di Francesco Brandi
con (in o.a.)
Sebastiano Bottari, Francesco Brandi, Miro Landoni, Daniela Piperno, Sara Putignano
regia Raphael Tobia Vogel
scene Francesca Pedrotti e Alice De Bortoli
luci Luigi Biondi
musiche Andrea Farri
assistente alla regia Beatrice Cazzaro
direttore dell'allestimento Lorenzo Giuggioli
macchinista Riccardo Scanarotti
elettricista/fonico Davide Marletta
sarta Caterina Airoldi
amministratrice di compagnia Caterina Floramo
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti
Teatro Franco Parenti, Milano, dal 6 al 19 ottobre 2017
L'oggi, la famiglia e la difficoltà di diventare grandi
In "Buon anno, ragazzi", ci sono: un insegnante precario di filosofia, i suoi genitori sull'orlo del divorzio, la sua compagna che gli ha lasciato un figlio preferendo la carriera di attrice e il suo amico tramviere che nel tempo libero spaccia droga. Nessuno di loro ha trovato o non ha voluto trovare un equilibrio esistenziale soddisfacente. Nella notte di Capodanno, a casa dell'insegnante, tutti si ritroveranno casualmente insieme. In quel momento, un evento imprevisto e drammatico sarà il perno attorno al quale i personaggi tenteranno di modificare la propria vita e il legame affettivo che li unisce.
La penna di Francesco Brandi ci offre uno spaccato sociologico della famiglia borghese contemporanea. Lo fa, da un lato, traducendo in parole il disagio esistenziale della generazione dei trentenni alle prese con un precariato che non è solo lavorativo ma anche affettivo, dall'altro, mostrandoci il ruolo assistenziale, nella forma economica ed emotiva, dei genitori verso quella generazione persa nel labirinto della vita. Giacomo, l'insegnante, non si realizza nella professione, vorrebbe diventare scrittore ma non ci riesce e deve prendersi cura di una figlia nata da poco. La sua compagna è fuggita dalle responsabilità materne per diventare attrice non ottenendo i risultati sperati. L'amico di Giacomo trova nella droga una pericolosa fuga dalla realtà. E poi, ci sono i genitori di Giacomo che tengono in piedi la "baracca" del figlio alimentandolo economicamente in cambio di un ricatto affettivo ingombrante. Anche loro non sono esenti da conflitti relazionali: lui, magistrato, se la fa con un'altra più giovane, lei cerca di guarire la propria frustrazione sentimentale aizzando il figlio contro il padre. Questo quadro drammaturgico che emerge dalla prima metà dello spettacolo è rotto, in seguito, da una soluzione narrativa, che non sveliamo, ma che fatica a risultare credibile fino alla fine. È da questa soluzione che Brandi ribalta il proprio punto di vista precedente, assai critico anche se ironico (con qualche battuta costruita su luoghi comuni), per dirigere il finale verso un lieto fine dal sapore un po' sdolcinato: una riappacificazione sentimentale fra tutti i personaggi e fra se stessi e la vita. È un'operazione difficile, costruita con coraggio, che la regia di Raphael Tobia Vogel riesce a portare a termine con spunti interessanti. Gli attori, tutti bravi (spassosissimi i genitori recitati da Miro Landoni e Daniela Piperno), divertono il pubblico in uno spettacolo che merita di essere visto.
Andrea Pietrantoni