ispirato a La voce umana di Jean Cocteau
Regia di Vincenzo Tripodo. Musiche di Ralph Towner. Scena di Cristina Ipsaro Passione. Costumi di Liliana Pispisa. Luci di Gigi Spedale
Con Mariella Lo Sardo
Prod.: Associazione culturale Querelle. Messina
Magazzini del Sale 11 e 12 marzo 2012
Mariella Lo Sardo è tutta sola sulla scena dei Magazzini del Sale. Le fanno compagnia una candela accesa che scambia per il suo Dio, una bambola di pezza che utilizza come ventriloquo una canzone di Billie Holiday, un nastro da tagliuzzare, un libro che apre e non legge e un uomo che il pubblico non sente ma che avverte attraverso le sue parole e i suoi gesti sull'altro filo del telefono. Il telefono appunto, apparecchio oltremodo collaudato e utilizzato al tempo in cui nel 1930 Jean Cocteau scriveva La voce umana e si trovava attaccato al muro o stazionava su un tavolo o una console e fuoriusciva dalla cornetta un lungo filo nero collegato ad una cassettina con disco ruotante per formare i relativi numeri. L'atto unico di Cocteau era costituito da un ininterrotto monologo telefonico di una donna che tenta di sottrarsi all'abbandono dell'amante ed è stato per molti anni un vero cavallo di battaglia per tante attrici di razza, per le quali basti citare il nome di Anna Magnani per ascrivere quel pezzo teatrale, con milioni di puntini di sospensione, come qualcosa che appartiene alla mitologia del teatro. Adesso è Mariella Lo Sardo a calarsi nei panni di quella donna, non soffrendo più invero come colei che ad un tratto cerca di impiccarsi con quel lungo filo telefonico, anche perché adesso utilizza un cellulare o un cordless, piuttosto rendendo più attuale il ruolo d'una donna di sicuro più emancipata che, pur soffrendo pazzamente o facendo finta di farlo con un'infinità di smorfie, crede che non sia più la fine del mondo se il suo uomo non vuole più saperne di lei. Ne viene fuori La donna perfetta, uno spettacolo prodotto da Gigi Spedale per l'Associazione culturale Querelle, con musiche originali di Ralph Towner, elaborato e diretto da Vincenzo Tripodo che, ricordandosi pure d'una tale Doroty Parker, autrice di articoli apparsi su Vogue, Vanity Fair, Life e d'un suo monologo titolato Una telefonata, quella che non arriverà mai ad una ossessionata protagonista che attende invano d'essere chiamata dal suo fidanzato, ne fa una caipirinha shakerandolo col testo di Cocteau e con alcuni suoi pensieri e calembour, sbucati fuori da alcuni film di Woody Allen o da quelle femminucce impertinenti di Sex and the city. Il risultato è pregevole perché Mariella Lo Sardo, agghindata con il costume vintage di Liliana Pispisa, è davvero brava, compiendo dei veri salti mortali, non solo vocali ed espressivi, sulla scena cubista di Cristina Ipsaro Passione realizzata con alcuni elementi essenziali (una finestra da cui s'intravedono grattaceli newyorchesi, uno specchio che riflette disagi e paure, un sofà per le sue fisime di femme fatale, un cassettone e una cassettiera con un'infinità di cassetti che custodiscono ricordi e bijou) riscuotendo un successo personale che le mancava da qualche tempo e salutata alla fine da applausi che non finivano mai.
Gigi Giacobbe