di Laura Giacobbe
Scene di Mariella Bellantone
Musiche originali di Mario Incudine
Luci di Antonio Rinaldi, Video di Alessandro Gheza
Regia di Laura Giacobbe
Con Antonio Alveario, Mario Incudine, Paolo Molonia, Francesco Natoli
Produzione: Nutrimenti Terrestri
Messina, Pace del Mela 22 e 23 Novembre 2014
Il 15 agosto, giorno di Ferragosto coincide con la festa dell'Assunzione della Santa Vergine, avvenimento particolarmente sentito dalla popolazione messinese ma anche da tantissimi fedeli e gitanti siciliani e calabresi che a migliaia si riversano nella città dello Stretto. Per assistere alla processione della Vara, una macchina votiva ricca di angeli e angioletti su più piani sormontata in cima dal Cristo che tiene in mano il simulacro di Maria Vergine, alta quanto un palazzo di circa 13,5 metri e pesante 8 tonnellate, che viene portata in processione da centinaia di fedeli, di bianco vestiti con cingoli azzurri, tramite lunghe corde che servono a farla trainare per tutta la Via Garibaldi, bagnata da autobotti comunali per facilitarne lo scivolamento, sino a farla giungere nell'attraente Piazza del Duomo. Le immagini in video e in audio di questa festa, ad opera di Alessandro Gheza, dai chiari risvolti antropologici, fanno da sfondo a L'Assunzione, opera prima di Laura Giacobbe (nessuna parentela con chi scrive) qui nelle vesti di interessante autrice e regista, per conto dei Nutrimetri Terrestri, messa in scena nell'Auditorium di Pace del Mela, un paesino collinare della zona di Milazzo ad una quarantina di kilometri a Nord di Messina. Con quelle immagini della processione che fanno capolino nell'appartamento caldo e soft nel design di Mariella Bellantone, giusto nella notte della vigilia di quella festa, ad un professore privato esperto nel preparare tesi universitarie per figli di papà benestanti, interprete Antonio Alveario in un ruolo a lui poco congeniale, abituato com'è a rivestire ruoli esilaranti di grande comicità, riuscendo ugualmente a dargli dei connotati grotteschi, gli si guasta un tubo d'un lavandino allagandogli la casa. Chiamato un idraulico che abita nella stessa scala (quello che Mario Incudine veste ormai con disinvoltura aderendo al personaggio come un attore navigato, mettendo da parte questa volta la sua fisarmonica e il suo lavoro di musicista, anche se qui firma le musiche) che glielo ripara in quattro e quattr'otto, tra loro s'instaura un acceso dialogo sui massimi sistemi, incentrando il problema sulle loro professioni, anche perché il primo riesce a sbarcare il lunario, il secondo invece è maledettamente disoccupato. Si scopre che il professore è uno scapolo ammammato, laico convinto che non s'è sposato con la sorella dell'idraulico perché s'è fatta suora, mentre l'operaio è un cattolico praticante, devoto alla Madonna, anche se stavolta non sarà fra quelli che tirano la Vara. Insomma abbiamo di fronte un intellettuale e un operaio disoccupato, due classi sempre in conflitto per ragioni socio-economiche anche se il secondo dimostra d'avere nel suo arco più frecce da tirare. Sceglierà infatti come ultima spiaggia la possibilità di diventare un ladro, individuando come prima vittima nientemeno che un delinquente dirimpettaio chiamato Neanderthal (Paolo Molonia) che tiene in casa un fratello andicappato (Francesco Natoli), che tutti credono sia stato ammazzato per mano sua. Introdotto in quella casa l'idraulico verrà sgamato dal malamente che gli consegnerà un pugno di quattrini fattigli pervenire dal professore, gli darà come lavoro di badare al fratello mentre il professore getterà nella pattumiera tutto il mazzo delle tesi di laurea.
Gigi Giacobbe