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82 PIETRE - regia Simone Corso e Adriana Mangano

Antonio Alveario in "82 Pietre", regia Simone Corso e Adriana Mangano. Foto Giuseppe Contarini Antonio Alveario in "82 Pietre", regia Simone Corso e Adriana Mangano. Foto Giuseppe Contarini

di Simone Corso
(spettacolo vincitore de I Teatri Del Sacro 2019)
Regia di Simone Corso e Adriana Mangano
Interpreti: Antonio Alveario, Simone Corso e Adriana Mangano
Disegno luci: Renzo Di Chio
Allestimento: Mariella Bellantone
Assistente alla regia: Stefania Catalfamo
Costumi: Cinzia Preitano
Foto di scena: Giuseppe Contarini
Comunicazione: Marta Cutugno
Produzione: Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri
Al Clan Off Teatro di Messina 16-17 novembre 2019

www.Sipario.it, 18 novembre 2019

I lavori di Simone Corso, 29enne drammaturgo di Patti, cui piace essere al centro dei suoi spettacoli come attore e/o regista, prendono spunto da fatti di cronaca o da dicerie popolari dai caratteri soprannaturali. Contrada Acquaviola n.1 vede padre-figlio in un luogo inquinato dalla vicina raffineria di idrocarburi di Milazzo; Vinafausa. In morte di Attilio Manca ruota attorno alla strana morte d'un giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto fatto fuori, pare, dalla cosca mafiosa di Bernardo Provenzano dopo essere stato operato ai reni; Lo scoglio del Mannaro diventa un isolotto di fronte a Patti abitato da un mago il cui spirito malvagio si risveglia con le vesti d'un lupo mannaro. Adesso il suo recente lavoro, 82 pietre (vincitore nel giugno scorso della 6ᵃ edizione de I Teatri del Sacro ad Ascoli Piceno) è andato in scena al Clan Off Teatro di Messina con la regia dello stesso Corso e di Adriana Mangano, entrambi protagonisti assieme ad Antonio Alveario. Lo spettacolo, manco a dirlo, prende spunto da un fatto realmente accaduto ad una ragazza lapidata per adulterio ad Hama, in Siria. Si chiamava Karima ed è morta dentro un fosso in mezzo al deserto uccisa da 82 pietre che le sono state tirate contro dai soldati dell'ISIS. La sua unica colpa era quella di essere stata violata da un uomo prima del matrimonio. Mentre moriva, una videocamera filmava la sua morte e il video, caricato poi sulla rete, ha totalizzato 82 mila visualizzazioni in poche ore.- Sulla scena minimale di Mariella Bellantone (un piccolo scrittoio in primo piano con annessa lampada, sedia e bandiera tricolore e sul fondo l'idea d'una stanza con tavolo e due sedie) raffigurante la stazione di comando dei carabinieri di un'immaginaria Altarupe, uno dei comuni più alti della Sicilia da dove si scorge l'Etna nei giorni di bel tempo, giunge nottetempo con un freddo che taglia le ossa per l'abbondante nevicata, una ragazza nuda (la stessa Mangano) con un sacchetto in mano pieno di 82 pietre e il brigadiere Sciacca (lo stesso Corso) che poi le catalogherà per colore forma e dimensioni. La ragazza non parla, non profferirà verbo per tutto lo spettacolo che fugge via in lampo di 50 minuti e il suo corpo verrà coperto da un plaid recuperato dallo zelante militare. Il quale non riuscendo a cavarle una sola parola avverte telefonicamente il suo superiore di questa misteriosa presenza. Giunto in caserma, il maresciallo Fugazzotto, cui dà vita un attempato Antonio Alveario molto aderente al ruolo per gestualità e scilinguagnolo colorito dagli accenti siculi, anche lui cerca di capire come quando e perché quella ragazza si trovi in quel pizzo di montagna sperduto. Il graduato le procura un vestito della moglie, le fa avere dei panini e dei cornetti che mai metterà in bocca, ingurgitati poi dai due carabinieri che somigliano in alcuni momenti a quelli interpretati con certa ilarità dallo spavaldo Vittorio De Sica e dal timido Roberto Risso (che si esprimeva in veneto) in Pane amore e fantasia e Pane amore e gelosia. Passata la prima notte alla meno peggio, nel secondo giorno non riuscendo a venire a capo di nulla, il maresciallo vuole informare il magistrato di turno, portando con sé in caserma il giornale del giorno, spulciato dal curioso brigadiere che leggerà la notizia d'una ragazza lapidata in Siria etc.etc...che intanto sparirà nel buio. Niente paura. Quel corpo era il fantasma di Karima o d'una entità che voleva far sapere al mondo le atrocità che ancora si perpetuano nel nostro terzo millennio.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Novembre 2019 06:44

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