Traduzione Tommaso Landolfi
Con Lia Careddu
Musiche Alfred Schnittke da Gogol's suite
Regia Guido De Monticelli
Teatro Stabile della Sardegna
Teatro Ca' Foscari, Venezia 20 febbraio 2013
Il cappotto è certamente il più celebre racconto breve di Nikolaj Vasil'evic Gogol', pubblicato per la prima volta nel 1842 all'interno de I racconti di Pietroburgo.
In questo testo lo scrittore ucraino racconta la triste vicenda di Akakij Akakievic, un pover'uomo, impiegato di un ufficio di Pietroburgo, deriso dai colleghi ma, nonostante tutto, pacifico e felice della sua esistenza. Akakij Akakievic è un uomo che vive per il suo lavoro, che sa accontentarsi di uno stipendio misero e che non ha mai chiesto né preteso nulla dalla vita.
Ed è proprio con questa immagine che si apre anche la trasposizione scenica de Il cappotto di Gogol' firmata da Guido De Monticelli e interpretata dall'attrice Lia Careddu.
L'attrice è sia voce narrante sia personaggio che dialoga, interagisce e danza con un cappotto che diventa quasi suo partner scenico vivo, reale, di cui è possibile anche innamorarsi: il termine 'cappotto' in russo è di genere femminile e nel racconto originale viene spesso sottolineato lo strano rapporto che lentamente si costruisce tra l'oggetto e il suo proprietario.
Il cappotto racconta idealmente e metaforicamente una storia d'amore che nasce pian piano, costruita con sacrifici ma vissuta con gioia immensa.
Quando il cappotto viene rubato la bella favola si trasforma in un incubo: il protagonista muore per il dolore della perdita della sua 'anima gemella' e si trasforma in spettro che vaga per la città rubando cappotti altrui nel disperato tentativo di ritrovare il suo, perduto amore.
Queste sfumature del racconto gogoliano si manifestano visivamente nella messa in scena di De Monticelli in tutta la loro forza e attualità grazie alla carismatica interpretazione dell'attrice Careddu che porta avanti la narrazione e i personaggi con intensa vivacità.
La regia e l'interpretazione si basano sulla scelta stilistica di approfondire le note ironiche del testo originale piuttosto che quelle drammatiche. La messa in scena nel suo insieme, dunque, ridimensiona i toni patetici del racconto gogoliano e si focalizza invece sui tratti più grotteschi e divertenti della vicenda e sull'atmosfera da favola a tinte fosche.
Molto appropriato il leitmotive tratto da Gogol's suite di Alfred Schnittke che accompagna e sottolinea lo spettacolo e che restituisce all'intero racconto la giusta intenzione e dimensione.
Mettere in scena Il cappotto di Gogol' è impresa ardua perché in ogni parola vi è nascosto un mondo di significati ed emozioni che è possibile cogliere più facilmente, forse, nell'intimità della lettura. Portare a teatro questo racconto significa, dunque, mettersi in gioco e trovare l'adeguata chiave di volta per restituire allo spettatore le diverse sfumature del racconto; nella trasposizione scenica de Il cappotto di Gogol', la regia di Guido De Monticelli e l'interpretazione di Lia Careddu hanno saputo creare la giusta alchimia per riuscire in questo intento.
Valentina Dall'Ara