di Lauren Gunderson
regia di Gianluca Merolli
Roma, Spazio Diamante 14 e 15 aprile 2025
IO&TU è uno spettacolo che si muove su un equilibrio delicato: quello tra l’intimità e la potenza esplosiva dell’adolescenza. Lauren Gunderson ci regala un testo intenso, sincero, che scava nei rapporti familiari, nella fragilità della malattia e nella forza di un legame costruito in un giorno soltanto. Ma è la regia di Gianluca Merolli a trasformare questa scrittura in un’esperienza teatrale profonda e immersiva. È un lavoro che non urla, ma lascia che la tensione si accumuli piano, tra le pieghe di un dialogo spezzato, tra le stanze chiuse di due adolescenti costretti a conoscersi nel tempo breve di un pomeriggio e nel tempo eterno dell’incomunicabilità. Il testo di Lauren Gunderson – agile, feroce, pieno di pause e scarti – offre un terreno fertile per la regia, ma anche rischioso: sarebbe facile indulgere nel sentimentalismo, invece Merolli sceglie una strada più sottile, quasi invisibile, ma proprio per questo più incisiva. Il suo sguardo è quello di un regista che ha fiducia nell’intelligenza dello spettatore e nell’energia del testo. Non spinge, non sottolinea, non impone: guida.: La scena – spoglia, essenziale, quasi monastica – è una scatola che rinchiude e protegge, un utero teatrale in cui tutto si trasforma. Uno spazio che diventa rifugio, gabbia, confessionale, luogo di scoperta. La stanza dove si svolge tutta la vicenda è il mondo interiore dei personaggi, e Merolli la anima con luci leggere, cambi di ritmo precisi, e una direzione degli attori che non lascia spazio al caso. Il cuore dello spettacolo è il rapporto tra i due protagonisti, e la regia lavora in punta di piedi per far emergere la loro trasformazione. La tensione iniziale, l’ironia, lo scontro, e infine l’abbraccio umano che li unisce – tutto si sviluppa con fluidità e progressione. Merolli lascia che lo spettatore respiri con i personaggi, li conosca piano piano, in un crescendo emotivo che culmina senza mai cadere nel patetico IO&TU non vuole sedurre, vuole far pensare. E ci riesce. Quando arriva la rivelazione finale – che non sveleremo – lo spettatore non è sorpreso, è attraversato. E questo è forse il segno più alto di un lavoro riuscito: non lasciarti con un’idea, ma con una ferita sottile, una vibrazione che resta. In definitiva, Gianluca Merolli firma una regia matura, consapevole, che parla piano ma lascia eco. Un teatro che si sottrae al facile, e che proprio per questo colpisce nel profondo. Monica Bremstar