regia di Emma Dante
con Verdy Antsiou, Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica Di Pace, Silvia Giuffrè,
Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Giuseppe Marino, Giuditta Perriera,
Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino
luci Luigi Biondi, assistente ai movimenti Davide Celona
assistente di produzione Daniela Gusmano
produzione Teatro Biondo Palermo, in coproduzione con Atto Unico – Carnezzeria, in collaborazione con Sud Costa Occidentale,
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone
al teatro Storchi, Modena, 8 dicembre 2024
«Danziamo, danziamo… altrimenti siamo perduti». Ed è quello che fanno gli attori/ballerini di Emma Dante al termine di Extra moenia, naufraghi alla deriva in un mare di bottiglie di plastica con una coreografia ispirata a Pina Bausch che toglie il fiato. E in quell’immagine c’è il dramma dell’inquinamento dei mari, ma anche quello dei migranti nel cimitero del Mediterraneo, c’è un essere fuori dalla comunità che vuol dire essere fuori norma, straniero, essere in fuga dai bombardamenti in Ucraina, essere due fuori classe del Palermo Calcio, essere un militare che esalta la guerra, essere un branco che stupra una donna. Sono storie, quadri di vita ordinaria e straordinaria che Emma Dante raccoglie con furbizia di regista in Extra moenia, uno spettacolo che parte da un laboratorio e sembra assemblare materiali, frammenti di una vita vissuta fuori dalle porte di casa, in piazza, al mercato, su un treno che non arriva mai, su un campo da calcio, in mezzo al mare. Extra moenia è uno spettacolo di danza, è teatro del corpo, è la potenza della fisicità che Emma Dante sa instillare nei suoi attori, danzatori. O meglio sarebbe chiamarli performer con termine abusato? Questioni lessicali a parte Extra moenia è un lavoro che si compone di quadri scenici l’uno accostato all’altro, c’è la storia di due giovani che si vogliono sposare, lei lo rifiuta, lui insiste e alla fine il bacio nuziale corona la storia, in mezzo, a latere, dentro alle altre mille scene che raccontano istanti di gioco e di dramma. C’è la tragedia dei migranti, il confronto fra religioni e culture, ci sono i diritti da tutelare, ci sono la festa e la morte, ci sono la gioia e la sofferenza. Emma Dante mette tantissima carne al fuoco e fa esplodere di emozioni e di bellezza la scena che si compone unicamente (e non è poca cosa) dei corpi dei danzattori. E allora si rimane in apnea davanti allo stupro collettivo di una donna da parte di un gruppo di militari che si scioglie nell’improvviso detonare di un mercato cromatico che è carnevale e caos festoso che cozza con quanto visto prima. In Extra moenia la Dante assesta due o tre colpi da maestra che riempiono gli occhi e fanno scoppiare il cuore. Poco importa che non ci sia una serrata drammaturgia, un racconto lineare, le direzioni siano diverse e molteplici, quell’essere fuori dalle mura è declinato in senso simbolico (lo straniero) o reale (la festa al mercato), è una metafora ed è una condanna, poco importa che ci sia tanto, troppo, che si abbia l’impressione che si voglia concentrare il mondo delle nostre contraddizioni quotidiane in uno spettacolo. Ciò che conta sono l’energia che quei corpi trasmettono, la potenza delle immagini, la capacità veramente unica che il teatro di Emma Dante ha di parlare alla pancia, per poi risalire su su al cervello, alla ragione che decodifica il simbolo, che fa propria l’immagine, la metabolizza e la serba come ricordo indelebile. E allora se questo accade, e accade in Exta meonia, non si può che rispondere con un lungo e commosso appaluso di riconoscenza. Non capita tutti i giorni di portarsi via immagini ed emozioni indelebili da uno spettacolo teatrale. Nicola Arrigoni