Regia di Guido Ferrarini
Assistente alla regia Alessandro Fornari, Scene di Fabio Sottili
Con Alessandro Fornari, Aldo Sassi, Federica Tabori, Marco Marconi, Sebastiano Spada, Andrea Zacheo
Assistente volontaria Sara Omiccioli, Costumi di Renata Fiorentini, Musiche di Piero Ferrarini
Video e luci di Marco Manfredi, Fotografo di scena Gino Rosa
Organizzazione di Tiziano Tommesani
Teatro Dehon 2009
Il drammaturgo-regista e attore, Guido Ferrarini, che da anni anima e dirige il Teatro Dehon, ha riproposto per questo centenario di Guglielmo Marconi un prezioso spettacolo documento dal titolo “Cartoline da Pontecchio”. Costruito in sequenze, ben undici, lo spettacolo ci consente di rivivere i sentimenti, l’ansia, la meraviglia del ventenne Guglielmo Marconi quando una intuizione geniale lo cattura e lo sottrae dalla realtà per portarlo nell’universo di un sogno, poi realizzato: cavalcare le onde herziane, ovvero le onde elettriche, per spingerle nell’etere a raggiungere ogni punto del mondo, traducendosi in linguaggio della comunicazione, prima con l’alfabeto Morse poi in voce, con l’invenzione della radio.
Gli undici quadri sono composti di scene dialogate, momenti monologanti, azioni sceniche che galoppano su un ritmo incalzante com’era lo stato d’animo del giovane Marconi, teso come un fulmine alla conclusione del suo progetto. Un bel gruppo d’attori partecipi, giusti nei ruoli, si muovono tra elementi scenografici essenziali, evocativi: rulli di legno vuoti, come a indicare che l’invenzione di Marconi, ed è vero, mise in crisi tutte le industrie fabbricanti cavi conduttori (ed è per ciò che fu molto ostacolato da quelle imprese) perché la sua invenzione prevedeva la trasmissione delle onde elettriche senza fili; una lingua di legno, una pedana attraversa la scena da quinta a quinta trasformandosi di volta in volta: luogo di camminamento, tavolo di lavoro di Marconi, palcoscenico dei contadini di Pontecchio; un bianco schermo panoramico su cui proiettare scena per scena documenti preziosi ma anche immagini della natura: il mare, il vento, ecc.
Un sapiente montaggio di linguaggi rende la proposta composita, spaziando dal documento visivo, alla narrazione, alla drammaturgia, alla testimonianza musicale.
Gli attori erano: Alessandro Fornari, nel ruolo del giovane Marconi, che, oltre a restituirci una impressionante rassomiglianza con Marconi, rende bene le tensioni interne che avviluppano il pensiero di un probabile inventore di un evento che arricchirà il mondo; Federica Tabori, nella parte della sensibile e attenta madre di Marconi, Annie Jameson Marconi, che accompagnerà il figlio a Londra perché possa realizzare il suo sogno di scienziato; Aldo Sassi, nelle vesti dello scettico e pragmatico padre, che non coglie a pieno l’intuizione del figlio; Marco Marconi è il fratello Alfonso, che si rende utile nei primi passi del progetto e che tirerà il grilletto per dar vita a “quel colpo di fucile” che sancisce la riuscita dell’evento; Andrea Zacheo, nel ruolo di Nello Marchetti, telegrafista cieco che inizierà Marconi al linguaggio dell’alfabeto Morse; Sebastiano Spada, il contadino Antonio Marchi; Aldo Sassi era il professor Rosa, prima fonte della formazione scientifica di Marconi.
Uno spettacolo didattico che persegue un felice obiettivo: consegnare al teatro il compito di far rinascere la memoria storica dei fatti da conservare nel presente, ove regna l’indifferenza nei confronti di chi ci ha preceduto e la fuga dalla conoscenza.
Mario Mattia Giorgetti