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TOTEIS - regia Mirella Weingarten

"Toteis", regia Mirella Weingarten. Foto Alessia Santambrogio "Toteis", regia Mirella Weingarten. Foto Alessia Santambrogio

Musica di Manuela Kerer
Libretto di Martin Plattner
Direzione musicale Walter Kobéra.
Regia e scene i Mirella Weingarten
Costumi di Julia Müer.
Lighting design Norbert Chmel.
Coro Wiener Kammerchor.
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

Interpreti
Isabel Seebacher (Viktoria Savs)
Verena Gunz (Karola, Vikerl)
Alexander Kaimbacher (Luis, Peter)
Bernhard Landauer (Hansl, Charlotte)
Klemens Sander (Eugen)
Schulplatter/Kameraden Christian Balzamà, Martina Lazzari, Sarah Merler, Matteo Sala
Bolzano, Teatro Comunale, Sala Grande 17 marzo 2022

www.Sipario.it, 20 marzo 2022

Dopo una lunga attesa, finalmente il direttore artistico della rassegna Festival oper.a 2022, Matthias Lošek è riuscito a portare al pubblico di Bolzano l'opera Toteis, composizione di Manuela Kerer su libretto di Martin Plattner. Commissionata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, in cooproduzione con la Neue Oper Wien e la Vereinigte Bühnen Bozen, il dramma musicale Toteis avrebbe dovuto costituire il gran finale della stagione operistica Angel or Demon, del 2020. Bloccata dalla pandemia una settimana dalla prima assoluta prevista per il 13 marzo 2020, fu presentata per la prima volta il 15 settembre a Vienna con un organico orchestrale ridotto, riscuotendo grande successo tra pubblico e critica. Finalmente è stata riprogrammata in questa rassegna d'opera 2022, a cura della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, riscuotendo una favorevole accoglienza e successo da parte di un pubblico variamente composto per età che ha riempito la platea del grande teatro Comunale di Bolzano per uno spettacolo di non facile comprensione. Si tratta di un dramma in musica che la compositrice altoatesina Manuela Kerer e il librettista austriaco Martin Plattner hanno creato attorno alla vicenda di Viktoria Savs (1899-1979), giovane donna austriaca, che prestò servizio come soldato a sedici anni nella Prima Guerra Mondiale. Il titolo Toteis indica il ghiaccio morto che si stacca dal ghiacciaio attivo: un’allusione alla gamba amputata a Viktoria Savs nel 1917 al fronte. E’ una vicenda insolita, carica ancora di incertezze e ambiguità che recenti ricerche biografiche e documentarie non hanno ancora dissolto. Nel 1914, all'inizio del conflitto, con il padre, caporale delle milizie territoriali austriache, richiamato alle armi, Viktoria chiese e ottenne di arruolarsi per seguirlo al fronte dolomitico, ottenendo il permesso di combattere col nome Viktor/Vikerl. La sua identità di donna era conosciuta solo ad un ristretto giro di ufficiali. Perse una gamba in un azione, ed è qui che inizia la leggenda di «eroina delle Tre Cime». La propaganda dell'Impero la esaltò come mito di guerra, per poi scordarsi di lei. Nel 1933 la Savs fu membro del Partito nazista austriaco, fuorilegge in quel periodo in Austria, e dal 1938 operò per la Wehrmacht, tornando a prestare servizio tra i soldati nella Seconda guerra mondiale sul fronte orientale. Partendo dai fatti storici, il librettista Martin Plattner, giovane drammaturgo austriaco, con la sua capacità di demitizzare la Storia, racconta la sua vita attraverso una costruzione drammatica di non facile e immediata comprensione, costruita sempre al presente, con salti temporali e narrativi con i quali induce alla riflessione sulla problematica dei rapporti complessi e ambigui di opportunità politica, sulla metodi di costruzione dell’odio verso il nemico, ma anche verso se stessi, come l'insensatezza della guerra con i suoi ruoli ben codificati, o la propaganda che crea eroi e li dimentica quando non sono più funzionali alla causa. I fatti storici si incastrano sulla memoria rievocata dalla protagonista come fantasmi confusi, in un sorta