disavventure di un incorreggibile lupo,
dall'opera di Mario Ramos tratto dai libri
Le plus malin, C'est moi le plus beau e C'est moi le plus fort editi da L'école des loisirs –Parigi,
adattamento teatrale Enrica Carini, Fabrizio Montecchi
regia e scene Fabrizio Montecchi
con Andrea Coppone
sagome Nicoletta Garioni (dai disegni di Mario Ramos)
musiche Paolo Codognola
coreografie Andrea Coppone
costumi Tania Fedeli luci Anna Adorno
produzione Teatro GiocoVita
visto al Ponchielli, l'11 gennaio 2019
Nell'epoca del narcisismo, anche il Lupo cattivo delle fiabe rischia di innamorarsi di se stesso e alla fin fine di perdersi nel bosco, sempre affamato di conferme, più che di capretti e bambine. E' questa la riflessione che suggerisce Il più furbo: disavventure di un incorreggibile lupo. Lo spettacolo del Teatro GiocoVita, diretto da Fabrizio Montecchi, è un piccolo gioiello di intelligenza, ritmo, gusto e leggerezza. Tratto dall'opera di Mario Ramos, Il più furbo racconta del lupo delle fiabe che nel bosco incontra i tre porcellini, i sette nani di Biancaneve, il coniglio dalle orecchie lunghe, il principe azzurro della Bella addormentata e naturalmente Cappuccetto rosso. A tutti chiede di apprezzare la propria avvenenza di grande lupo cattivo, scordandosi di divorare le sue potenziali vittime, limitandosi a rimandare la sua voracità. Ed anche quando arriva alla casa della nonna è il suo ego a portarlo a vestire i panni della vecchietta, da cui non riuscirà ad uscire con conseguente crisi di identità e drastica frustrazione dell'ego lupesco. Saranno poi i bambini – in un finale un po' affrettato che rischia di perdersi - a liberarlo dalla camicia da notte e inevitabilmente a decretare che il lupo non fa più paura, ma anzi ha bisogno di essere aiutato.
Tutto questo sul palcoscenico avviene con grande leggerezza che si riflette nel divertimento dei piccoli in platea. Se le sagome di Nicoletta Garioni sono una certezza di poesia e di fascinazione nei loro dettagli e movimenti, se le musiche di Paolo Codognola sottolineano la vicenda e chiamano la partecipazione ritmata della platea, lo spettacolo è tutto nel corpo e nella chioma riccioluta di Andrea Coppone, un ragazzo da tenere d'occhio. Con una formazione di danzatore, Coppone sa coniugare col giusto equilibrio parola e movimento, agilità coreutica e una mimica e gestualità necessariamente marcate per riempire il grande spazio e farlo sentire meno solo. Ed infatti Andrea Coppone sembra moltiplicarsi, è in continuo movimento, racconta, muove le sagome per fare le ombre, gestisce lo spazio scenico con assoluta leggerezza e precisione. L'effetto è di un lavoro molto curato, leggero, divertente in cui l'aspetto visivo è in armonia con il racconto verbale, in cui il corpo dell'attore e danzatore è esso stesso figura di una favola che rilegge in chiave postmoderna il ruolo del lupo che non fa più paura, ma cerca conferma di sé nello sguardo degli altri. Insomma anche il cattivo per eccellenza delle fiabe risente della sua crisi di ruolo come tutti noi. Meritatissimi gli applausi finali dei piccoli spettatori e anche dei grandi.
Nicola Arrigoni