Prima esecuzione New York 14 dicembre 1918
Regia Cristina Pezzoli
Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Scuola voci bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Maestri preparatori Paolo Gattolin, Melitta Lintner
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del coro Stefano Colò
Scene Giacomo Andrico, Costumi Gianluca Falaschi
Luci Cesare Accetta riprese da Andrea Ricci
Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Modena, coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
"IL TABARRO"
Dramma in un atto di Giuseppe Adami Da La Houppelande di Didier Gold
Musica di Giacomo Puccini
Michele, AMBROGIO MAESTRI
Luigi, RUBENS PELIZZARI
Il Tinca, MATTEO DESOLE
Il Talpa, FRANCESCO MILANESE
Giorgetta, ANNA PIROZZI
La Frugola, ANNAMARIA CHIURI
Un venditore di canzonette / Voce di tenorino ROBERTO CARLI
Due amanti ROBERTO CARLI, MARIIA KOMAROVA
Voce di sopranino AZUSA KINASHI
"SUOR ANGELICA"
Dramma in un atto di Gioachino Forzano.
Musica di Giacomo Puccini
Suor Angelica ANNA PIROZZI
La zia principessa ANNAMARIA CHIURI
La badessa GRAZIA GIRA
La suora zelatrice LAURA DE MARCHI
La maestra delle novizie MATILDE LAZZARONI
Suor Genovieffa PAOLA SANTUCCI
Suor Osmina PATRIZIA NEGRINI
Suor Dolcina ALICE MOLINARI
La suora infermiera LUCIA PAFFI
Una novizia STELLA SESTITO
Prima cercatrice SILVIA TIRAFERRI
Seconda cercatrice AZUASA KINASHI
Prima Conversa GILIA DE BLASIS
Seconda conversa MARIA SANDRA PACHECO QUINTERO
Prima suorina MIRIAM GORGOGLIONE
Seconda suorina MARIA CHIARA PIZZOLI
Terza suorina DANIELA CAVICCHINI
"GIANNI SCHICCHI"
Opera in un atto di Gioachino Forzano.
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi, AMBROGIO MAESTRI
Lauretta, FRANCESCA TASSINARI
Zita, cugina di Buoso, ANNAMARIA CHIURI
Rinuccio, nipote di Zita, MATTEO DESOLE
Gherardo, nipote di Buoso, GIOVANNI CASTAGLIUOLO
Nella, sua moglie, GIULIA DE BLASIS
Gherardino, loro figlio,CLAUDIA LIGABUE
Betto di Signa, cognato di Buoso VALDIS JANSONS
Simone, cugino di Buoso, FRANCESCO MILANESE
Marco, suo figlio, FELLIPE OLIVEIRA
La Ciesca, moglie di Marco, ALICE MOLINARI
Maestro Spinelloccio, medico GIANLUCA MONTI
Ser Amantio di Nicolai, notaio ALESSANDRO BUSI
Pinellino, calzolaio ROMANO FRANCI
Guccio, tintore STEFANO CESCATTI
Piacenza, Teatro Municipale 4 febbraio 2018
Una riproposta di messinscena del Trittico pucciniano ha riportato un clamoso successo di pubblico "senza se e senza ma"
"Senza se e senza ma" è stato il successo che ha raccolto a Piacenza domenica 4 febbraio 2018, la replica del Trittico di Giacomo Puccini (Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) nell'allestimento risalente al 2007, con regia di Cristina Pezzoli per i teatri del circuito dell'Emilia Romagna Modena Piacenza e Reggio Emilia. Ed è stata una produzione che ha confermato la felice intuizione di riproporre uno spettacolo che appaga quel pubblico esigente che richiede riconoscibilità della trama, tradizione e bellezza scenica saldamente legate ai dettami del libretto e della musica.
