di Giuseppe Verdi, direttore: Patrick Fournillier
regia: Cristina Mazzavillani Muti, scene: Italo Grassi, Vincent Longuemare, costumi: Alessandro Lai
con Irina Dubrovskaya / Loukia Spanaki, Francesco Malapena / Andrea Carè, Nicola Alaimo
Ensemble di Micha van Hoecke
Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Ravenna, Teatro Alighieri, dal 13 al 21 giugno 2008
E la signora Muti fa morire Violetta
in un labirinto di luce
E' una Traviata completamente astratta quella del Ravenna Festival con la regia di Cristina Mazzavillani Muti e la direzione di Patrick Fournillier. Via gli arredi, via il coro che nelle feste è collocato ai lati del proscenio e nei palchi, statica presenza come quella della tragedia greca: nulla di più antiverdiano, perché tutto in Verdi è movimento, ma funzionale all'idea della regia, che vuole esaltare il dramma di Violetta , isolandolo nella dimensione di un mito tragico in chiave moderna.
La musica regge bene questa trasposizione e dimostra la propria capacità di espressione universale. Le luci la realizzano, con l'inventiva e la tecnica consumata di Vincent Longuemare, autore delle scene con Italo Grassi: lame di luce trafiggono la scena, sfumano e si trasformano in diversi colori, creano ambienti e atmosfere morali. Un gioco di specchi isola Violetta in un labirinto interiore; lo spazio è anche eco che si trasforma attraverso discrete manipolazioni elettroacustiche. La suggestione, specie nell'ultimo atto, dove la recitazione, incerta all'inizio, migliora, ha punte vive.
Violetta ha la voce e la figura bionda di Irina Dubrovskaya: quasi una rivelazione. Quel che non convince sono i balletti che sostituiscono gli invitati alle feste; né il pianista che preludia valzerini prima di ogni atto. Il direttore, con l'Orchestra dell'Emilia-Romagna, contribuisce al successo, e soprattutto gli altri due cantanti: lo squillante tenore Francesco Malapena e Nicola Alaimo, un baritono di classe notevole.
Paolo Gallarati