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LOHENGRIN - regia Claus Guth

Lohengrin Lohengrin Regia Claus Guth

di Richard Wagner
Direttore Daniel Barenboim, Regia Claus Guth, Scene e costumi Christian Schmidt, Coreografia Volker Michl, Luci Olaf Winter, Drammaturgia Ronny Dietrich, Maestro d'armi Renzo Musumeci Greco
Heinrich der Vogler René Pape, Lohengrin Jonas Kaufmann, Elsa von Brabant Annette Dasch (7) Ann Petersen (11, 14) Anja Harteros (18, 21, 27), Friedrich von Telramund Tómas Tómasson, Ortrud Evelyn Herlitzius, Der Heerrufer des Königs Zeljko Lucic
Teatro alla Scala, Milano 7-27 dicembre 2012

www.Sipario.it, 31 dicembre 2012

Apertura della stagione scaligera all'insegna di Wagner con il Lohengrin diretto da Daniel Baremboim, a celebrare il bicentenario della nascita del compositore tedesco che cadrà nel 2013. Culmine della celebrazione sarà la messinscena della tetralogia completa di Der Ring des Nibelungen (L'anello del Nibelungo) con una formula vicina alla concezione del maestro che ne aveva prevista l'esecuzione in quattro serate consecutive. A Milano il Ring, consistente in un prologo, Das Rheingold (L'oro del Reno) e tre giornate, Die Walküre (La Valchiria ), Siegfried (Sigfrido) e Götterdämmerung (Crepuscolo degli dei), sarà in scena dal 17 al 22 giugno 2013, quindici ore di musica in sei giorni con replica dal 24 al 29, per la gioia degli appassionati wagneriani.
Se L'Anello del Nibelungo, espressione della massima potenza creativa wagneriana in termini sia musicali che drammaturgici, può mettere alla prova lo spettatore impreparato, il Lohengrin è un'opera che ha deliziato iniziati e neofiti, incantando le folle al punto da rendere la definizione di "autore del Lohengrin" sinonimo di Wagner. Il compositore, che ha scritto sia la partitura che il libretto, ha tratto ispirazione dalla tradizione letteraria tedesca, in particolare dal Parzival, poema epico medievale di Wolfram von Eschenbach, oltre che dalle antiche saghe germaniche, di cui era conoscitore ed estimatore.
Definita una fiaba dal finale tragico e ambientata nel X secolo in Brabante, sulle rive della Schelda, la vicenda tratta di Elsa, ingiustamente accusata di aver ucciso il fratello per usurparne il trono e salvata da Lohengrin, che si presenta su una navicella trainata da un cigno. Promessa sposa all'eroe, a patto di non chiederne mai il nome e la provenienza, Elsa è istigata dalla perfida Ortrud e dal di lei marito Friedrich von Telramund, che a quello stesso trono aspiravano, a formulare la fatale domanda che si era impegnata a non porre mai. Costringe così Lohengrin a rinunciare alla sua missione ed all'amore per tornare da dove era venuto: figlio di Parzival, re del Graal, è inviato a combattere il male sotto la protezione di una forza divina il cui effetto svanisce quando l'eroe rivela il proprio nome.
Il regista Claus Guth, che ha curato l'edizione scaligera, ha trasposto gli eventi nel periodo stesso in cui l'opera è stata composta, cioè a metà dell'Ottocento, con un gap temporale di quasi mille anni rispetto alla concezione originaria. In linea con questa impostazione costumi e scenografia, che presenta nel I e nel II atto la facciata di una casa a ringhiera a più piani, con tante porte che si affacciano sul ballatoio. Nel III atto, invece, a suggerire l'immagine delle rive della Schelda, ecco un canneto con tanto di pozza d'acqua in cui immergersi.
Ottimi gli interpreti: il bravo e bello Jonas Kaufmann, sempre molto gettonato dalle fans, è un Lohengrin attuale e moderno, Elsa è resa con intensità da Anja Harteros, vittima di una malefica influenza che le ha impedito di debuttare la sera del 7 dicembre e che, per colmo di sfortuna, ha colpito anche la sostituta Ann Petersen. È già mitica la performance di Annette Dasch che, come Lohengrin risponde al richiamo di Elsa e la salva, accorre in soccorso della rappresentazione scaligera, sopraggiungendo di notte da Francoforte. Dopo un'unica prova la mattina stessa della prima, l'intrepida soprano si è esibita la sera con una straordinaria interpretazione, meritando l'ovazione del pubblico e gli encomi sulle pagine dei giornali. Un elogio anche a Evelyn Herlitzius, l'infernale Ortrud, a Tómas Tómasson, il suo succube consorte, ed a René Pape, l'imperatore Heinrich der Vogler.

Myriam Mantegazza

Ultima modifica il Lunedì, 18 Marzo 2013 11:26
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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