I tre atti unici del Trittico furono rappresentate in prima assoluta il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York con esito sostanzialmente positivo, anche se solo Gianni Schicchi fu accolto senza riserve e rappresentano, ciascuna, precise connotazioni culturali del primo '900, con il verismo trucido rappresentato nel Tabarro, il simbolismo visionario venato dall'alito congiunto dell'amore e della morte espresso nella Suor Angelica e la rivisitazione tra il grottesco e la farsa della rivisitazione del medioevo dantesco. L'appassionato di illustrazioni del Novecento associa al Trittico immediatamente le immagini dei tre manifesti pubblicitari creati dall'illustratore Leopoldo Metlicovitz nel 1918 per la casa Ricordi che raffigurano ciascuno Michele avvolto nel "suo" tabarro, l'ultimo istante di suor Angelica nell'atto della visione, e la raffigurazione di Gianni Schicchi, ognuno con un colore dominante, il verde scuro e il color fango per il Tabarro, l'azzurro dominante su bianco e nero per suor Angelica e il rosso della veste di Gianni Schicchi. Sulle diverse tonalità si gioca anche la scenografia di Giacomo Andrico per caratterizzare i vari ambienti: il barcone di Michele sotto la bassa volta di un ponte dove dominano i colori cupi dei fiumi urbani, le colonne ed arcate di marmo candido per l'ambientazione di Suor Angelica, che si svolge tutta in un unico interno, in cui compaiono, tramite scorrevoli, la fontana dall'acqua dorata, il bancone da erborista di Angelica, le fitte paratie del parlatorio. L'ambientazione marmorea che ospitava il convento viene trasformata, nella terza parte, in camera da letto, dominata da una grande finestra che guarda su Firenze, bella come un albero fiorito, e da un catafalco, armadio cassaforte dove si cela con false sembiante di Buoso Donati, il protagonista. Sanno di mestiere antico queste scene, rassicuranti ed evocatrici. Nulla di particolare sui costumi dei primi due atti di Gianluca Falasci, allora nel 2007 costumista alle prime armi: è nel Gianni Schicchi che fa esplodere tutta la sua inventiva, imprimendo quello che sarà il suo stile con l'uso sapiente del bianco e nero di gusto Liberty, le accentuazioni parodistiche dei singoli personaggi con la esasperazione di alcuni elementi di abbigliamento e trucco, piccoli elementi che creano anche una scala gerarchica tra gli attori in palco. La regia di Cristina Pezzoli, che riprende la sua produzione, è coerente con l'ambientazione temporale della composizione, un primo Novecento che traspare del resto in tutta la linea compositiva che Giacomo Puccini ha voluto tessere su queste trame già per allora alquanto provocatorie ma che rientravano nello stato di essere della cultura di quel inizio secolo.
I cast di contorno erano comuni per i tre drammi e tutti di alta qualità sia interpretativa che musicale. Da segnalare, come portabandiera della fitta schiera di comprimari, il giovane tenore Matteo Desole nel doppio ruolo di Trinca e Rinuccio con bella voce fresca e svettante e, per contrapposizione di ruolo in scena, il vecchio Talpa (Tabarro) e podestà decrepito Simone (Gianni Schicchi) di Francesco Milanese. Nei ruoli maggiori, Ambrogio Maestri, con voce possente e bel equilibrata e dotata di un buon senso del cantabile, è protagonista indiscusso del Tabarro, come desolato e vendicativo Michele, mentre si trova decisamente più a suo agio nel ruolo di Gianni Schicchi dove si trasforma in un misurato e divertente protagonista della beffa con spirito grottesco e umoristico senza cadere della farsa o nella bieca comicità.
Il soprano Anna Pirozzi, che debuttava nelle parti di Giorgetta del Tabarro e di Suor Angelica ha dimostrato di possedere una voce ampia, robusta e musicale che non si perde nelle parti più alte della tessitura, molto attenta a porgere la voce nei cambi di registro, connotandosi sempre di più come soprano lirico spinto adatta per questi i ruoli vocali del tardo ottocento verista senza esagerazioni o sbavature. Se con Giorgetta ha dato una lettura più contenuta e melanconica la sua interpretazione della Suor Angelica è stata tale da suscitare commozione ed emozione nel pubblico, che si è sciolto in un lungo applauso liberatorio e in prolungate ovazioni
Completava il cast principale del Tabarro, il Luigi di Rubens Pellizzari, bella voce di forza e aperta con un buon controllo dell'emissione che è riuscito a rendere con tensione emotiva la sua prestazione.
Elemento di raccordo tra i vari quadri del trittico il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, presente già nella precedente produzione, che ha portato in palcoscenico la sua esperienza nei ruoli che le furono già di allora. Con una bella emissione chiara, distinta e piena di musicalità ha delineato una Frugola del Tabarro sognante e rassegnata, la Zita dello Schicchi intrigante e gabbata; ma certamente ha dominato il ruolo della Zia Principessa nella Suor Angelica, impenetrabile nella connotazione di algida esecutrice testamentaria e latrice della morte del figlio della monaca protagonista.
Ma se tutto questo ha avuto un suo ordine musicale, lo è stato soprattutto per merito del direttore d'orchestra Aldo Sisillo che ha gestito con competenza e musicalità l'Orchestra regionale dell'Emilia Romagna, trovando tonalità musicali morbide, caratterizzando ogni atto con una propria personalità musicale senza mai soverchiare le voci in palcoscenico e facendo emergere alcune sonorità nascoste della scrittura pucciniana come i richiami sottomessi della vita reale dei tre quadri enucleando le sonorità più decadenti e "moderne" della partitura. Come si diceva teatro esaurito, applausi per tutti e pubblico appagato dal punto sia musicale che visivo.
Prossimi appuntamenti con questa produzione a Reggio Emilia e a Ferrara con una successione di cast diversi.
Federica Fanizza