atto unico in sei resoconti
“Il topolino Crick” di Francesco Silvestri e Melina Formicola
regia Rosario Sparno
con Luca Iervolino e Francesco Roccasecca
musiche Massimo Cordovani
costumi Alessandra Gaudioso
scene Fabrizio Comparone
disegno luci Simone Picardi
progetto grafico Sofia de Capoa
foto di scena Pino Miraglia
produzione Casa del Contemporaneo
anteprima nazionale
in sala Assoli fino all’11 maggio 2025
“Eccezionale”: qualcosa o qualcuno che deroga dalla norma: proprio come Antonio Cafiero, napoletano addetto alle pulizie in una fabbrica di scarpe, e il topo Crick protagonisti dello spettacolo “Crick” in scena, in prima assoluta, alla sala Assoli di Napoli fino all’11 maggio. Un atto unico in sei resoconti di Francesco Silvestri e Melina Formicola con Luca Iervolino e Francesco Roccasecca. Silvestri riprende “Fiori per Algernon”, il romanzo di fantascienza di Daniel Keyes. Cafiero, il protagonista, è affetto da deficit cognitivo e funge da cavia per un esperimento medico che gli triplicherà l’intelligenza, per poter finalmente diventare come gli altri. Ma a cosa porta questo esperimento? al cosiddetto effetto c.c. cioè: l’intelligenza indotta artificialmente si deteriora con una rapidità direttamente proporzionale alla quantità dell’accrescimento e porta quindi a una degenerazione e alla morte. "Crick", dunque, esplora il tema della trasformazione mentale e sociale, seguendo la storia di Cafiero che acquisisce una straordinaria intelligenza, ma il suo crescente distacco dalla realtà e dalle emozioni umane solleva interrogativi sul prezzo del progresso e sull'autenticità dell'esperienza umana. Il titolo stesso richiama l'idea di una metamorfosi, con "Crick" che allude al suono di una trasformazione interiore. Così come il romanzo anche questo testo teatrale è un'opera che commuove e fa riflettere, capace di toccare corde profonde dello spettatore. La sua forza risiede nella capacità di raccontare una storia personale che diventa universale, invitando a una maggiore comprensione e empatia verso chi vive esperienze diverse dalle nostre. La regia di Rosario Sparno, caratterizzata dall’essenzialità totale, è molto minuziosa, quasi maniacale: tutti i movimenti di Iervolino sono studiati nei dettagli. Le mani, con alcune dita chiuse e altre distese, tipiche di alcune persone affette da Parkinson, spaventano, inducono alla riflessione. Luca Iervolino è davvero ‘eccezionale’: restituisce con maestria la deformità mentale del protagonista, un uomo rimasto bambino, schiacciato dai problemi derivanti dal suo contesto familiare e dalla società tutta, che come sappiamo, non aiuta il diverso. Eppure nella sua diversità Antonio si sentiva accolto, come non lo sarà quando acquisisce l’intelligenza tanto agognata. Nella seconda parte l’attore impressiona per la lucidità distaccata del suo personaggio. Iervolino, dunque, offre una performance che evidenzia la complessità del suo personaggio, navigando tra lucidità e follia con grande sensibilità. Iervolino è ben spalleggiato dagli interventi di Francesco Raccasecca sempre giusto nel suo ruolo. La scena di Fabrizio Comparone, le musiche di Massimo Cordovani, il disegno luci di Simone Picardi, caratterizzati da un forte minimalismo e con grande capacità evocativa, amplificano l'impatto emotivo dello spettacolo. La scelta di un'atmosfera claustrofobica e l'uso di luci e suoni contribuiscono a immergere il pubblico nella mente del protagonista, rendendo l'esperienza teatrale unica. "Crick" si presenta come un'opera teatrale che stimola la riflessione sul rapporto tra scienza, emozioni e identità, ed offre una visione contemporanea e provocatoria delle sfide dell'individuo nel mondo moderno ed alle prese con una rivoluzione tecnologica dagli esiti difficilmente prevedibili e pienamente controllabili. Roberta D’Agostino