Ideato e interpretato da Lucianna De Falco
Realizzazione di Roberta Lena e Salvatore Ronga
Testi di Laura Jacobbi e Salvatore Ronga
Forio d'Ischia, estate 2008
Isola d'Ischia, Forio, 25 novembre 1937. Al faro di Punta Imperatore perde la vita il fanalista Francesco De Falco. Per un incidente. Fulminato. Le autorità non informano subito la famiglia ma la voce gira e la mattina seguente sua moglie Lucia corre al Faro. Parte da qui questo spettacolo prodotto, realizzato e interpretato da Lucianna De Falco, attrice di grande temperamento che non ha rinunciato a misurarsi con un sogno. Lavorare a un progetto ambizioso e difficile che porta il teatro nei fari del litorale italiano a recuperare tradizioni e cultura, immagini e memorie.
E in questa sera calda e ventosa di inizio estate inizia il viaggio di Lucia Capuano, vedova De Falco, rimasta sola a trent'anni con sette figli da mantenere, e che nel 1939 fu la prima donna guardiana di un faro. "Neanche sapevo che i morti avevano un prezzo... e io non mi vendo "Francesco 'a lanterna". Voglio ereditare il suo mestiere, il faro è casa mia".
Lo spettacolo costruito con l'aiuto prezioso di parenti, amici,gente di mare e vecchi abitanti di Forio nasce da queste testimonianze pudiche e sincere raccolte in video-interviste, coro sonoro e visivo di tutta la rappresentazione. Scendiamo al faro in processione, giovani, vecchi, bambini percorrendo a fatica un lungo sentiero impervio e polveroso fino alla spianata che si apre davanti alla grande casa bianca circondata su tre lati dal mare. E Lucì esce dall'ombra, corpo enigmatico e imprendibile, la vita che si fa avanti e non ci sono sipari ma luoghi che portano i segni di una storia, di tante storie.
Si materializza vestita di nero, la faccia intensa e cupa mentre la banda del paese esegue la marcia funebre davanti a una bara di petali bianchi che il vento a tratti solleva. Tornata per raccontare la storia emblematica e suggestiva del suo dolore e della sua ostinazione. Scorrono frammenti di vite durissime, dei giorni cupi della guerra e di questa madre straordinaria che si batte per il futuro dei suoi figli a cui trasmette forza e speranza. Che questa sera sono tornati al faro e alla loro casa bianca dopo lunghissimi anni e l'occhio giallo del faro illumina a intermittenza il cielo e le facce segnate dagli anni di questi spettatori molto particolari. E' un teatro lontano da ogni idea di rappresentazione, un teatro necessario che ci inchioda a uno sguardo frontale perché il senso si faccia più semplice e quindi più grande. Brava la De Falco che ha ridato voce a Lucì e ai suoi bambini, costruendo con i suoi generosi collaboratori, un racconto minimale di grande spessore narrativo e ci ha condotto fin qui, a celebrare un rito e a svelare presenze a cui rendere omaggio con onestà di cuore. Per raccontare un'Italia nascosta, dimenticata. Per guardare con occhi nuovi.
Titti Danese