Tratto dal romanzo omonimo di Paolo Sorrentino
Con Iaia Forte
Canzoni di Pasquale Catalano e Peppino Di Capri, eseguite da Fabrizio Romano
Elementi scenici Katia Titolo
Aiuto regia Carlotta Corradi
Disegno luci Paolo Meglio
Foto di scena Rocco Talucci
Amministrazione Valeria Pari
Produzione Pierfrancesco Pisani e Offrome in collaborazione con Infinito Srl
Pontasserchio, Teatro Rossini, 17 aprile 2014
L'idea di questo singolare recital/monologo nasce probabilmente nelle pieghe della già ricca e fruttuosa cooperazione tra Paolo Sorrentino e la compagnia allargata che fa capo a Toni Servillo, cui Iaia Forte ha collaborato in più occasioni (negli anni Novanta era già in Rasoi e Partitura, due spettacoli ormai storici su testo di Enzo Moscato). In questo caso il punto di intersezione è dato dalla prima fortunata opera letteraria di Sorrentino, Hanno tutti ragione, manifestatosi attraverso alcune letture pubbliche e poi in questo più elaborato allestimento teatrale. Autobiografia semiseria di Tony Pagoda, cantante napoletano da night-club, giunto al coronamento del suo sogno americano: un concerto nel Radio City Music Hall di New York al cospetto del "mito" Frank Sinatra. Sulla strada, gli incontri con vizi e viziosi, le donne e la cocaina, l'eccesso e il bisogno di pace.
Iaia Forte ha l'aria di divertirsi molto nell'indossare l'abbigliamento pacchiano di Tony (rossa e vistosa la camicia sotto i lustrini della giacca, per ogni dito un anello, stivaletti bicolori e occhialoni scuri), nell'arrochire la voce per dar conto della somma di anni e sregolatezze, nell'emulare il vocabolario gestuale più scostumato, fatto di movimenti ventrali e ammiccamenti alla fan smidollata che gli ronza accanto; del resto Tony è l'incarnazione caricaturale della napoletanità più guascona, più impudente, più volgare anche, ma inevitabilmente comica proprio in virtù di un'invidiabile sfacciataggine, di una guapperia che si pretende ispirata dalle alte sfere («Se a Sinatra è stato il Signore a dare la voce, a me più modestamente l'ha data San Gennaro»). Tuttavia, mentre sulla pagina l'eloquio di Tony, concepito come un lungo flusso di coscienza, cedeva in più punti alla tentazione della frase a effetto, dell'infiorescenza poetica lasciata sbocciare dall'aridità autoreferenziale del monologo interiore, la riduzione per la scena (che si ferma ai primi capitoli del libro) ha invece qualcosa di più intimo e ritmico, di più femminile, ça va sans dire: le sparate ciniche o esistenzialiste, l'impasto di grettezza e umanità, l'affaticamento di chi è schiavo del proprio personaggio, modulati dalla voce piena di sfumature della Forte, assumono connotati diversi, forse più credibili. E le canzoni in cui l'attrice si avventura (tre in tutto, due di Pasquale Catalano, l'autore delle colonne sonore dei film di Sorrentino, e una di Peppino di Capri, Nun è peccato, che Tony dedica all'unica donna amata) sono i momenti in cui il pubblico si diverte di più, disposto perfino a finire le frasi come in un vero concerto, dando origine a una bizzarra interferenza di generi.
Un'ora di spettacolo, per il pubblico entusiasta del Rossini di Pontasserchio, giovedì 17 aprile 2014.
Carlo Titomanlio