venerdì, 08 novembre, 2024
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TRAVIATA (LA) - regia Simon Stone

"La Traviata", regia Simon Stone. Foto Vahid Amanpour "La Traviata", regia Simon Stone. Foto Vahid Amanpour

Direzione Musicale: Giacomo Sagripanti
Regia: Simon Stone
Violetta: Nadine Sierra                              
Flora: Marine Chagnon
Annina: Cassandre Berthon
Alfredo: Rene’ Barbera
Padre: Ludovic Tezier
Barone Douphol: Alejandro Vieltes
Marchese D’Obigny: Frorent Mbia
Dottor Grenvil: Vartan Gabrielan
Orchestra e coro dell’Opera National de Paris
Opéra Bastille, Parigi dal 21 gennaio al 25 febbraio 2024

www.Sipario.it, 14 febbraio 2024

A Parigi, dove è di casa, La Traviata gode di ottima salute. E’ questa la sua diciannovesima rappresentazione all’Opéra. Tutti esauriti i 2745 posti della Bastille. Su 12 serate, arriviamo ad occhio intorno ai 30 mila spettatori. Niente male.

Occorre dire che  da qualche tempo l’Opéra de Paris va sul sicuro. Da Bizet a Massenet, a Puccini, a Verdi, è tutto un susseguirsi di Carmen, di Traviate, di Manon, di Tosche… Con qualche rara (relativa) audacia, come la Vestale di Spontini in programma per maggio. 

Questa Traviata non è affatto male. Buona la regia, azione vivace, disinvolta, serrata, bei costumi, luci piene, buona distribuzione dei personaggi in scena e buona performance dei cantanti. La Sierra  sbalordisce per altezza di acuti e corposità di voce. Anche se, sembra a volte compiacersi della eccezionale capacità dei suoi polmoni. La regia, dunque. Stone l’aveva ideata nel 2019, e fu subito un successo. Amante della modernità, ha voluto che la storia dell’innamoramento, della separazione e della finale riconciliazione di Violetta con  Alfredo venisse scandita da un fitto scambio di whatsapp, proiettati su uno schermo luminoso. Occorre dire che questa iniezione di tecnologica modernità sembra contrastare con gli aspetti (e i personaggi) più trivialmente ‘retro’ della vicenda. Intendo: con il perbenismo di Germont padre, e con il piglio campagnolo (sottolineato dal trattore che compare in scena nel secondo atto) di Germont figlio, anche egli, del resto, personaggio convenzionale e di vedute limitate. Ma in fondo perché no?: la rivoluzione digitale ha dato nuovi strumenti, ma non ha certo emancipato gli uomini dai pregiudizi, dal conformismo amorale e dalle debolezze umane che si sono radicati nel corso di tante generazioni. Il personaggio che meglio sta nei propri panni mi è parso Germont padre, il baritono francese Tezier. Buona voce e credibile figura di Tartufo.  Rene’ Barbera (Alfredo) è un buon tenore, “di testa” come si diceva un tempo, quindi un po’ fragilino, ma esprime bene il carattere umorale e instabile del personaggio. Della Sierra si è già detto. Aggiungerei che, pur non avendo una voce granché ricca di sfumature, interpreta comunque bene l’evoluzione di Violetta, dalla spensierata leggerezza della mondana, ai palpiti umanissimi della moribonda, non compiacendosi troppo dei gorgheggi e delle cabalette a cui, nelle sue opere più popolari, spesso indulgeva Verdi. Eccellente la direzione orchestrale, sempre attenta a valorizzare il canto e precisa  nella esecuzione delle ouvertures. Scomode le poltronissime a 220 euro della Bastille.

Attilio Moro  

Ultima modifica il Giovedì, 15 Febbraio 2024 06:35

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