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ANTROPOLAROID - regia Tindaro Granata

Antropolaroid Antropolaroid Regia Tindaro Granata

di e con Tindaro Granata
spettacolo in dialetto siciliano, antico e moderno
rielaborazioni musicali Daniele D'angelo
direzione tecnica Margherita Baldoni e Guido Buganza
luci e suoni Matteo Crespi
Teatro Astra di Vicenza, 22 febbraio 2013

www.Sipario.it, 27 febbraio 2012

Lo spettacolo Antropolaroid sembra sfogliare una a una le pagine di un album di famiglia in cui vengono rappresentate quattro generazioni e svelate intime faccende private e segreti nascosti.
Scritto e interpretato dal giovane attore Tindaro Granata, lo spettacolo evoca una saga familiare siciliana in cui quattro generazioni si passano il testimone nel gioco della vita che si riscopre ciclica col suo continuo ritorno di eventi, amori, nascite ma anche errori e fatiche.
È l'ultima generazione ad avere il compito di narrare gli eventi al pubblico che diventa quasi un amico a cui, finalmente, confessare tutto.
Il racconto comincia con la triste storia del bisnonno, Francesco Granata, malato di cancro, che preferisce il cappio al collo ad una morte lenta e dolorosa. Prosegue con il nonno Tindaro che gioca d'azzardo, beve e picchia la moglie. Poi il padre, Teodoro Granata, falegname, uomo onesto e lavoratore.
Le varie vicende familiari si intrecciano e fanno i conti con una presenza esterna e costante, la mafia, con la quale ogni Granata ha avuto a che fare senza avere mai il coraggio di opporsi, macchiandosi di delitti o accettando l'omertà o accordi illegali pur di lavorare.
Solo l'ultima generazione, rappresentata da Tindaro, ha il coraggio di sfidare apertamente il sistema malavitoso e bloccare così il circolo vizioso che da generazioni la sua famiglia continuava a portare avanti. Ma queste scelte impongono anche dei pegni da pagare: abbandonare la Sicilia per trovar fortuna altrove e realizzare finalmente i propri sogni, libero e senza paura.
Brillante, ironico e intenso Antropolaroid è uno spettacolo fresco, ben architettato nel ritmo e nelle pause, coinvolge perché racconta storie d'amore e delitti, di vita e di morte, storie di scoperte e paure, di sogni e di angosce, storie che inevitabilmente riescono a coinvolgere per il loro essere umanamente universali.
La scenografia composta di elementi minimali come un telo bianco e una sedia, viene sfruttata per ricreare ambienti, interlocutori e oggetti utili allo svolgimento narrativo.
La regia è costruita con l'uso di flash narrativi e di un montaggio serrato e il monologo si trasforma spesso in dialogo grazie alla naturalezza con cui l'attore riesce a interpretare e fare interagire i vari personaggi in scena.

Degna di nota è l'operazione di recupero linguistico che Tindaro Granata compie su alcuni personaggi facendoli parlare con un dialetto molto antico, oggi perduto tra le nuove generazioni siciliane.

Uno spettacolo che parte dal cuore e al cuore vuole arrivare, senza intermediari, diretto, limpido, onesto, come onesto è chi si mette "a nudo" davanti a degli estranei e a loro vuole regalare una parte di sé, in modo gratuito, e, inevitabilmente, anche doloroso.

Valentina Dalll'Ara

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 08:47

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