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NABUCCO - regia Andrea Cigni

"Nabucco" - regia Andrea Cigni. Foto Teatro Verdi, Trieste "Nabucco" - regia Andrea Cigni. Foto Teatro Verdi, Trieste

Musica di Giuseppe Verdi
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera.
Dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e dal ballo Nabuccodonosor di Antonio Cortesi
Ed. musicali: E. F. Kalmus & Co., New York
Maestro Concertatore e Direttore Christopher Franklin
Regia Andrea Cigni ripresa da Danilo Rubeca
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Simona Morresi
Assistente ai costumi Veronica Pattuelli
Disegno luci Fiammetta Baldiserri
Maestro del Coro Francesca Tosi
Interpreti principali Personaggi e interpreti I e II Cast

Nabucco Giovanni Meoni (18, 20, 22, 26 / I) Stefano Meo (19, 24 / I)
Abigaille Amarilli Nizza (18, 20, 22, 26 / I) Kristina Kolar (19, 24 / I)
Ismaele Riccardo Rados (18, 20, 22, 26 / I) Motoharu Takei (19, 24 / I)
Zaccaria Nicola Ulivieri (18, 20, 22, 26 / I) Gianluca Breda (19, 24 / I)
Fenena Aya Wakizono
Abdallo Andrea Schifaudo
Anna Rinako Hara
Il Gran Sacerdote di Belo Francesco Musinu
Allestimento del Teatro Ponchielli di Cremona in coproduzione con il Teatro Grande di Brescia e il Teatro Fraschini di Pavia.
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, Teatro Verdi 18 gennaio 2019

www.Sipario.it,  21 gennaio 2019

Un Nabucco in stile "belcanto"

