di Fortunato Calvino
con Roberta Serrano, Loredana Simioli, Massimiliano Rossi, Gioia Miale
musiche originali: Paolo Coletta
scene: Paolo Foti
costumi: Annamaria Morelli
regia Fortunato Calvino
Napoli, Teatro Nuovo, dal 23 al 27 aprile 2008
«Sono alte queste mura, non le vediamo ma ci stanno. E il silenzio, questo silenzio fa paura». Pronunciate dalla protagonista, in disparte, prima che cominci l'azione, queste battute si collocano come un'epigrafe al lavoro di Fortunato Calvino, «Lontana la città», testo finalista al Premio Riccione 2005, messo in scena alla sala Assoli del Nuovo per la regia dello stesso autore. L'incipit rende il senso del titolo e del successivo svolgimento. Il quartiere popolare di Napoli in cui avvengono i fatti - una vicenda di racket e di prevaricazione camorristica - è a due passi dal centro, ma la città è lontana, come separata da un muro di indifferenza, nel silenzio indotto dalla paura e dall'assuefazione. La pièce procede per passaggi rapidi. Rosaria gestisce una lavanderia, il marito ha perso il lavoro in fabbrica e un ictus lo tiene immobile su una sedia, la figlia subisce il fascino del danaro ostentato dai giovani malavitosi del rione. La donna è costretta a pagare la tangente al boss della zona, che la insidia anche con avance sessuali. Più che scavo psicologico, il testo di Calvino ha una piana resa descrittiva, ma nel percorso scenico il modulo realistico si apre ad altri spiragli. Nell'impianto essenziale di Paolo Foti, con gli abiti della lavanderia che pendono dall'alto come inerti vite sospese, la costante penombra accoglie flashback, sogni e incubi. I mezzi toni grigi dei costumi di Annamaria Morelli segnano la chiusa condizione delle vittime e il nero provocatorio degli altri la loro invasiva aggressione. In un cerchio di luce rossa prendono corpo fantasmi inquieti o avvampa la violenza. Roberta Serrano restituisce con sensibilità la sofferenza di Rosaria, il non riuscire a combattere da sola, e anche un represso stordimento dei sensi all'approccio dell'uomo, l'insinuante e minaccioso Massimiliano Rossi. Con Gioia Miale, che ha la giovanile irruenza della figlia, un gustoso cammeo è disegnato da Loredana Simioli. L'incalzante colonna sonora di Paolo Coletta contribuisce a tenera alta la tensione, sino alla ribellione del drammatico finale.
Franco de Ciuceis