Tragedia da camera in 53 giorni
di Fausto Paravidino
scenografie Lorenzo Rota, musiche di scena Mattia Balboni, audio e registrazioni Marco Boaretto, luci Federico Merula
regia di Riccardo Bellandi
con Costanza Maria Frola, Jacopo Trebbi, Daniele Ronco
e con la voce registrata di Laura Curino
Associazione Culturale Mulino ad Arte
Teatro Erba di Torino, 12 e 13 settembre, prima nazionale
E' bello veder crescere una giovane compagnia che passa da progetti autoctoni, costruiti sulle proprie potenzialità, al confronto con autori esterni e niente affatto facili. E' il caso de Mulino ad Arte, in sostanza un trio di attori autenticamente giovani, che ha scelto di misurarsi con Paravidino degli esordi, surreale, plumbeo, crudele e violento. Due Fratelli è un antro infernale in cui si dibattono tre personaggi, piombati in questo scantinato da non si sa dove, condannati alla convivenza, alla passione, alla tolleranza reciproca. Lei è Erica, reduce da un tentativo di suicidio finito male, ha incontrato Lev, uno dei fratelli, ne è diventata l'amante, ma l'attrazione è sfumata; così Lev deve accettare il rifiuto della donna, che continua a condividere il tetto con lui e Boris, l'altro fratello, in apparenza il più disturbato. Vivere insieme è fatica, la quotidianità dei tre giovani adesso è scandita da regole che la fanno deflagrare; Lev parte soldato, Boris resta, Erica si innamora di lui, firmando la sua condanna. Questa cornice è arricchita dalle lettere alla mamma, che non sono scritte e cartacee, bensì audiocassette e registrate, zeppe di favole felici. Uno spaccato di solarità folle che incrementa il senso d'angoscia, assistendo allo sfacelo di un mondo assurdo eppure così concreto. Jacopo Trebbi è Lev, aggressivo, scattante, luciferino, algido; Daniele Ronco è Boris, preciso nello squilibrio, in bilico tra fissità e parossismo, intenso e dolente; Maria Costanza Frola è Erica, disincanta, indifferente, sensuale ed affettuosa, provocatrice e fragile, inaspettatamente vittima. Accurata la regia di Riccardo Bellandi, mai autoritaria; esatte le musiche di Mattia Balboni.
Maura Sesia