Non è la prima volta che si incrociano a Trieste gruppi di giovanissimi spettatori di varie fasce di età sparsi nei vari ordini di posti del Teatro Verdi. Un gruppetto era proprio seduto davanti al mio posto, in platea, di età compresa tra i 10 e i 12 anni, impettiti e orgogliosi nei loro vestiti eleganti. Erano accompagnati da un insegnante e da qualche genitore, li ho visti muovere la bocca al momento del "Và pensiero", imparato forse a scuola durante qualche ora di musica. Del resto non c'è nulla di strano assistere alla pur intrigata trama del Nabucco che sostanzialmente si esemplifica nei buoni contro cattivi, con un cattivo re che viene tradito dalla figlia adottiva, che gli ruba il trono per vendicarsi della figlia legittima minore, che condanna a morte i buoni, per concludersi con la redenzione di questo re cattivo che si libera dalla prigionia momentanea e dalla perdita di senno che l'aveva colpito per voler essere più potente di un Dio. Questo re malvagio libera i buoni, resi schiavi dalla figlia cattiva che, alla fine, muore. Sono strutturate in questa maniera tante trame di romanzi fantasy che affascinano e coinvolgono il mondo dei giovani lettori, cultori di saghe narrative ambientate in mondi variamenti assortiti tra passato storico e futuro prossimo venturo. Chi li avrà preparati? Che esperienza ne hanno tratto da questa immissione nell'evento "teatro", per eccellenza, degli adulti?
Il Nabucco verdiano in cartellone a Trieste il 18 gennaio, in corso fino al 26 gennaio con l'alternanza di due cast, era proposto nell'allestimento a firma di Andrea Cigni, prodotto nel 2014 dal Teatro Ponchielli di Cremona per il Circuito Lirico Lombardo, qui ripresa da Danilo Rubeca, che aveva riscosso unanimi consensi proprio per essere rispettoso della tradizione ma nello stesso tempo evocativo, sobrio, essenziale. Lo stesso Cigni spiegava, in una sua intervista, il suo Nabucco: "Si compone apparentemente di una grande sala racchiusa dal 'muro del pianto' di Gerusalemme. Questo luogo simbolico è costantemente aggredito da un'altra cultura, quella babilonese che si inserisce con alcuni elementi dentro a questo spazio, di fatto trasformandolo. Alla fine i pochi elementi presenti in scena rappresenteranno il cavallo di Nabucco che sarà anche divinità con alcuni elementi aggiunti, il trono/città e un sudario. La fissità apparente della scena è resa in realtà mutevole grazie alle pareti suddivise in quattro settori scorrevoli, percorsi da tagli attraverso cui filtra la luce." Scene realizzate da Emanuele Sinisi e costumi di Simona Morresi fatti di drappeggi neutri e spartani per il popolo ebreo e le stoffe lucenti dominate dal blu cangiante per Nabucco e la sua gente. Abigaille si distingue per una veste senza tempo viola, con corsetto rinforzato tipo corazza, e da una cappa a piume nere che diventa oggetto di scena, più volte manipolato. Luci a cura di Fiammetta Baldiserri, giocate dall'alto e con tagli traversali che esaltano le tinte dominanti delle scene e dei costumi.
Christopher Franklin direttore, americano di origine ma italiano di formazione, alla guida dell'Orchestra del Teatro Verdi è riuscito a trovare una sua originale interpretazione, recuperando quelle che sono state le coordinate musicali dell'opera, ai tempi in cui Giuseppe Verdi compose il Nabucco. Erano i modelli del Rossini serio, in primis con il suo Mosè, (tanto simile per struttura musicale e gioco delle parti), di Donizetti con le complesse vocalità drammatiche femminili che in alcuni ruoli prevedono colorature impervie. Fralklin parte proprio da questi elementi, alleggerendo le sonorità orchestrali, togliendo gli eccessi e smorzando i salti di ritmo, il tutto dando eleganza alla struttura musicale. Ne ha fatto un pò le spese l'incisività degli inserti del coro diretto da Francesca Tosi e, in questo modo, il Và pensiero è scorso come uno dei tanti numeri musicali dell'opera, pur nella suggestione della messinscena creata con un lento e impercettibile avanzamento dei coristi verso il proscenio con un'unica illuminazione a fiammelle. Di conseguenza anche le voci, si sono adeguate a questa linea di lettura, indirizzate verso una linea belcantista. Il risultato conseguenziale è stato l'Agibaille di Amarilli Nizza non sguaiata, misurata che, pur scontrandosi con le asprezze che il canto richiede, fatto di salti di ottave e vocalità aspra, le ha risolte con professionalità, aggirandole, senza puntature, anche se una certa limitazione della linea di canto comincia a farsi percepire, specie in un ruolo che lascia l'artista abbastanza allo scoperto. Accanto a lei il Nabucco di Giovanni Meoni, dotato di voce e di buon volume, dal timbro gradevole e musicalmente ineccepibile, dotato di elegante legato e di buona emissione. Ricorda gloriosi "Nabucchi" di tempi recentemente passati, nella sua interpretazione pervasa di autorità fin dal momento dell'entrata in scena. Gli ha fatto da contraltare, lo Zaccaria di Nicola Ulivieri, al suo doppio debutto nel ruolo di basso in una opera di Verdi, (tenendo presente anche una sua incursione in Oroveso, di due anni fa a Macerata). Nella lettura di Franklin, il suo Zaccaria è stato quello in cui più si percepiva la vicinanza ai modelli antecedenti Verdi. Si è dimostrato ampiamente a suo agio nella parte, anzi dimostrando pieno possesso delle qualità richieste per quel tipo di vocalità, solida, con dizione chiara, ottimo fraseggio pratica acquisita anche dalla sua frequentazione con i ruoli rossiniani. Hanno fatto da cornice ai tre principali protagonisti dell'opera, l'Ismaele di Riccardo Rados, con buoni mezzi vocali che, senza alcun sforzo, ha saputo qualificare il suo personaggio ossia, quel tipo di tenore ricco di agilità che si evolverà nel corso delle opere del giovane Verdi. Con intensità di timbro da promettente mezzosoprano è stata caratterizzata l'interpretazione di Aya Wakizono che ha dato una Fenena caparbia e audace nelle sue scelte, meritatissimo è stato l'applauso al termine della sua aria "Oh dischiuso è il firmamento". Completano il cast vocale Abdallo di Andrea Schifaudo, Anna di Rinako Hara e il Gran Sacerdote di Belo di Francesco Musinu, che hanno dimostrato professionalità e competenza nello svolgimento di questi ruoli non per nulla trascurabili.
Applausi finali calorosi per tutti gli interpreti e artefici dello spettacolo, da parte del pubblico triestino che ha fatto registrato il tutto esaurito anche per tutte le repliche programmate.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 22 Gennaio 2019 01:00

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