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DIECI PICCOLI INDIANI... E NON RIMASE NESSUNO - regia Ricard Reguant

“Dieci piccoli indiani …e non rimase nessuno“, regia Ricard Reguant “Dieci piccoli indiani …e non rimase nessuno“, regia Ricard Reguant

di Agatha Christie
Regia di Ricard Reguant
Traduzione: Edoardo Erba
Scene: Alessandro Chiti
Costume Adele Bargilli
Luci: Stefano Lattavo
Interpreti: Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo,
Leonardo Sbragia, Mattia Sbragia, Ivana Monti,
Luciano Virgilio, Alarico Salaroli, Carlo Simoni
Produzione: Gianluca Ramazzotti per Ginevra srl
al Teatro V.Emanuele di Messina dal 5 al 7 gennaio 2018
Roma, Teatro Quirino dal 9 al 21 gennaio 2018

www.Sipario.it, 22 gennaio 2018
www.Sipario.it, 8 gennaio 2018

I Dieci piccoli indiani approdano sul palcoscenico

ll capolavoro letterario firmato da Agatha Christie e pubblicato nel 1939 Dieci piccoli indiani... e non rimase nessuno messo in scena con successo la scorsa stagione a Madrid e a Barcellona ha conquistato anche il pubblico capitolino. Il regista spagnolo Ricard Reguant, curando i dettagli suggeriti dal testo con maestria e garbo, ha ottenuto, sul palcoscenico del teatro Quirino, ampi consensi. Ambientata negli anni '40 del Novecento l'opera narra le vicende sventurate di dieci personaggi invitati da un fantomatico signor Owen su un'isola, Nigger Island, in una elegante villa dall'atmosfera inquietante. Unica la scena allestita adeguatamente da Alessandro Chiti e composta da elementi essenziali in cui a muoversi sono i personaggi e, a cadere insieme a questi, uno alla volta, i dieci soldatini posti su un ripiano al centro di una colonna solcata dai versi di dieci filastrocche, dominanti come epitaffi luminosi. L'ingresso degli invitati, tra loro sconosciuti, nel salone della villa, segnerà le fasi di una definitiva condanna. Tutto è oramai compiuto. Non c'è via di scampo. Una voce umana proveniente da un grammofono accusa ognuno di loro di un crimine impunito. Strette in tessuti eleganti, proprio come soldatini quelle anime sembrano marciare verso i propri destini incrociati. Con l'avanzare del tempo si scopriranno vittime inconsapevoli di un assassino che è proprio lì, tra quelle mura.
Difficile mettere in scena dei delitti e consumarli davanti agli occhi attenti degli spettatori. Ogni movimento viene amplificato in teatro. Certamente il cinema, con i suoi artifici meccanici conferisce al genere "giallo" una migliore suspance. Più semplice del gioco scenico di sicuro. Ciononostante lo spettacolo funziona, gli omicidi vengono accompagnati da voci bianche che intonano le oramai note filastrocche come rintocchi funebri scanditi da quelle povere statuette che, una alla volta, assieme ai personaggi, cadono a terra. Un azzardo ben riuscito in quanto pulito, sobrio, senza sbavature.
L' autrice britannica decise di cambiare il finale per una trasposizione teatrale, inventò un lieto fine ripreso successivamente in molte versioni cinematografiche.
In questa messinscena invece l'epilogo finale segue di pari passo quello del romanzo e rende appieno il brivido del thriller. Ad Edoardo Erba il merito di una traduzione ben riuscita.
Gli attori, tutti indistintamente bravissimi, impersonano caratteri ben definiti che si raccontano e che, al tempo stesso, rimangono chiaramente imprigionati nella rete di un personale antico dramma.
Persone e personaggi Interagiscono con eleganza e con quella stessa eleganza si lasciano andare ad un impegnativo paradigma teatrale. Adeguatissimi i costumi creati da Adele Bargilli e le luci, complici dell'intreccio, ideate da Stefano Lattavo.

