Radames
Libretto Péter Eötvös
Musica di Péter Eötvös
Con testi di András Jeles, László Najmányi,
Manfred Niehaus, Antonio Ghislanzoni
Editore Schott Music
Rappresentante in Italia
Edizioni Suvini Zerboni Sugarmusic SpA
Prima rappresentazione
05.03.1976, WDR Musiktheaterfestival Köln
Interpreti
Regista d’opera Céline Steudler
Regista di teatro Alexander Kaimbacher
Regista di film Javid Samadov
Attore/Radames Rafał Tomkiewicz
Cameraman Salvador Peréz
Direttore di scena Damien Liger
Costumista Marion Noëlle
PRIMA ITALIANA
Lohengrin
Libretto Salvatore Sciarrino Tratto da Jules Laforgue
Musica di Salvatore Sciarrino
Editore Casa Ricordi, Milano
Prima rappresentazione 15.01.1983, Piccola Scala Milano
Interpreti
Elsa/Lohengrin Céline Steudler
Coro: Tenore Alexander Kaimbacher, Baritono Salvador Pérez, Basso Javid Samadov
Apparizione Lohengrin Rafał Tomkiewicz
Direzione musicale Yannis Pouspourikas
Regia Bruno Berger-Gorski
Scenografie e costumi Dirk Hofacker
Luci Samuele D‘Amico
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Allestimento Theater Orchester Biel Solothurn
Coproduzione Theater Orchester Biel Solothurn, Fondazione Stiftung Haydn
Foto: Sabine Burger / TOBS
Bolzano, Teatro Comunale, Oper.a 2020 Fondazione Haydn Stiftung 19 gennaio 2020
Un dittico del secolo scorso. A Bolzano per Oper.a 2020 Radames di Péter Eötvös e Lohengrin di Salvatore Sciarrino sul senso del teatro d’opera tra passato e futuro.
I due atti unici Radames con testo e musica del compositore ungherese Péter Eötvös del 1976 e Lohengrin di Salvatore Sciarrino del 1983, una cooproduzione Theater Orchester Biel Solothurn (Svizzera), costituiscono il dittico inaugurale questa della stagione di Oper.a 2020, Angel or demon, promossa dalla Fondazione Haydn di Bolzano a cura di Matthias Lošek al Teatro Comunale di Bolzano. Il pubblico viene fatto accomodare direttamente sul palcoscenico allestito con una gradinata per contenere 200 persone al massimo. La messinscena di Dirk Hofacker è tutto racchiusa in un piccolo palco quintato, orchestra ridotta ai minimi: solo tre strumentisti per Radames (tastiera, trombone e sax), più nutrita, un complesso da camera d'archi e fiati, per il Lohengrin di Sciarrino. Composizioni del secolo scorso si potrebbe ben dire, e se l'intento della rassegna d’opera sia quello di raccontare la nostra contemporaneità forse sarebbe più opportuno rimarcare che questi due atti unici raccontano una storia del teatro d’opera passato. Già, perchè il Radames del compositore ungerese Péter Eötvös è stata messa inscena per la prima volta al Musiktheaterfestival Köln nel 1976 in un contesto di grande difficoltà finanziarie per i teatri tedeschi costretti a ridimensionare organici e progetti. Si tratta di una parodia, regia di Bruno Berger-Gorski, su una impossibile Aida da metter in scena con i pochi mezzi disponibili, tanti tecnici, registi, ma scarsi gli artisti: un cantante, controtenore, che può far tutto, Aida e Radames contemporaneamente basta girare il copricapo, e tre strumentisti, un pianista direttore, un sax e un trombone. Certo le difficoltà di allestire un'opera sono state oggetto anche di comiche composizioni del melodramma da Cimarosa a Donizetti, e la pieces di Eötvös si muove, tra Singspiel e Sprachgesang, con sarcasmo, per celebrare l'annunciata morte del teatro d'opera, concludendosi con la morte del tenore stesso, ossia con la vocalità che più si identifica con il mondo lirico. Simpatica e divertente con un alternanza di multilinguismo tra italiano inglese tedesco che amplifica le nevrastenie dei ruoli delle singole funzioni in scena, rispettivamente il regista d'opera (Céline Steudler), da film (Javid Samadov) e il regista di teatro (Alexander Kaimbacher) che assieme all'attore Radames (Rafał Tomkiewicz) sono gli unici che cantano. Dato di osservazione: non improbabile ma possibile che si possa assistere ad un futuro più che prossimo ad un allestimento tale dell'Aida di Giuseppe Verdi, secondo le regole dal Regietheater, teorizzate proprio in quegli anni. E si ritorna all'illusione romantica dei sogni degli eroi dei drammi teatrali con il Lohengrin di Sciarrino (1983) tratto da un poema, Moralités Légendaires di Jules Laforgue poeta crepuscolare, compenetrato dall'estetica dello spleen, della Francia di fine Ottocento. Sogno di un amore perduto rievocato, qui, da un letto di manicomio, con apparizione dello stesso fantasma di Lohengrin, recitato sul filo di voce da Céline Steudler, tra l'altro artista stabile del Theater Orchester Biel Solothurn dove si è esibita di recente nel ruolo di Tatjana in Eugene Onegin. Pazzia e follia che permea tanto repertorio del teatro lirico, differenti per epoca ma affini per suggestioni anche sceniche. Recitazione accompagnata dalla musica rarefatta di Sciarrino evocata dai complessi d'archi dell'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretti da dietro le quinte da Yannis Pouspourikas che compare al rito finale degli applausi con il classico frac di gala: se il teatro è un rito almeno che lo sia fino in fondo. Applausi di cortesia da un pubblico d'età, che non ha riempito la totalità dei posti disponibili: la strada è lunga e tutta in salita se si vogliono portare i giovani all'opera.
Federica Fanizza