di gothic novel dove i personaggi sono sempre crudeli con se stessi e con gli altri senza alcuna maniera di catarsi, in una sorte di prigionia della memoria. E del resto Viktoria è prigioniera di sé stessa nella sua convinzione di essere donna che ha bisogna di riconoscimenti che solo i circoli maschili e la cultura della memoria della guerra, le possono riservare, come la necessità di farsi mantenere da un regime, per la sua invalidità, qui rinfacciata. Le note biografiche nel dramma sono sintetizzata da tre momenti cronologici, 1967, 1917, 1941. Nel 1967, nella ricorrenza del Sacro Cuore, Viktoria si ritrova, al ritmo dei Schuhplattler, con compagni d'arme ricordando le sue gesta di quel giugno del 1917, condividendo l'ossessione della neve, della perdita della gamba, con il convincimento che quella perdita sarà il passaporto per la sua riconoscibilità sociale. Tra i commilitoni, emerge Hans, oggetto di scherno da parte dei suoi compagni, sul quali il librettista ha inteso indurre una riflessione sulla omosessualità, piuttosto che proiettarla su Viktoria. E inquieta ancor di più quegli accenni al 1941, alla sua coscienza del dovere che la conduce a collaborare con le SS sul fronte orientale lungo, come riporta il libretto, quelle linee ferroviarie dove transitavano convogli pieni di uomini, non sappiamo quanto fosse consapevole del contenuto quei trasporti. Ricordi di quel 1917 nei quali emergono fantasmi in cui lei si duplica e nei quali si rispecchia come giovane ragazza ponendosi in confronto con se stessa e con il padre. La musica di Manuela Kerer è parte integrante di questa struttura narrativa complessa, che si regge su annotazione timbriche dominate dalle percussioni capace di definire sensazioni ambientali (la bufera di neve) con diversi espedienti musicali quali il raschio degli archi e l'uso di fiati che producono aria più che suono. La direzione musicale di Walter Kobéra (già artefice della rappresentazione viennese) ha accompagnato l'Orchestra Haydn in questo ambito di sonorità spinte all'estremo nell'uso degli strumenti. Tempi irregolari su cui si inseriscono melodie popolari, qualche sparso accenno di accordi armonici, che rievoca un tempo antico; qui il canto si fa canto parlato, connotato da una robusta e concitata declamazione che non richiede grandi estensioni vocali, risolte piuttosto sull'utilizzo della vocalità controtenorile, per amplificare l'ambiguità del discorso drammaturgico dello scambio sessuale. Domina su tutti i personaggi, la voce e la presenza del soprano Isabel Seebacher quale Viktoria Savs che agisce in prima persona per tutta la durata dello spettacolo (90 minuti) voce impostata su un registro centrale a cui va il merito di aver delineato una figura complessa anche scenicamente. Tra i personaggi di contorno emerge il controtenore Bernhard Landauer nel duplice ruolo di Hansl e di Charlotte (Lotti); il mezzosoprano Verena Gunz (Karola, Vikerl), il tenore Alexander Kaimbacher (Luis, Peter), il baritono Klemens Sander (Eugen) contribuiscono alla definizione del dramma in musica. Regia e allestimento è stato curato da Mirella Weingarten, operativa come scenografa in altri progetti allestiti per le rassegne di Oper.a a Bolzano (Wally e Writing on the skin) che realizza una struttura con camminamenti a balze, bianche striate di sangue, su cui i personaggi si inerpicano, che rappresenta nello stesso momento una montagna, le bancate dell'osteria, una casa, dove trova posto il coro di pochi elementi con i loro pupazzi in grandezza naturale amplificando la dimensione grottesca e deforme dei personaggi. I costumi di Julia Muer sono contestuali alla cronologia della vicenda, ma sono i segni dei volti degli attori che li trasformano in fantasmi, morti che camminano, reduci da una guerra ma anche dal teatro della Storia.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 21 Marzo 2022 00:11

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