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INCENDI - regia Guido De Monticelli

"Incendi", regia Guido De Monticelli "Incendi", regia Guido De Monticelli

di Wajdi Mouawad
traduzione: Caterina Gozzi
regia: Guido De Monticelli
con
Hermile Lebel, notaio: Cesare Saliu
Jeanne: Giorgia Senesi
Simon: Corrado Giannetti
Nawal giovane: Agnese Fois
Nawal anziana: Lia Careddu
Wahab/Nihad: Leonardo Tomasi
Jihane, madre di Nawal: Maria Grazia Bodio
Nazira, nonna di Nawal: Maria Grazia Sughi
Sawda: Marta Proietti Orzella
Antoine (Abdessamad, la guida, il bidello, il contadino, Chamseddine): Marco Spiga
Il medico/il fotografo: Paolo Meloni
Abou Tarek/Miliziano/Ralph: Luigi Tontoranelli
scene: Fausto Dappièmusiche: Alessandro Ollavideo: Francesco Deianacostumi: Stefania Grilli
disegno luci: Loïc François Hamelinassistente alla regia: Rosalba Ziccheddu
produzione: Sardegna Teatro
sovratitolato in inglese a cura di Prescott Studio e Montclair State University, NJ, USA nell'ambito del progetto "Tradurre voci attraverso i continenti"
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 22 al 27 ottobre 2015

www.Sipario.it, 25 ottobre 2015

L'autore Wajdi Mouawad (Deyr el-Qamar/Libano, 1968) - pur essendo fuggito bambino con la famiglia prima in Francia e dopo circa un lustro in Canada e precisamente a Montréal (Québec) dove ha frequentato la Scuola Nazionale di Teatro del Canada e fondato una propria Compagnia - non ha dimenticato la sua terra natale lacerata da interminabili conflitti che hanno generato una situazione socio-economico-culturale destabilizzata e fuori dalle regole come succede da sempre in ogni frangente bellico in qualsiasi società e tempo: esperienze che Mouawad traduce in opere pregne di quel "cumulo mostruoso del dolore" che connota la sua terra.

In Incendi la dicotomia pace-guerra emerge gradualmente attraverso i due protagonisti Jeanne e Simon - due giovani gemelli dai caratteri molto diversi e ben inseriti nel mondo di Montréal - che si ritrovano davanti a un notaio il quale leggendo il testamento della loro madre Narwal appena scomparsa porta alla luce tensioni e disagi antichi a prima vista imputabili a frizioni di carattere e attraverso due lettere allegate al testamento altre realtà e segreti inimmaginabili.

Sarà Jeanne che avrà il coraggio di intraprendere la via della ricerca compiendo uno straordinario viaggio in cui la verità si disvelerà pian piano attraverso tessere che comporranno un mosaico composito e sfaccettato di umanità dolente.
Sofferenze, dolori, violenze, torture... ma anche dignità profonda e coraggio eroico che raggiungono punte altissime nelle donne, segno dell'ancestrale vis di una natura che deve il suo esistere proprio all'energia vitale femminile che in questa vicenda come - in ogni società - cerca emancipazione anche e soprattutto attraverso la cultura.

Una pièce che grazie all'ottima regia e alla validissima interpretazione di tutti gli attori commuove, turba e sconcerta coinvolgendo gli spettatori 'risucchiati' in un terribile viaggio a ritroso alla ricerca delle radici, percorso in cui presente e passato s'intersecano e si sovrappongono fino alla composizione di una storia che dà risposte dolorose e sconvolgenti, ma chiarificatrici ai gemelli che potranno sanare le ferite e ricomporre i loro animi lacerati.

L'opera - da cui è tratto il film La donna che canta di Denis Villeneuve - rappresenta la seconda tappa de Il sangue delle promesse, tetralogia che insegna a non dimenticare, ma, ahimè, non a non ripetere.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Martedì, 27 Ottobre 2015 08:51

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