mercoledì, 26 marzo, 2025
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FAUST – regia Leonardo Manzan

“Faust”, regia Leonardo Manzan “Faust”, regia Leonardo Manzan

tratto da Faust I e II di Johann Wolfgang von Goethe
Di Leonardo Manzan e Rocco Placidi
Regia Leonardo Manzan
Con Alessandro Bandini, Alessandro Bay Rossi, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Jozef Gjura, Beatrice Verzotti
Scene Giuseppe Stellato
music and sound Franco Visioli
light designer Marco D’Amelio
Costumi Rossana Gea Cavallo
Fonico Filippo Lilli
datore luci David Ghollasi
Macchinista Giuseppe Russo
assistente scenografa Caterina Rossi
sarta di scena Benedetta Nicoletti
aiuto regia Virginia Sisti
collaborazione organizzativa Elisa Pavolini
Produzione La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, TPE – Teatro Piemonte Europa, LAC Lugano Arte e Cultura
in collaborazione con Teatro della Toscana – Teatro Nazionale
si ringrazia per la collaborazione Associazione Cadmo
Teatro Astra 25 febbraio - 2 marzo 2025 

www.Sipario.it, 5 marzo 2025

Un musical. Una parodia. Una distopia. Una riscrittura dissacrante. Un adattamento irrispettoso. Un oltraggio. Un vaudeville. Un dramma, forse: la tragedia di non poter credere più a niente, nemmeno al diavolo. E cosa siamo noi senza più la minaccia del demonio, del castigo eterno all’inferno? 

Il Faust di Leonardo Manzan – in scena al Teatro Astra di Torino – ci sbatte in faccia la dimensione di un crollo totale delle certezze: per negative o positive che esse siano, rappresentano un appiglio; doverne fare a meno vuol dire ritrovarsi senza parole, senza volontà né forze.

La riscrittura di Johann Wolfgang von Goethe, firmata da Leonardo Manzan e Rocco Placidi, gioca in maniera coinvolgente a smontare e a disarmare il mostro sacro, l’originale, ma in realtà gli porta grande rispetto (troviamo). Faust, il protagonista – interpretato da Alessandro Bay Rossi, più che convincente nel suo abulico smarrimento e nell’incapacità di reagire – si muove come in Goethe in un labirinto di allegorie e presenze magiche – Fantasmi e non solo – e come nel grande classico si perde, trascinando con sé gli spettatori. 

Intorno a lui un cast di giovani interpreti – Alessandro Bandini, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Jozef Gjura, Beatrice Verzotti – chiamati a una prova fisica irresistibile per chi vi assiste: nella spregiudicatezza drammaturgica e nell’acutezza delle interpretazioni, il Faust diventa oggetto di una conferenza, che è più una vivisezione; l’antieroe è finalmente spogliato, scarificato davanti al pubblico, che si pone interdetto una domanda: «Ma di che parla il Faust?». 

Lo sfondo all’allestimento firmato da Leonardo Manzan e Rocco Placidi sembra essere proprio la crisi dei contenuti e delle idee: non c’è più niente da dire, non si sa come argomentare le tesi esposte in una conferenza, né come mandare avanti uno spettacolo di scena in scena. Il vuoto, l’impotenza sono resi dagli attori con ironia esplosiva e generosa energia fisica. Il loro rito collettivo, la loro danza, circonda una stampante sospesa a mezz’aria: come un oracolo, di tanto in tanto, l’idolo dall’anima di inchiostro sputa fuori un foglio che li aiuta ad andare avanti. 

Naturalmente, il diavolo non può mancare: anzi, il pubblico ne ritroverà traccia in tutti i personaggi che circondano il meschino Faust; affabulatori, imbonitori, millantatori, cialtroni, opinionisti, tuttologi, cantanti e ballerini. Sta agli spettatori dare dei limiti a questo Mefistofele, fissare i confini del suo potere, della malia che è in grado di suscitare. Se non si può più credere nell’amore – se neanche il Faust ci crede più –, allora che senso ha sperare in un patto col demonio?

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Domenica, 09 Marzo 2025 11:48

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