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regia Robert Wilson

MADAMA BUTTERFLY - 
regia Robert Wilson

"Madama Butterfly", regia Robert Wilson "Madama Butterfly", regia Robert Wilson

di Giacomo Puccini
Regia:     Robert Wilson
Direzione Musicale:    Giacomo Sagripanti
Cio Cio San         Ana Maria Martinez - soprano
Suzuki                  Eve Maud Hubeaux -  mezzo
Pinkerton            Giorgio Berrugi - tenore
Sharpless             Laurent Naouri - baritono
Goro                     Rodolphe Briand - tenore
Yamadori             Tomazs  Kumiega - baritono
Lo zio Bonzo         Robert Pomakov - basso
Jakuside                Jian Hong Zhao -  baritono
Commissario Imperiale  : Chae Wook Lim - baritono
Madre di Cio Cio San : Laura Agnoloni - mezzosoprano
Opera de Paris- Bastille dal 17 settembre al 13 novembre 2019

www.Sipario.it, 23 ottobre 2019

Ben quattordici rappresentazioni, in un teatro, quello della Bastiglia, dotato di 2300 comode poltrone, sempre tutte occupate, con gente fuori a caccia di biglietti. Ad occhio, questa Madame Butterfly verrà vista da circa 30 mila persone, quasi un pubblico televisivo. All'incirca lo stesso pubblico che ha visto, sempre alla Bastiglia, I Puritani, che vedra'nei prossimi mesi Don Carlos e La Traviata e in maggio- giugno Rigoletto e La Boheme. Questo quanto all'eccellente stato di salute dell'Opera italiana a Parigi. E' con questo cartellone che il Sovrintendente Stephane Lissner (che a Parigi è arrivato dalla Scala e l'anno prossimo lascera' Parigi per il San Carlo di Napoli) ha deciso di celebrare i 350 anni dell'Opera de Paris. E con la qualità che gli consentono la grande tradizione del Teatro e gli oltre 200 milioni di euro di cui dispone l' Opera de Paris, uno dei piu'ricchi teatri al mondo (il bilancio della Scala si aggira intorno ai 120 milioni, poco più della metà). E veniamo all'opera.
Madame Butterfly è un'opera tentatrice. Facile buttarla sul sessismo (Pinkerton il rapace e cinico consumatore di sesso), sulla triste condizione delle donne nei paesi soggetti al dominio coloniale-imperialista e in generale nel mondo; o sull'impatto devastante di culture diverse quando l'una si impone sull'altra. Wilson ha saputo evitare tutto questo, come del resto c'era da aspettarsi. Chi lo conosce sa che la sua unica preoccupazione è il rigore formale, la corrispondenza delle scene (bellissime) e del gesto allo spirito dei personaggi e dell'opera. Niente sociologismi, l'arte non puo'essere ridotta a manifesto. Nel suo scrupolo filologico, Wilson ha voluto al suo fianco una coreografa giapponese, Suzushi Hanayagi, che ha trasposto sulla scena l'enigmatica fissità del  teatro 'Noo" giapponese. Chi conosce Wilson sa che questo e'pane per i suoi denti: ricordo ancora Berti, il Radames dell'Aida del 2014 a La Monnaie di Bruxelles lamentarsi dei crampi che gli erano venuti per la fissita' plastica alla quale per ore lo aveva costretto Wilson. Applauditissima, Ana Maria Martinez ha fatto la parte del leone, dominando la scena con voce e presenza: una soprano la cui voce – delicatetissima e ricca di  sfumature – si adattava alla perfezione alla squisita e tormentata personalita'di Cio Cio San. Alla fine dell'aria "Un bel di' vedremo...." la sala è esplosa in una memorabile ovazione, non abituale per il composto pubblico della Bastille. Superbo anche il Console (Sharpless), interpretato dal baritono Laurent Naouri, discreto, ambiguo, grande presenza scenica e grandissima voce sempre ben controllata, mai un gesto ne' una tonalità di troppo. Eccellente Pinkerton (Berrugi, che ha iniziato come clarinettista all'Orchestra sinfonica di Roma per poi diventare tenore apprezzato in molti dei maggiori teatri del mondo), anche se qualcuno gli ha rimproverato, forse non a torto, qualche eccesso tenorile, che del resto ben si adatta alla irresponsabile fatuità del personaggio. Bravi tutti gli altri, bellissimi i costumi di Frida Parmeggiani ed eccellente la direzione musical di Giacomo Sagrioanti, che conferma la squisita sensibilità musicale già dimostrata alla Butterfly della Fenice di alcuni anni fa e in tante altre occasioni, malgrado la sua giovane età. Vedere all'estero tanto interesse e tanta cura nell'allestimento di opere italiane fa un gran bene: ci indica una delle (tante) cose da cui ricominciare.

Attilio Moro

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Ottobre 2019 21:47

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