scritto diretto ed interpretato da Gianfranco Berardi
assistenza alla regia e luci Gabriella Casolari
con la supervisione di Marco Manchisi
Galleria Toledo, Napoli 31 ottobre-2 novembre 2009
E’ al buio, Gianfranco Berardi. Solo (sul palcoscenico della Galleria Toledo di Napoli e poi in tournée), rappresenta il sogno, la solitudine, la ribellione, lo stupro di guerra, il matrimonio, la carcerazione. E lo fa con pochissimi elementi: una torcia, una lampada appesa, una sedia, che di volta in volta diventa mitragliatrice, tamburo, fidanzata, cella. Senza un costume e a piedi scalzi, è egli stesso elemento scenografico, simbolo dell’uomo, della sua essenza, delle sue fragilità, della rabbia, della rassegnazione. Usa il corpo come strumento per esprimere emozioni e rilanciarle. Dopo Il deficiente, Land lover e Io provo a volare, il giovane autore pugliese rappresenta il suo primo testo, Briganti, un monologo a più voci, che per essere chiaro e diretto parte da semplici luoghi comuni, ma che a poco a poco si addentra nell’animo umano. L’attore, muovendosi freneticamente sulla scena, passa da una parte all’altra e da un personaggio all’altro, straordinariamente disegnando ed evocando con la sua sola voce e gli effetti di luce (nel disegno di Gabriella Casolari), la mamma, i compagni di brigantaggio, nobili, militari, monsignori. Nel buio della prigione in cui è stato rinchiuso il giovane brigante “non sono un assassino”, ricorda e sogna. Con una sequenza dallo stile cinematografico, col solo tocco della torcia sulle guance e sulla fronte, diventa questo o quello. Ironico, incisivo, sarcastico, l’attore-autore-regista, pur esprimendo il legame con la sua terra (usa infatti anche il pugliese e alcuni canti popolari), ha la capacità di uscire dai limiti del locale, parte da un territorio per allargarsi al mondo. In Briganti è un giovane capobanda deciso a combattere contro il potere. La sua vicenda si snoda mentre arrivano i piemontesi, i Borbone arretrano, Garibaldi diventa dittatore della Sicilia. Insomma, è la storia della povera gente del Sud che lotta tutta la vita, che passa da un padrone all’altro, illusa, tradita, fucilata. Ma è ora di cambiare, di fare qualcosa: “In un Paese così – dice - io non voglio più far finta di niente”. E ancora: “Per un uomo come me sarebbe stato meglio essere nato cieco”. Gianfranco Berardi, un artista non vedente, che con il suo impegno illumina la via.
Angela Matassa