Intermezzo in un atto
Musica di Ermanno Wolf-Ferrari, Libretto di Enrico Golisciani
Prima rappresentazione: Monaco, Hoftheater, 4 dicembre 1909
Edizioni Josef Weinberger Limited, London, Rappresentante per l'italia Casa Musciale Sonzogno di Piero Ostali, Milano,
con Anna Delfino, Filippo Morace, Stelvio Voarino
Maestro Direttore: Giuseppe La Malfa, Regia: Maurizio Sguotti, Scene e costumi: Francesca Marsella, Luci: Amerigo Anfossi
Ensemble Strumentale del Teatro Carlo Felice Di Genova, Pianoforte Gianluca Ascheri
Produzione Teatro dell'Opera Giocosa - ONLUS di Savona
Nuovo allestimento del Teatro dell'Opera Giocosa – ONLUS di Savona
Teatro Comunale G.Chiabrera, Savona dal 9 al 10 novembre 2012
Dopo la violenza esibita e la sessualità esplicita del discusso Capuleti e Montecchi inaugurale, per il secondo titolo della stagione autunnale il Teatro dell'Opera Giocosa gioca la carta dell'essenzialità: Il segreto di Susanna, un titolo fuori dal grande repertorio, gustoso e leggero, che vola via spensierato per un'oretta di placido divertimento. Come nella morale finale dell'intermezzo ("Tutto è fumo a questo mondo"), tutto ciò che alla fine resta dell'allegro vaudeville di Wolf-Ferrari sono una sensazione di stordimento per la rapidità dello sviluppo drammatico e un malinconico sorriso per il significato più profondo di questo gioiellino delle opere da camera.
Senza tentare soluzioni cervellotiche, Maurizio Sguotti svela a poco a poco Il segreto di Susanna – ossia la passione per la sigaretta – con una regia in punta di piedi, che lascia scorrere la vicenda sul filo della musica, con la precisione di una macchina a orologeria. In un intermezzo in cui burle e drammi crescono e si risolvono nel volgere di un pezzo chiuso, il regista – che con la fisicità di Kronoteatro ci ha abituati a ben altri risultati scenici – sceglie con toni leggeri di tratteggiare un ambiente da manicomio all'interno del più classico e stereotipato degli interni borghesi. Aggiornato però al gusto Ikea.
Tra tre pareti delimitate sul fondo da librerie/finestre che paiono grate, il conte Gil e la contessa Susanna mettono in mostra la loro quotidianità fatta di giornali da sfogliare e cuscini da riordinare; una routine qua e là provvidenzialmente animata da qualche scoppio di gelosia. Sante, bonario servitore-psichiatra, con i suoi interventi talvolta asseconda e più spesso stravolge lo schizofrenico ménage dei pazienti, fuma con gusto in compagnia di Susanna (ed è la scena più riuscita di questa edizione) fino a condurre per mano la coppia verso l'immancabile lieto fine.
Senza bisogno di camici o camicie di forza, Sguotti ha buon gioco nel fare passare la sua lettura grazie a un ottimo caratterista come Stelvio Voarino (Sante), che muto come da libretto riesce con la sola mimica a dare il tempo alla coppia protagonista. Il resto sta nella scenografia essenziale ma curata – maniacalmente, appunto – fin nel più piccolo dettaglio e negli efficaci cambi di luce.
Decisamente a proprio agio nel ruolo di protagonista Anna Delfino (Susanna), con voce agile e brillante, mentre fuori forma è apparso il Gil di Filippo Morace, in affanno – sia vocalmente sia scenicamente – soprattutto nei pezzi solisti.
Briosa e scorrevole la direzione di Giuseppe La Malfa, che ha spinto precipitosamente l'acceleratore all'Ensemble strumentale del Teatro Carlo Felice.
Matteo Paoletti