Oratorio grottesco per soli, coro di voci bianche, coro misto e orchestra su testo di Mimmo Borrelli
Prima esecuzione assoluta - commissione del Teatro di San Carlo
Musica: Giorgio Battistelli
Inaugurazione Stagione Sinfonica 2012-2013
Direttore: Tito Ceccherini
Maestro del Coro: Salvatore Caputo
Direttore del Coro di Voci Bianche: Stefania Rinaldi
con Alexander Kaimbacher, Urban Malmberg, Valeria Sepe
Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Teatro di San Carlo, Napoli dal 28 al 29 settembre 2012
Esiste una regola per definire la composizione contemporanea? Come possiamo permetterci, oggi, di giudicare musica ben scritta e musica scritta male? Forse, l'unico strumento dovrebbe essere: il manuale della nostra sensibilità di poeti, cioè esseri umani in grado di percepire la più astratta delle arti.
E, visto che si parla di apocalissi e di napucalissi, ci siamo permessi di aferizzare la "n' ", per presentare questo discorso.
Giorgio Battistelli e Mimmo Borrelli, sono i due commissariati, è il caso di dirlo, dal Teatro di San Carlo per la composizione, della musica il primo e dei versi il secondo, dell' oratorio grottesco per Soli, Coro misto, Coro di voci bianche e Orchestra: Napucalisse.
Il piano drammaturgico di questa composizione, parte, chiaramente dal titolo, da una ricerca semantica e antropologica del concetto di "Apocalisse", sedimentato nella cultura di un paese, Napoli, con tutte le sue caratteristiche umane, sociali, religiose e storiche; rappresentando con tutti i segni semantici e semiotici l'inferno dell'anima, l'inferno della vita reale e quotidiana, l'inferno che può essere la sopravvivenza sotto la pressante minaccia di una, n', Apucalisse.
Allora la cifra grottesca sarebbe da intendersi nell'innaturalezza, nella caricaturale rappresentazione di andare contro il senso comune innescando una comicità allibita. Ma il risultato è che il grottesco risulta lontano. Eppure, il linguaggio poetico può arrivare in soccorso e stabilire, tramite i piani drammaturgici, i piani di rappresentazione: musicale e teatrale. Tutto in salvezza del grottesco.
Attorno al materiale musicale di chiarissima efficacia e rappresentatività: tremuoti e raggi celesti, il mare calmo e poi agitato, la lava e i suoi sulfurei vapori, l'esplosione della Muntagna, si sviluppano effetti teatrali e compositivi chiari e ben articolati. Eppure, la drammaturgia musicale che il Battistelli conosce benissimo, ma che al Borrelli manca completamente, è sfilacciata e completamente incoerente con i propositi teatrali e musicali, estremamente interessanti da sviluppare. Se si parla di elaborazione di modelli culturali bisogna conoscerli nella loro natura più profonda, e perciò il rapporto magico-religioso di un popolo col fuoco, non prevede mai una catarsi, in quanto il pericolo e il male convivono in un ciclo perenne e di continuo rigenerarsi. Il tempo del rito non è lineare, bensì circolare, e musicalmente lo schema di sviluppo dovrebbe perseguire questo aspetto. Nietzsche paragonava la musica di Wagner ad un oceano dentro cui bisogna saper nuotare, ebbene, abbiamo imparato a inspirare con la bocca ed espirare col naso come le progressioni di grado in grado con gli accordi da 3 a 4 suoni; abbiamo imparato il fondamentale stile "dorso", come la tonica centro del progetto armonico, e passando da stile "rana" a stile "libero", come i passaggi da una dominante all'altra, la composizione contemporanea ha raggiunto nuovi e interessanti moduli e concetti musicali; il mare che bagna Napoli richiede altri stili di nuoto, poiché il suono del suo golfo musicale culla concetti antropologici e concetti storici di approfondita ricerca, antica e moderna. Oggi, sarebbe il caso di ricostruire quei concetti che il '900 ha indebolito, tutto a discapito dello "stile" e della "stilizzazione", qualsiasi esso sia, indebolendo non solo il senso culturale dello scrivere musica, ma il concetto stesso di ritmo teatrale e cioè di ritmo musicale: Il ritmo raffigura l'oscuro fluttuare del sentimento e dell'animo prima che esso si riversi nella parola, oppure dopo che il suono di questo si sia spento. Era Eschilo. Questo senso, a nostro avviso, è del tutto stato ignorato in questa composizione, di pregiatissima fattura, ma drammaturgicamente incoerente, e per certi aspetti inadeguata all'argomento. Se si dichiara di immergersi nelle tematiche oscure e misteriose di una terra che in San Gennaro non attiva solo un culto religioso, ma magico-religioso, bisogna indagarlo in quegli aspetti stessi che la cultura scritta non conosce, quegli aspetti che può l'oralità ancora tramandare, e l'oralità non è un semplice gergo, o una lingua, bensì un linguaggio i cui segni sono, alle volte, anche il silenzio.
Mariano Bauduin