Patrizia Iovine

Agatha Christie superstar. A Londra in scena tutte le sere da almeno mezzo secolo con Trappola per topi. Al Cinema con il remake di questi giorni di Assassinio sull'OrientExpress risolto con il suo connaturato aplomb dall'arguto ispettore Hercule Poirot. In Teatro con Dieci piccoli indiani prodotto adesso in Italia da Gianluca Ramazzotti per Ginevra srl e interpretato da un cast di tutto rispetto capitanato da Luciano Virgilio e Ivana Monti. Per non dire dei successi riscossi negli anni passati dal Teatro Stabile del Giallo a Roma in zona Cassia i cui spettacoli sono stati sospesi di recente, in cui dal 1974 venivano rappresentati i capolavori della letteratura gialla compresi quelli della scrittrice inglese. Cosa dire di questi Dieci piccoli indiani che non si sappia? Che questa versione transitata dal Vittorio Emanuele di Messina con la spumeggiante regia dello spagnolo Ricard Reguant, si rifà all'originario romanzo pubblicato nel 1939 (da noi la Mondadori lo pubblicò sette anni più tardi col titolo E poi non rimase nessuno) certamente più asciutto e ricco di suspense rispetto alle tante versioni edulcorate teatrali e cinematografiche, in cui tutti e dieci protagonisti periscono compreso il giudice Wargrave che aveva architettato la propria morte e quella degli altri. Per il resto, i personaggi sono quelli appartenenti alla borghesia londinese che un fatidico giorno si ritrovano nell'unica casa dì un'isola deserta raggiungibile solo in barca, invitatati da tali coniugi Owens che si riveleranno essere assenti. Il regista ambienta lo spettacolo di 150 minuti negli anni '40 del secolo scorso, all'interno d'un grande salone dai colori bianchi e neri, in stile Art-Deco la scenografia di Alessandro Chiti, in accordo con gli abiti dei protagonisti disegnati da Adele Bargilli, dove ben visibili su una colonna appaiono i versi delle dieci quartine che sintetizzano i modi in cui periranno uno dopo l'altro i dieci indiani. Raffigurati oltre che dalla coppia degli inservienti Rogers, marito e moglie (Tommaso Minniti e Giulia Morgani), da individui, non apparentati tra loro ma che per vari motivi si sono resi protagonisti o hanno causato delle morti. Vera Claytorn (Caterina Misasi) ha fatto perire per annegamento un bambino che doveva accudire; il capitano Lombard (Pietro Bontempo) ha fatto morire di fame 21 indigeni d'una tribù africana; Antony Marston (Leonardo Sbragia) appassionato di macchine veloci ha investito e ucciso due fratellini; l'ex agente di polizia Blore (Mattia Sbragia) per una falsa testimonianza ha fatto condannare all'ergastolo un tale poi morto in carcere; Emily Brent (Ivana Monti) anziana donna puritana e bigotta ha provocato il suicidio della sua governante; il giudice in pensione Wargrave (Luciano Virgilio) ha sulla coscienza una serie di condanne a morte ritenute ingiuste; il generale McKenzie (Alarico Salaroli) avrebbe mandato a morire in una missione inutile l'amante di sua moglie; infine il Dott. Armstrong (Carlo Simoni) medico degli assenti coniugi Owens ha sul groppone la morte d'una ragazza deceduta per aver sbagliato una semplice operazione di peritonite. Vorrei aggiungere che le morti che si susseguono una dopo l'altra non trova i protagonisti particolarmente spaventati o atterriti. Manca la suspense tout court. Tutti continuano a fare le proprie cose. Le accuse che si rivolgono l'un l'altro sembrano telefonate. Ognuno è sul chi va là distrattamente, soltanto un po' allertato, come se ciò che dovrà succedere fosse già scritto, e in effetti lo è per via della filastrocca sulla colonna, quasi che ognuno aspetta di morire perché sta per giungere il suo momento. In definitiva questi Dieci piccoli indiani sembrano più vittime che carnefici, condannati da Agatha Christie a morire in un modo tutto british che non doveva amare la classe dirigente della sua epoca.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Martedì, 23 Gennaio 2018 08:30

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