Il destino amaro di Cio-Cio-San, universale e amaramente di attualità viene riassunto in un prendersi gioco dei sentimenti, quello del matrimonio a tempo, che le usanze giapponesi codificava, ben documentato dalla novella di Pierre Loti Madame Chrysanthéme (1887) fino al dramma omonimo di David Belasco del 1902. Ma l'ispirazione fondatrice che traspare in palco è affidata al potere immaginario della rievocazione di fantasmi, fondativo della cultura nipponica. Se l'immaginario è parte della realtà, esso stesso è realtà: ecco, quindi, la comparsa di fantasmi, spiriti tipici della cultura arcaica orientale, che hanno una esistenza e un corpo proprio. La forza del desiderio e dell'immaginazione li fa esistere. Cio-Cio-San è parte di questa cultura che ci mostra nel suo scrigno dei ricordi, fatto di piccoli oggetti quotidiani ma simbolici, dai simulacri degli antenati e dall'incombente presenza della arma paterna. Butterfly va alla ricerca un sogno di riscatto e si rifugia nel sogno dell'amore per sfuggire la realtà sordida e atroce di geisha. Ma spesso la bellezza e il sogno si rivelano ingannatori, pericolosi, malefici. Ecco l'essenza del sogno di Buttefly nell'attesa dell'arrivo di Pinkerton, nel momento in cui il coro muto, diventa colonna sonora alla proiezione video essenziale e commovente dell'incontro immaginato e rivissuto, e successivamente amplificato dalla coreografia degli spiriti dell'Intermezzo del II atto con spettri incombenti sul destino di tutta la vicenda.
Musicalmente ineccepibile la lettura di Francesco Ommassini, impostata alla ricerca di sonorità che ci raccontano di un’altra geografia musicale, ma ricerca condotta con la resa di eccesso di volumi che ha coperto, spesso e volentieri, le voci in tutto il primo atto.
Buona prova del cast guidato dal soprano giapponese Yasko Sato, esperta ormai nel ruolo quasi da identificarsi nella protagonista. Dotata di buon fraseggio, di un bel canto spiegato anche se si presenta la resa un pò limitata nei filati e corta nell'emissione degli acuti, che le inducono a troncare il momento conclusivo di Un bel dì vedremo. Eppure modernamente suggestivo e drammaticamente costruito il suo personaggio tale da far partecipare emotivamente gli spettatori alle sue sventure. Buona volontà ha dimostrato il giovane tenore (28 anni) ucraino Valentyn Dytiuk con buone doti sul canto spiegato, ma con un fraseggio ancora da perfezionare. Personaggi chiave rappresentanti di mondi culturalmente lontani in questa lettura registica lo Sharpless, reso dal baritono Mario Cassi con voce pastosa e curata, che ha dato voce all'America, coloniale e conquistatrice; accanto, ma con significato diametralmente opposto, la Suzuki di Manuela Custer, austera nelle suoi canti di preghiera, custode della tradizione e della solitudine di Buttefly, e nel contempo allegra complice del sogno di felicità nel duetto dei fiori con la protagonista.
I personaggi di contorno hanno contribuito alla resa dello spettacolo: buona resa attoriale il Goro di Marcello Nardis come adeguati gli altri interpreti, Lorrie Garcia (Kate Pinkerton), Nicolò Rigano (Yamadori), Salvatore Schiano di Cola, (Commissario imperiale), Cristian Saitta (zio Bonzo), Maurizio Pantò (Ufficiale del Registro), Sonia Bianchetti (madre di Cio-Cio-San), Emanuela Schenale (cugina di Cio-Cio-San). Coro ben istruito Vito Lombardi impegnato visivamente e musicalmente nel primo atto e presenza evocativa nel Coro a bocca chiusa quale colonna sonora alla video proiezione del sogno d'amore di Butterfly. Pieno successo di pubblico che ha dimostrato affetto per gli artefici in un titolo capace sempre di toccare le corde della commozione degli spettatori.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Giovedì, 19 Dicembre 2019 08:31

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